Concluso il convegno del Rotary su“Il testamento dell’anziano fragile: tra esigenze di autonomia e di protezione”

Si è trattato di un convegno interessante al quale hanno assistito numerosi avvocati iscritti all’Ordine di Viterbo, ma anche tanti rotariani e studenti esprimendo così  il loro apprezzamento per l’illustrazione di un tema tanto complesso quanto attuale come quello del “Testamento dell’anziano fragile”, affidato alle scorrevoli e lineari parole del notaio Ermanno Cammarano di Viterbo.

L’incontro è stato  organizzato dal Rotary Club di Viterbo, a fare gli onori di casa  è stato il presidente Angelo Landi che, dopo aver portato i saluti del prof. Ubertini, Rettore dell’Università degli Studi di Viterbo  – che ha patrocinato l’evento – ha sottolineato : “Una giornata interessante che nasce in collaborazione con l’Università degli Studi della Tuscia e l’Ordine degli Avvocati di Viterbo. In questo modo vogliamo far comprendere lo spirito rotariano, un movimento internazionale nato per contribuire al benessere di chi ci sta intorno. Oggi parleremo di un argomento che riguarda tutti noi, perché l’età media sta aumentando e troveremo sempre più anziani fragili che necessitano di tutela”.

La materia ben esplicitata dal notaio Cammarano e dagli illuminati interventi dell’ vvocato Luigi Sini, che ha  sottolineato di come “La tematica è di stretta attualità e anche l’avvocatura ha necessità di anticipare i tempi, trovando soluzioni in tempo utile e provando, anche in un’ottica antiprocessuale, ad evitare controversie per garantire ai cittadini una vita più serena”.  L’incontro si è rivelato proficuo e reso necessario dai tempi che viviamo ed ha soddisfatto il presidente Landi, che ha concluso i lavori ringraziando il presidente dell’ordine degli avvocati, tutti i presenti ed il relatore stesso, il quale ha chiosato: “Con questo convegno abbiamo voluto mettere un mattoncino e non fornire soluzioni certe ad una problematica tuttora aperta: chiediamo di prendere per mano gli anziani fragili, come hanno fatto quando eravamo noi, da piccoli, ad avere bisogno di loro”.

COMMENTA SU FACEBOOK

CONDIVIDI