Francesco Cerra, Tetraedro, “il palco è di tutti”, una grande emozione il ritrovarsi

di Nicole Chiassarini

Francesco Cerra regista della Compagnia Tetraedro in realtà è la declinazione dell’arte dello spettacolo: attore, artista e teatro di performance. Calabrese di nascita, vive a Viterbo il cui legame nasce con la frequentazione dell’Università della Tuscia e del Cut, tante esperienze come la direzione artistica del Mat nel 2014, e il Kalaripayattu, un’arte marziale del Sud dell’India conosciuta come la madre di tutte le arti marziali.

Si sono appena spenti i riflettori sullo spettacolo a piazza del Duomo, Romeo e Giulietta, quello che dovrebbe essere ma non è  di cui ha curato la regia, un grande mix di emozioni nel ritrovarsi con il pubblico, nel tornare in scena e con uno spettacolo tutti insieme. In una sera d’estate, in una delle piazze più belle della città. La prima dopo tanto tempo.

“Dopo l’ultimo anno tendiamo a dimenticare la bellezza della compagnia, poter uscire, la piacevolezza di queste piccole cose – racconta Francesco. Lo spettacolo è servito anche a far riassaporare quel senso di libertà che per un attimo avevamo dimenticato”.

Il suo percorso di artista  inizia nel 1988 con il TeatroP, compagnia stabile di teatro nata sulle onde delle sperimentazioni teatrali Grotoskiane. Dopo il periodo laboratoriale prende parte a centinaia di spettacoli nelle piazze e nelle strade d’Italia e d’Europa. Ed è proprio attraverso queste esperienze che Cerra comprende le diverse possibilità di utilizzo dello spazio scenico naturale, includendo, così, l’ambiente circostante nelle sue rappresentazioni.

Il lavoro si concentra soprattutto sullo studio del principio secondo cui ogni attore può modellare ed educare la propria forza muscolare e nervosa secondo modalità diverse della vita quotidiana. Ed è anche per questo che si avvicina al Kalaripayattu, un mondo innovativo sulle arti che deve praticare l’attore per riuscire ad essere tale. Un training, di questa arte marziale molto simile ad una danza, capace di allenare la coordinazione e la concentrazione, per creare maggiore consapevolezza sopra un palcoscenico.

“Principalmente, ad oggi, mi occupo di teatro – continua Francesco Cerra, raccontando il suo percorso che lo ha portato nella nostra Tuscia. Ho fatto studi d’arte, nel settembre del ’93 mi sono iscritto all’Università qui a Viterbo, nella prima facoltà di conservazione dei Beni Culturali. Ho proseguito teatro qui, seguendo il Cut, poi pian piano ho proseguito da solo, fondando la mia prima Associazione, prendendo la chiesa di Sant’Orsola, dove organizzavamo eventi, stagioni di rassegne e festival. Da lì, ho fondato la mia prima compagnia di Teatro”.

Nel 2005 nasce Tetraedro, un poliedro con quattro facce: persone, oggetti, sensazioni, sentimenti. Tutto ciò vuole far convergere quel mondo in uno stile capace di trasmettere, attraverso il corpo, le voci e i pensieri, nonché la propria personale idea del teatro.

Sono trascorsi sedici anni dalla nascita di Tetraedro e i progetti di Francesco Cerra sono in continua evoluzione. Infatti, assieme alla ASL e alle diverse associazioni e cooperative, porta avanti dal 2014 il laboratorio di Teatro Integrato per rispondere ai bisogni sociali relativamente alla proposta culturale e al tema dell’integrazione.

Cerra è anche l’autore del corto Fame/Fama. Affamati di successo, iniziato a gennaio, prima del primo lockdown dello scorso anno, nelle piazze e nei luoghi più suggestivi della città di Viterbo. Un progetto che ha visto coinvolti 10 ragazzi, sempre seguiti dalla ASL, di età compresa tra i 12 ed i 14 anni di Viterbo e provincia.

Anche se il periodo della pandemia non ha aiutato il mondo dello spettacolo, ma anzi ha portato ad una grave perdita sotto diversi punti di vista, Francesco insieme alla sua Compagnia è pronto a ripartire con grande carica . Da settembre tanti progetti nel cassetto vedranno finalmente la tanto agognata luce.

“Abbiamo vinto da poco un progetto con la Carivit, per portare avanti la Cultura al Centro. Abbiamo presentato anche al Comune di Viterbo un Festival che si svolgerà da settembre a dicembre. Nel frattempo continuo a fare il mio corso di formazione con tutti i ragazzi. La Tuscia resta un punto fermo, anche perché lavoriamo qui sul territorio dal 2005. Siamo affermati e siamo gli unici che si occupano a 360° della formazione, fino alla produzione di spettacoli e rassegne”.

Da Viterbo a Civita di Bagnoregio, dal Bosco del Sasseto a Vitorchiano. Il suo desiderio di continuare a colorare di arte questi luoghi è grande, così come il poter vedere realizzati una stagione concertistica all’Orto Botanico “Angelo Rambelli”, o spettacoli presso Villa Lante. Location  ideali della Tuscia di incommensurabile bellezza.

“Le risorse presenti sul territorio sono tante. Molte eccellenze nel campo dalla musica, del teatro, e dell’arte. Immaginiamo di aver a disposizione una grande tela (la città) … lo sfondo è il palcoscenico (piazza, parchi e strade), dei pennelli e dei colori (attori, musicisti, danzatori, artigiani, artisti, poeti e narratori). Sta al pittore scegliere cosa e quali colori e tecnica usare”.

Ripartiamo così, sotto il cielo stellato di quel 1 luglio nella magnifica piazza san Lorenzo a Viterbo con l’entusiasmo, l’emozione dello spettacolo appena concluso, il palcoscenico a cielo aperto e un messaggio di speranza che ci rassicura nel pensare che non si potrà mai rinunciare a godere della bellezza del teatro.

 

 

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