Ferento, cento artisti in scena per “Carmina Burana”

L’incontro tra la tradizione popolare e la musica colta. La partitura di Carl Orff integrata con le musiche e i canti medievali originali; l’unione di coro, pianoforte e percussioni sinfoniche con gli strumenti antichi e popolari. Domani sera, venerdì 27 luglio (inizio ore 21,15) nello scenario incantevole dell’antico teatro romano di Ferento è la volta di “Carmina Burana. Dalle radici della tradizione a Carl Orff” con cento persone sul palco tra cantanti, musicisti, solisti. Un lungo elenco comprendente: Nando Citarella (voce, tammorre, chitarra battente, marranzano), Stefano Saletti (oud, lauta, bouzouki, voce), Pejman Tadayon  (bamtar, ney, saz, voce) e Coro Arké, Coro Nota Vermiglia Coro polifonico Città di Anzio, Coro Giuseppe Verdi di Roma, Coro Accordi e Note diretti da Giovanni Cernicchiaro; le v oci naturali (in ordine alfabetico): Gabriella Aiello, Barbara Eramo; i musici (in ordine alfabetico): Pietro Cernuto (friscaletto, ciaramella, zampogna, voce), Gabriele Coen (clarinetto, flauto), Carlo Cossu (violino), Giovanni Lo Cascio (percussioni) Cymbalus Ensemble e i giochi di fuoco di Lucie Igniferi. Un grande ensemble che vuole tracciare un ponte tra storia e tradizione, cercando di riportare i canti religiosi o profani, scherzosi, amatori, satirici, blasfemi e mistici che compongono i Carmina Burana, alla loro dimensione originaria alla quale si ispirò Carl Orff per la sua omonima composizione nel 1937. Con la direzione artistica di Giovanni Cernicchiaro e Nando Citarella, Stefano Saletti, Pejman Tadayon (Cafè Lotì), il progetto vuole riportare all’origine lo spirito di mosaico multilingue e multiculturale che animava i racconti e le storie narrate nel Codex buranus che prese successivamente il nome di Carmina Burana. Erano infatti come menestrelli e cantastorie i chierici girovaghi, i cosiddetti goliardi o clerici vagantes, che dal XII al XIII secolo composero la raccolta di canti poi scoperta nell’abbazia di Benediktbeuern. Per far emergere il contenuto assai vario dei temi trattati dai chierici, che andavano da poesie di indole dottrinale, religiosa, polemica ad altre che cantavano scene sacre fino ad arrivare a quelle che inneggiavano con accento schiettamente popolare all’amore, al vino e alla natura, si è deciso di attingere, oltre al latino e al tedesco, alle “lingue” delle varie tradizioni popolari, dal siciliano al napoletano al sabir la lingua del Mediterraneo. Un grande viaggio, quindi, per fare dei Carmina un unicum tra mondi musicali ed espressivi apparentemente differenti che, presentati in questa nuova veste, fanno comprendere e apprezzare il modo in cui la musica occidentale colta ha sempre saputo accogliere suggestioni della più varia provenienza, ed utilizzarle come un mezzo per rinnovarsi e reinventarsi. E’ da ricordare che Il termine Carmina Burana venne introdotto dallo studioso Johann Andreas Schmeller nel 1847 in occasione della prima pubblicazione del manoscritto. Tale codice comprende 228 componimenti poetici su 112 fogli di pergamena decorati con 8 miniature. Sembra che tutte le liriche dovessero essere destinate al canto, ma gli amanuensi autori di questo manoscritto non riportarono la musica di tutti i canti poetici, cosicché si può ricostruire l’andamento melodico solo per 47 di essi. Scritti nella seconda metà degli anni trenta da Carl Orff, Carmina Burana sono una composizione basata su 24 poemi ritrovati nei testi poetici medievali contenuti in un manoscritto del XIII secolo.

La stagione di spettacoli a Ferento, organizzata dal Consorzio Teatro Tuscia, assegnatario del bando del Comune di Viterbo, con la direzione artistica di Patrizia Natale, è realizzata in collaborazione con Archeotuscia onlus, TusciaE20 , e con il sostegno di Ance.

Per tutte le informazioni in merito agli spettacoli contattare il 335 474640. Per informazioni riguard anti la biglietteria contattare invece il 328 7750233. Info e aggiornamenti su www.teatroferento.it , pagina Fb Ferento Teatro Romano e sui canali istituzionali del Comune di Viterbo.

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