Gabriele Lavia omaggia Prévert con un intenso recital sul potere del sentimento

di Nicole Chiassarini

Grande successo al Teatro dell’Unione venerdi 3 maggio per “I Ragazzi che si Amano” di Gabriele Lavia, ispirato all’opera di Jacques Prévert, poeta che a detta dell’attore “ormai è stato declassato a poeta da cioccolatini”. Un atto, un attore, una Parigi autunnale, poetica e teatrale e un teatro gremito di spettatori.

Con le musiche di Giordano Corapi e prodotto dalla Fondazione Teatro della Toscana, di e con Gabriele Lavia, attore ormai più che affermato che nel suo spettacolo ha voluto dimostrare la sua matura consapevolezza artistica e intellettuale, proponendo un recital e monologo per omaggiare la vita e le opere di Prévert. Il regista e interprete ha condotto lo spettacolo con ironia e leggerezza, proponendo uno sguardo divertito e allo stesso tempo maturo, un trionfo dell’emozione. Tra battute, ammiccamenti, versi recitati e reinterpretati, Lavia non rinuncia alla profondità del suo sguardo, a sguazzare nel linguaggio di Prévert e dell’amore, facendosi dotto senza mai perdere l’ironia e rimarcando la sua esperienza sul palcoscenico. Non manca comunque l’interazione col pubblico che con entusiasmo si è resa protagonista di un discorso sull’amore, forte e ineluttabile, semplice e ingenuo, in grado di far rivivere una giovinezza ormai lontana, quando si era tormentati perché non si sapeva di essere felici.

Insolito e romantico, Lavia ci regala un racconto sull’amore giovane: “questo amore così violento, così tenero, così fragile, bello come il giorno e cattivo come il tempo”. Con “I Ragazzi che si Amano” di Jacques Prévert, l’attore vuole riportare alla luce, in scena, un poeta che per molti ha fatto parte della giovinezza e che ha raccontato di essa, di quell’amore che trascende giorno e notte e che non si cura di nient’altro che di sé stesso. Amore raccontato dal poeta dei caffè e dei boulevard, con parole semplici, di tutti i giorni, un poeta la cui filosofia è quella di non sapere nulla dell’essere. Infatti non si tratta solo di una pièce sull’amore giovane, ma anche sulla filosofia di questo amore, sull’essere tanto ignorato da Prévert. Lavia regala intensi momenti di riflessione attraverso poesie, racconti ed esperienze personali che riescono a mettere d’accordo il pubblico in un impeto di nostalgia.

Lavia gioca con l’ironia, il pubblico, gli aneddoti e un’atmosfera che ci riporta agli anni quando si beveva Pastis, Pernod e si fumavano le Gauloises papier maïs. Il regista racconta anche il teatro che è poesia e si auto-dirige scherzosamente, come un maestro che ormai, grazie alla sua esperienza, può permettersi di scherzare. Ma nonostante ciò non rinuncia a spiegare le parole, la lingua, la filologia che viene da lontano e lo fa con amabilità.

Al termine di ogni scena un susseguirsi di applausi ed entusiasmo che alla fine dello spettacolo si sono trasformati in una standing ovation per l’attore che in due ore ha portato risate, riflessione e ha ricordato a tutti i presenti chi fosse veramente Jacques Prévert, non un poeta banale adatto solo per le frasi dei cioccolatini, bensì un grande poeta che attraverso le sue parole semplici, di tutti i giorni, è entrato nei cuori e nella memoria delle persone, riuscendo a trasportare concetti filosofici nelle sue opere e a riportare, nell’animo dei suoi lettori, quella spensieratezza rubata dalle due Grandi Guerre, arrivando al pari di grandi scrittori che all’epoca popolavano Parigi. Uno spettacolo che è anche un omaggio all’amore, a quel sentimento assoluto, totalizzante, innocente e coraggioso, prerogativa soprattutto della giovinezza, capace di annullare il resto del mondo che il pubblico del Teatro Unione ha particolarmente gradito perché i ragazzi che si amano, secondo Lavia, siamo tutti noi.

 

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