Fernando Ciancolini, l’ultimo scalpellino eccellenza vitorchianese

Luciano Pasquini

Vitorchiano, è un paese costruito su enormi massi di peperino, molti gli scorci caratteristici, chiese, vicoli, e numerose case con le caratteristiche scale esterne con i profferli, distinti da una sola rampa che corre lungo la facciata dell’edificio. L’antico borgo, noto per le attività legate all’estrazione ed alla lavorazione del peperino, è adagiato su un banco, fratturato in enormi massi, di questa pietra, con pendii ripidi a strapiombo su due fossi che confluiscono a formare il Rio Acqua Fredda, affluente del Vezza. Rimane sorprendente arrivando in direzione Belvedere di trovarsi un mohai a sorvegliare il paese , un monolite di peperino scolpito per una troupe televisiva da undici maestri scalpellini mahori con arnesi originali tutti provenienti da Rapa Nui ,meglio conosciuta come isola di Pasqua,in Cile.Ill peperino è la pietra che caratterizza i borghi del viterbese, come Vitorchiano, una pietra che ne è stata la risorsa economica per gli abitanti.
Per Fernando Ciancolini vegliardo vitorchianese doc la sua è stata, una vita spesa lavorando questa pietra accompagnato dal rumore dello scalpello. I suoi erano tempi a cavallo tra due guerre in cui il lavoro iniziava da ragazzini, licenza elementare (non sempre) poi subito a imparare il mestiere, e la vicina cava estrattiva costituiva la fonte primaria di lavoro e di sostegno per gli uomini di casa.Saranno gli anni che passano a far comprendere a Fernando che dentro quella pietra grigia, si nascondeva la sua arte.Inizia così a fare lo scalpellino di mestiere, la sua maestria lo fa salire di grado, sforna pezzi per l’edilizia soglie, scalini, coperture, tutto quello che serve per tirar su una casa. E’ ricercato per i suoi lavori unici, ma ormai sulla manualità artigiana, pulsa il cuore di artista. E’ così che a fine carriera vuole essere definito Dal suo scalpello prenderanno forma i soggetti più variegati, animali, fontane, cammini, lavorati con un gusto naif, che colpiscono l’occhio di quei visitatori di cui il borgo della Tuscia si arricchisce sempre di più, che nel suo minuscolo laboratorio  atelier situato sulla via Arringa, fanno sosta, per osservare le sue produzioni, sempre più ridotte, e al contempo sempre più preziose. Con voce, bassa lo Scalpellino di Vitorchiano esterna il suo cocente stupore per quella tecnologia che grazie a cicli di produzioni veloci riesce oggi a produrre dei pezzi per i quali lui impiegava una giornata, un solo dato però è immutabile, la pietra originata a Vitorchiano resta in assoluto tra le migliori. L’antica Tuscia etrusca – l’attuale Alto Lazio e Maremma Toscana – vanta un sistema orografico ricco di pietre che la rende un bacino unico in tutto il mondo. A fine visita Fernando c’indica una foto di suo fratello Luigi che ha condiviso con lui il duro lavoro del cavatore, senza però rinunciare alla sua irrefrenabile passione per il ballo e a questo punto la commozione si forte, verso chi non è più al suo fianco, quasi un segnale di nostalgia per un tempo di vita sempre più ristretto che cancella modi e costumi che hanno caratterizzato un’epoca e segnato una vita di cui il lavoro è stato un protagonista assoluto scolpendo anche gli animi di chi lo ha svolto con grande orgoglio e infinita passione.

Oggi  non si sente quasi più il rumore degli scalpelli, qui nell’atelier di Fernando Ciancolini è più raro di un tempo, anche se il tocco è sempre da esperto, su quella pietra che prende forma.

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