Giorgio Pulselli, l’uomo che fa vivere la cartapesta

di Arnaldo Sassi

La magia della cartapesta. Che può diventare e diventa scultura. Rinverdendo i temi della Divina Commedia dantesca. E’ quanto ha partorito Giorgio Pulselli, professione architetto, dando vita a una singolarissima mostra attualmente visitabile all’interno dell’Orto botanico (una meraviglia della natura troppo poco conosciuta dai viterbesi), situato in strada Bullicame.
Una serie di lavori che rappresentano diversi momenti dell’opera composta dal vate fiorentino e che Pulselli ha voluto intitolare “Il Dante avvelenato”, quasi a ricordare anche le sue vicende personali che lo costrinsero all’esilio ravennate.
Nella prima scultura si può notare Dante che scrive la sua Commedia nell’intimità della casa: concentrato al massimo, verga i suoi versi mentre ai suoi piedi c’è il suo fido cane. E poi: Paolo e Francesca (canto V dell’Inferno), avvolti da un vortice di fotoni di luce; la sua visione negativa verso il clero accusato di prodigalità e avarizia (canto VII dell’Inferno); il minotauro che rappresenta la bestialità della violenza (canto XI dell’Inferno); i tiranni immersi nel Flegetonte bersagliati dai centauri (canto XII dell’Inferno); i suicidi, con la raffigurazione di Pier delle Vigne (canto XIII dell’Inferno); l’orrendo mostro dalla faccia bonaria che rappresenta gli usurai e i profittatori (canto XVII dell’Inferno); Barbariccia, demone dei barattieri, che dà il via alla sua truppa sgangherata, con il sommo poeta che qui si lascia andare all’ironia con il verso ed elli aveva del cul fatto trombetta (canto XXI dell’Inferno); il conte Ugolino, simbolo dei traditori, giacché passò dai Guelfi ai Ghibellini (canto XXXIII dell’Inferno); l’uscita dall’Inferno, rappresentata da un cielo stellato (…e quindi uscimmo a riveder le stelle); il masso che minaccia i superbi (canto XI del Purgatorio); e infine, passando al Paradiso, Dante che tenta di arrivare a Beatrice, ma che non riuscirà mai a raggiungerla arrampicandosi inutilmente sui fotoni di luce che la sostengono.
La carriera artistica di Giorgio Pulselli è caratterizzata da una serie di eventi che ne hanno esaltato nel tempo le sue qualità naturali. Fu una maestra, quando il ragazzino frequentava la terza elementare, ad accorgersi delle sue doti innate nel disegnare. Da allora Pulselli non ha mai smesso. Da giovanissimo frequenta gli studi dei maestri viterbesi Fortunato Del Tavano e Felice Ludovisi; poi, durante l’università, quello romano del pittore Domenico Mastroianni. Partecipa a numerose mostre collettive ottenendo vari riconoscimenti e nel frattempo (siamo nel 1969) comincia la sua attività di architetto al Comune di Viterbo. Dal 1994 al 2001 scopre la satira grazie al quotidiano Il Messaggero, disegnando vignette ironiche, accompagnate da un testo, che compongono una fortunata rubrica settimanale intitolata Sale & pepe, raccolta poi in tre libri.
Riprende poi la sua attività artistica con la pittura a olio, la scultura in legno e, soprattutto, la cartapesta, materiale col quale realizza anche un presepe composto da 18 personaggi a grandezza naturale che viene esposto sul sagrato del Santuario di Santa Maria della Quercia durante le festività natalizie.
E Pulselli non ha alcuna intenzione di fermarsi. Per il prossimo autunno è già in programma, sempre a La Quercia, un’altra mostra con opere di cartapesta dedicata all’agenda 2030 delle Nazioni unite per lo sviluppo sostenibile.

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