Giornata mondiale della Radio all’ITT “Leonardo Da Vinci”: informa, trasforma, ma soprattutto unisce

di Donatella Agostini

Era il 1895 quando l’italiano Guglielmo Marconi mise a punto un apparato con il quale svolse un esperimento destinato a passare alla storia: la trasmissione mediante onde radio di un segnale, capace di oltrepassare ostacoli rappresentati da montagne e da grandi distanze. Quell’invenzione, che gli fece meritare alcuni anni dopo il premio Nobel, ha salvato migliaia di vite umane e ha posto le basi per la successiva evoluzione tecnologica: i moderni cellulari, i programmi tv, la tecnologia GPS, le onde wi-fi, il 5G. A tutt’oggi, la radio è un fondamentale tramite per comunità remote e per popolazioni che vivono in situazioni vulnerabili, e resta l’unico mezzo di comunicazione utilizzato in caso di emergenze e di calamità. È il mezzo di comunicazione più diffuso al mondo, accessibile e democratico; ha rappresentato e rappresenta tutt’oggi un’importante piattaforma di libertà e di confronto, in grado di raggiungere una grande quantità di persone in luoghi diversi, anche attraverso la moderna forma di fruizione dello streaming. La radio celebra l’essenzialità della parola che, scevra da sovrastrutture visive, permette alla nostra mente di creare essa stessa le immagini, come un grande e immaginifico teatro della mente. Il 13 febbraio si celebra la nona giornata mondiale Unesco della Radio; questa mattina, nell’aula magna dell’Istituto Tecnico Tecnologico “Leonardo Da Vinci” in via Alessandro Volta a Viterbo, si è svolto il convegno intitolato appunto “La radio: il Teatro della Mente”, organizzato dall’Istituto in collaborazione con la Lega Navale Italiana Lago di Bolsena. Nell’istituzione scolastica cittadina più inerente alla tematica, con il suo indirizzo “Informatica e Telecomunicazioni”, oggi si sono uniti idealmente tre geni italiani del passato – Leonardo, Volta e Marconi – quest’ultimo rappresentato dal contributo video della figlia, la principessa Elettra Marconi che seppure attesa, ha dovuto rinunciare a partecipare personalmente al convegno per motivi di salute. «Carissimi amici di Viterbo, mi dispiace di non poter essere lì con voi e partecipare al convegno per ricordare mio padre Guglielmo Marconi», ha affermato Elettra Marconi nel video. «Saluto le autorità, i radioamatori carissimi e gli studenti, che porto sempre nel cuore. Ai relatori e a voi tutti auguro un buon lavoro e colgo l’occasione per ricordare il Palazzo Marconi di Bologna, dove ha vissuto mio padre con la sua famiglia e che egli ha lasciato a me. Il mio desiderio è che il Palazzo sia frequentato da giovani che possano praticare le passioni che aveva mio padre: l’elettronica, ma anche la musica e la natura. E dove si possano far nascere idee nuove per salvare vite e per dare beneficio all’umanità».
Per animare il dibattito sul ruolo odierno della radio e delle sue molteplici applicazioni, sono stati presenti al convegno – oltre al preside dell’Istituto Luca Damiani e l’assessore comunale Antonella Sberna con delega alle Politiche Giovanili – il presidente dell’Amsat (Radio Amateur Satellite Corporation) Emanuele D’Andria, Livio Spinelli del Parco della Scienza “Marconi” di Santa Marinella; e poi ancora, Gianni Cancellieri, docente di elettronica all’Università di Ancona, Jasmin Rauseo, ricercatrice CNR Istituto Scienze Polari. Al convegno ha partecipato anche Giuseppe Biagi, nipote dell’omonimo marconista superstite della spedizione del dirigibile “Italia” al Polo Nord di Umberto Nobile. Biagi fu colui che lanciò il disperato SOS – dopo l’incidente a seguito del quale i superstiti trovarono riparo sotto la Tenda Rossa – utilizzando una stazione radio ad onde corte grazie alle quali il messaggio arrivò a soccorritori. Il presidente Amsat D’Andria ha sottolineato il ruolo della sua associazione nelle comunicazioni con la stazione spaziale orbitante e con gli astronauti italiani Parmitano, Nespoli e Cristoforetti. Grazie ad Amsat, diverse scolaresche hanno già potuto comunicare con loro, ed è in corso il progetto di mettere in contatto la stazione con gli studenti dell’ITT “Da Vinci”. Perché la radio informa, trasforma, ma soprattutto unisce.

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