Chiesa di Santa Maria in Gradi, un progetto di recupero fermo al 2007 per mancanza di fondi

L’8 agosto è stato  l’ottocentesimo anniversario della morte di San Domenico e i frati domenicani, hanno proposto un itinerario di pellegrinaggio che ha  toccato anche Viterbo e Bolsena. Fu fondatore nel 1215 dell’Ordine dei predicatori della Parola di Dio, come attestato dalla bolla di papa Onorio III Gratiarum omnium largitori del 21 gennaio 1217; nel 1219 il Santo Padre lo avrebbe incaricato della riforma dei monasteri.

Testimonianza tangibile è la chiesa di Santa Maria in Gradi, convento domenicano fatto costruire nel 1244 dal viterbese Raniero Capocci. Attuale sede del rettorato e di alcuni dipartimenti dell’Università degli Studi della Tuscia, deve il nome alla scalinata (a gradinate, ‘ad gradus’) d’ingresso.

Una svolta nella storia del convento fu costituita dall’elezione a pontefice del domenicano Benedetto XIII che, nel 1724, visitò Gradi. Al 1730 risale la nomina del cardinale Neri Corsini, regista di un profondo tentativo di rinnovamento, che in architettura coincise con un forte richiamo alla razionalità nella progettazione con un netto superamento dell’eredità barocca. Nel 1736 dovettero cominciare i lavori nella chiesa di Santa Maria in Gradi a cura dell’architetto Nicola Salvi.

Nel 1874 la chiesa fu chiusa al culto e nel 1877 venne adibita a penitenziario, fino al 1993 circa.

I bombardamenti alleati su Viterbo, del 1944, colpirono S. Maria in Gradi: furono distrutti il tetto e la volta della navata centrale e causati dissesti statici alle strutture.

L’edificio richiedeva un immediato intervento di restauro e di consolidamento.

L’aspetto più grave nella vicenda è che la chiesa non era percepita come un monumento da tutelare e fu lasciata in completo abbandono.

Nel 1956, dodici anni dopo il bombardamento, rovinò il portico antistante.

Negli anni ’90 i lavori eseguiti dalla allora SBAP del Lazio hanno interessato il rifacimento di ampie porzioni murarie.

Dal 2004 al 2007 gli ultimi lavori documentati eseguiti sempre dalla allora SBAP del Lazio hanno riguardato la realizzazione delle nuove strutture di copertura, un intervento di consolidamento diffuso, il restauro della facciata di S. Maria in Gradi e la previsione degli impianti eseguita di concerto con i progettisti dell’Università della Tuscia.

L’intervento è stato curato dall’arch. Stefania Cancellieri Progettista e D.L. e dal Geom. Stefano Setti della SBAP. Consulenti per l’elaborazione progettuale e per il consolidamento statico: arch. Gianni Testa, Ing. Antonino Gallo Curcio, Ing. Fabio Massimo Eugeni. Ditta esecutrice:Borelli s.r.l.

La realizzazione del progetto è stata sospesa per mancanza di fondi e l’interruzione forzata non ha permesso: 1) di portare a termine tutta una serie importantissima di lavorazioni finalizzate “all’immagine” della totalità del restauro 2) di effettuare una vera e propria ri-funzionalizzazione e riqualificazione dell’ex chiesa di S. Maria in Gradi, destinata a futura Aula Magna/Sala Convegni ed Auditorium dell’Università della Tuscia e sede di grandi eventi, con circa 600 posti a sedere. Per non compromettere l’immagine dello spazio originario è stata elaborata un’ipotesi di circa 400 sedute con la possibilità di essere alloggiate sotto il pavimento. Inoltre sono stati previsti impianti di riscaldamento radiante a pavimento, di climatizzazione / di rinnovo d’aria e di pannelli per l’acustica, opportunamente occultati in corrispondenza dell’estradosso della volta della navata.

“Purtroppo tutto è congelato a quell’epoca”, confessa l’arch. Cancellieri, “Ne auspico caldamente la prosecuzione”, non nasconde il Soprintendente, arch. Margherita Eichberg. Come? Da dove ripartire? “È necessario realizzare immediatamente, per non vanificare i lavori già eseguiti – precisa l’arch. Cancellieri – le finestrature e la parziale copertura mancanti. Richieste e solleciti di finanziamenti non sono mancati anche nel 2010, per un intervento che intende valorizzare la prestigiosa architettura del Salvi e farla rivivere come auditorium vista anche la posizione strategica nei pressi della stazione e la possibilità di parcheggi per centinaia di macchine”.

Occorre riaccendere le speranze in tal senso, sull’onda dell’indirizzo lanciato dal Soprintendente arch. Eichberg; per l’arch. Cancellieri, sarebbe “come rivivere un sogno”: quello di ricostruire una memoria storica, artistica, architettonica, culturale ed anche religiosa.

 

Fonte:Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio
per l’area metropolitana di Roma, la provincia
di Viterbo e l’Etruria meridionale

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