Coldiretti Viterbo, allarme del Presidente di Terranostra: “Con il nuovo dpcm perdiamo anche le vacanze di Natale”

Allarmato il settore agrituristico che vede sfumare anche le vacanze invernali: “L’introduzione dell’ultimo dpcm è un duro colpo per il settore agrituristico”, commenta così il Presidente di Terranostra Viterbo, Alessandro Serafini, analizzando le indicazioni governative introdotte per le festività natalizie. “Con il divieto di spostamento tra Comuni nei giorni festivi, tanti agriturismi dovranno rinunciare alla clientela proveniente dalle grandi città o dai paesi limitrofi”. Così dopo le difficoltà già affrontate durante la Pasqua scorsa, le tante disdette nei weekend primaverili e le ulteriori limitazioni durante l’estate, soprattutto per l’assenza di turismo estero, gli agriturismi della Tuscia si ritrovano nuovamente in difficoltà. “E’ praticamente inutile rimanere aperti a pranzo. Molte delle nostre strutture si trovano in zone particolarmente isolate o in piccoli centri; è inevitabile dover attraversare uno o più comuni”. I piccoli comuni, secondo l’analisi Coldiretti/Fondazione Divulga, coprono più della metà (54%) dell’intera superficie nazionale favorendo soluzioni antiaffollamento; al tempo stesso l’attuazione delle nuove norme introdotte porterebbe a un ulteriore rischio di spopolamento e di invecchiamento della popolazione.
Dall’analisi Coldiretti/Fondazione Divulga emerge che eventuali deroghe sugli spostamenti interesserebbero gli oltre 10 milioni di italiani che vivono in piccoli comuni con meno di 5 mila abitanti cioè circa il 69% del totale dei comuni italiani. I dati sono stati raccolti a seguito dell’introduzione del dpcm contenente le limitazioni per Natale, Santo Stefano e Capodanno.
Già a novembre il buco economico del settore agrituristico era stato stimato intorno a un 1 milione. Soltanto nel Lazio sono circa 1300 gli agriturismi e 15 mila i posti letto il cui calo del fatturato si aggira ben oltre l’80 per cento. “L’impatto economico di queste ulteriori restrizioni porterà un conto molto salato – continua Serafini –. Le strutture hanno già affrontato diverse spese per gli adeguamenti richiesti. Ma per quanto abbiamo lavorato per garantire l’utilizzo e la salubrità degli spazi ampissimi di cui siamo a disposizione, il tempo e i soldi impiegati non sono bastati. Adesso ci ritroviamo nuovamente chiusi”.
A rischio è un sistema che può contare, a livello nazionale, su 24576 strutture con 493319 posti a tavola e 285027 posti letto e che lo scorso anno ha sviluppato un valore di 1,5 miliardi grazie a poco più di 14 milioni di presenze, delle quali ben 8,2 milioni provenienti dall’estero, sulla base delle elaborazioni Coldiretti su dati Istat relativi al primo gennaio 2020.
Non a caso il 92% delle produzioni tipiche nazionali nasce proprio nei piccoli borghi italiani con meno di cinquemila abitanti, un patrimonio conservato nel tempo dalle imprese agricole con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture agricole storiche, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle tradizioni alimentari.

“All’interno delle strutture agrituristiche sono state apportate tutte le misure anti-Covid. La decisione presa a livello governativo risulta, quindi, una misura illogica e insostenibile che va a danneggiare gli agriturismi già duramente colpiti dalla crisi generata dalla pandemia – conclude Serafini – Adesso sarebbe il caso di adeguare le misure dell’ultimo dpcm per fine anno così da poter garantire l’ attività all’interno di strutture
che sono lontane da centri abitati, a conduzione familiare, con numeri contenuti sia per i posti letti sia per la ristorazione; luoghi che vantano ampi spazi esterni e possono facilmente far rispettare le distanze di sicurezza, sicuramente più della maggior parte degli appartamenti di città”.
In questo contesto – sostiene la Coldiretti – superare il divieto agli spostamenti tra i comuni, nei giorni di Natale, Santo Stefano e Capodanno sarebbe un’importante risposta per salvaguardare un settore già duramente colpito dalla crisi pandemica in atto.

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