Felice Vannucci: la fotografia tra colori e forme della Tuscia

felice vannucci

Un accenno di tetti che emergono da un mare di nebbia. Una foglia di platano imperlata di gocce di pioggia. Le geometrie perfette di una felce. L’obiettivo di Felice Vannucci coglie l’architettura perfetta della natura e  il suo manifestarsi nei panorami di tufo della sua Sutri, per trasferirla poi nella magia delle sue fotografie. E guardando le foto che Vannucci ama scattare nei dintorni del suo paese, immortalando le linee eleganti delle fontane, per poi sconfinare sul vicino lago di Vico,si comprende come la poesia possa celarsi anche nel quotidiano.

“Perché la fotografia la trovi dove cammini, non c’è bisogno di girare il mondo: basta uno smartphone e la voglia di vedere ciò che molti nemmeno guardano”.

Vannucci, classe 1956, nasce e vive a Sutri, un borgo della Tuscia che è essenza stessa della storia, tanto da sconfinare nella leggenda. Un paese dove la vita è ancora a misura d’uomo, dove ci si saluta tutti quando ci si incontra. “Ero bambino, e a scuola scoprivamo i poeti. Pascoli, Leopardi. Pittori e scultori sommi del passato. Mi piaceva pensare che le nuvole che vedevo correre nel cielo fossero gli spiriti dei grandi artisti che vegliavano sul mondo che avevano lasciato. Ancora oggi, penso che un cielo senza nubi sia un cielo senza artisti”.

Vannucci nasce pittore. Gli chiediamo quale sia per lui la differenza fra pittura e fotografia. Ci risponde citando gli impressionisti. Che la pittura non ha più l’obbligo di rappresentare la realtà come la si conosce: per quello c’è la fotografia, che ne rappresenta così l’evoluzione naturale. Ma la fotografia di Vannucci, lungi da essere fredda rappresentazione della realtà, è impressionismo 2.0. La luce scolpisce ed pennella il mondo urbano e campestre di provincia. Emozioni antiche che si diffondono attraverso la moderna tecnologia.

“Perché il web non è cosa cattiva a priori. Importante è l’uso che se ne fa. Attraverso il web e i social promuovo il mio modo di vedere, la mia attività, le mie produzioni. E i ragazzi di oggi dovrebbero essere piuttosto educati alla bellezza”. Osserviamo insieme la foto di un bosco della Tuscia, che l’autunno ha reso variopinto e fiabesco. “Vorrei che le nuove generazioni fossero in grado di cogliere il miracolo di una passeggiata tra gli alberi. Di respirare ad occhi chiusi la natura, prima ancora di vederla. Per questo io non mi stanco di fotografare. Perché vorrei tanto pensare a quel bosco tra cento, mille anni, e immaginarmelo ancora così, intatto, così come l’ho visto e fotografato, e non invaso dal cemento. Io fotografo un paesaggio non solo per la sua bellezza, ma affinché rimanga per sempre tale, nella mia memoria e negli occhi di chi guarderà le mie foto”. 

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