“Favole da incubo”, a Ferento Roberta Bruzzone analizza i modelli sociali che causano violenze e femminicidi

di Sara Grassotti

Roberta Bruzzone

Sold out venerdì sera a Ferento per Favole da incubo, lo spettacolo della criminologa Roberta Bruzzone, tratto dall’omonimo libro, uscito a fine 2020 e scritto a quattro mani con Emanuela Valente, che raccoglie i dieci casi di cronaca nera tra i più sconcertanti degli ultimi anni.

“Bisogna guardare in faccia l’orrore per provare a cambiare il finale di tragedie annunciate”, questo il potente incipit con cui Bruzzone inizia il suo monologo, un’analisi chirurgica ed essenziale degli stereotipi di genere che provocano fatti drammatici e penalizzano anche alcuni tipi di uomini che non aderiscono a determinati cliché, per cercare di annientarli definitivamente. Sullo sfondo, dallo schermo, scorrono numeri che crescono vorticosamente e si alternano a nomi e immagini di donne, uccise dai propri ex fidanzati o ex mariti. Per quasi due ore l’affermata psicologa forense tiene vivo il pubblico, scortandolo in un viaggio attraverso le menti criminali, di cui svela artchetipi e modus operandi. Non mancano riferimenti forti e chiari alla cornice patrarcale come causa predominante delle dinamiche tos­sic­he che mandano in tilt alcune re­la­zio­ni e spesso sfociano in tragedia. E l’effimera prospettiva di un sogno si tramuta in una morsa infernale, da cui è dificilissimo tirarsi fuori.

Lo confermano tutti i casi di violenza di genere e femminidio: i campanelli d’allarme ci sono sempre, ma bisogna saperli riconoscere e mettersi al riparo. Tra i casi citati da Bruzzone durante lo spettacolo, il brutale assassinio di Roberta Ragusa per mano del marito Antonio Logli, che non ha ancora fatto ritrovare i resti del cadavere e Arianna Flagiello, precipitata dal quarto piano dal balcone della propria abitazione, al culmine di incessanti maltrattamenti e umiliazioni da parte del fidanzato Mario Perrotta.

“Al primo sentore di manipolazione affettiva, cambiate aria – suggerisce con pathos la criminologa genovese -. E non permettete a nessuno di impedirvi di essere le protagoniste assolute della vostra storia”. Accanto a lei, in scena, ad accompagnarla con la chitarra elettrica, suo marito, Massimo Marino, che ha curato la colonna sonora dello spettacolo.

Roberta Bruzzone e Massimo Marino

 

 

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