Dalla Regione 2,4 milioni di euro per combattere il caporalato

di Luciano Costantini

L’obiettivo, assai ambizioso per la verità, è quello di arginare se non eliminare il fenomeno del caporalato in crescente aumento. Si parla di un più duecento per cento negli ultimi anni. Lo strumento individuato è quello di una legge organica in 14 punti varata dalla Regione Lazio a metà agosto e che ora è in fase avanzata di sperimentazione prima di diventare normativa quadro. Ad illustrarla nell’Aula Magna dell’Università della Tuscia tre assessori e un consigliere della Pisana: nell’ordine Claudio Di Berardino (responsabile del Lavoro e Formazione), Enrica Onorati (Agricoltura), Alessandra Troncarelli (Politiche sociali) e Daniele Ognibene. Il neo rettore Stefano Ubertini a far gli onori di casa e l’ex Alessandro Ruggieri a coordinare i lavori. “Si tratta in sostanza – ha spiegato il titolare del Lavoro – di un protocollo concordato con le parti sociali che punta alla prevenzione contro tutte quelle forme di lavoro irregolare che si annidano nel settore agricolo, ma non solo. Anche l’edilizia e il commercio presentano dati inquietanti”. La Regione ha messo in campo 2,4 milioni di euro in tre anni per attivare una serie di strumenti di contrasto che vanno dalla gratuità dei trasporti pubblici, alla individuazione di abitazioni dignitose, dall’istituzione di centri polifunzionali ad un osservatorio regionale per l’agricoltura, che dovrebbero contribuire alla emersione delle sacche di lavoro in nero o in grigio, comunque irregolare. La sperimentazione è scattata nella provincia di Latina. Sotto stretta osservazione anche quella di Viterbo che nel Lazio conta il più alto tasso di aziende agricole gestite da imprenditori under quaranta, ma che recentemente – come ha ricordato il rettore Ubertini – ha fatto registrare qualche segnale inquietante con alcuni arresti e la segnalazione di almeno una ventina di persone che lavoravano in nero per 150 euro al mese. “La nostra – ha precisato il sindaco di Viterbo, Giovanni Arena – è però una terra sana. Ben venga comunque una prevenzione concordata perché non è accettabile il ricatto morale di lavorare in condizioni intollerabili per non morire di fame”. Unitus può dare un contributo sostanziale in questa battaglia ed anzi già lo fa, offrendo una piattaforma di modernità, efficienza e trasparenza alla nuova agricoltura. “Non per niente – ha ricordato l’ex rettore Ruggieri – il cento per cento dei nostri laureati in questo settore trova subito un impiego. Molti di loro sono viterbesi, figli di contadini, che hanno deciso di seguire le orme paterne”.

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