Buratti, pronti a ripartire. L’ingegnere che ha collaborato alla riapertura post COVID del museo Maxii ha studiato le nuove aule

Rossella Cravero

Con un po’ di immaginazione si può credere di essere in un aeroporto, in partenza per un lungo viaggio. Del resto, come si fa a non considerare l’inizio di un nuovo anno scolastico come una grande avventura? Certamente questa volta le incognite sono tante. Ma al Buratti un tocco di colore e di allegria fa da guida e alleggerisce le norme di sicurezza imposte dal Covid. Sette strisce colorate indicano il percorso da seguire per accedere ai diversi corridoi, diventati isole per intere sezioni: una bolla ragionevolmente sicura, pronta ad accogliere gli alunni al tempo del Coronavirus.

«Sarà un anno certamente più difficile di quello passato, ma abbiamo lavorato senza fermarci un giorno per tutta l’estate e siamo riusciti a mettere in piedi una macchina efficiente e sicura. Non possiamo controllare la pandemia, ma abbiamo la certezza di assicurare ai nostri ragazzi il massimo dell’organizzazione e della sicurezza, considerando che, come ha precisato ieri l’OSM, a scuola il rischio zero non esiste».

Clara Vittori, dirigente scolastico del liceo classico linguistico Mariano Buratti di Viterbo, ci accompagna in quella che sarà la scuola della ripartenza.

Come avete fatto a riorganizzare gli spazi?

«Quando ho visto i colleghi, da Nord a Sud, girare con il metro in mano pronti a calcolare le dimensioni delle aule, ho pensato che non era una cosa fattibile. Ho nominato un tecnico, l’idea mi è venuta parlando con un giovane ingegnere, che lavora per lo studio Santi di Roma. Ho saputo che avevano curato la riapertura del Maxii a Roma e ho pensato di fare un bando pubblico per reperire una figura esperta. Del resto abbiamo ricevuto dei fondi proprio per avvalerci di esterni. La scelta è ricaduta su questo professionista anche perché mi dava sicurezza il fatto che si fosse già occupato di far riaprire una struttura pubblica. Poi ho creato una squadra di professori che mi affiancassero e si dedicassero a questa nuova progettualità. In questo modo la macchina non si è fermata nemmeno un giorno per tutta l’estate. Sono stati fatti dei layout delle classi, abbiamo fatto tre versioni seguendo i parametri nazionali che ci sono stati dati dal Comitato tecnico scientifico: distanziamento di un metro da bocca a bocca e spazio docente. Ma abbiamo dovuto aspettare che si chiarisse se questo distanziamento dovesse essere dinamico o statico. Nelle aule abbiamo provato l’opzione A con solo i banchi , l’opzione B banchi e seggiole, l’opzione C: banchi e seggiole e revisione dell’orientamento dell’aula, spostando cioè la postazione del docente».

Tutto questo funziona in un sistema statico, i ragazzi quindi non si potranno muovere ?

«Potranno spostarsi ma con l’accortezza di indossare la mascherina. Durante la lezione invece ci sarà tra i banchi la giusta distanza per stare con naso e bocca scoperti».

E durante la ricreazione?

«Ci sarà una nuova organizzazione. Con pause da cinque minuti ad ogni cambio d’ora. Possono sgranchirsi le gambe, andare in bagno, ma sempre uno alla volta e rispettando la fila con la mascherina e il distanziamento. La ricreazione, invece, durerà 10 minuti».

Addio all’atteso incontro con l’amico dell’altra sezione nel corridoio?

«Esatto, questo non sarà più possibile. Sarà un fare scuola dove una gran parte del tempo si dovrà stare fermi. Con gli insegnanti potranno decidere di andare in cortile, faranno un po’ di attività motoria, ma sempre coordinandosi e con turnazioni».

E l’entrata della mattina?

«La campanella suonerà alle 7,55. Abbiamo immaginato che in 15 minuti i ragazzi riusciranno tutti ad entrare, ciascun piano ospiterà non più di 150 persone. La frequenza a scuola sarà su 4 giorni. Un quinto giorno sarà dedicato alla didattica a distanza. Le classi sono igienizzate ogni giorno anche più volte. Se vuoi ridurre il rischio di contagio devi avere un’organizzazione ferrea, perché altrimenti corri il rischio di chiudere subito dopo la riapertura. Per la didattica a distanza abbiamo allestito per i docenti una postazione nelle sale docenti di tutti gli edifici, ma l’insegnante potrà utilizzare solo quella che gli è stata assegnata perché c’è la sicurezza che sia stata sanificata e per limitare al massimo i movimenti tra gli edifici anche del personale».

E per le ore di educazione fisica?

«La palestra prima veniva usata da due classi , ora solo una classe alla volta e per ogni ora di lezione ne segue una di sanificazione tra una lezione e un’altra. Verrà svolta attività molto statica come yoga, stretching, tutti distanziati di almeno 2 metri. Sogno di poter approfittare di questa emergenza per fare nuovi progetti che coinvolgono il cortile e la terrazza. Abbiamo spazi aperti che sono una vera risorsa ed è un delitto non utilizzarli».

Ci saranno materie svolte solo a distanza ?

«Gli studenti dal 14 settembre avranno il monte ore garantito: per il biennio 27 o 29 ore, e per il treinnio 30 o 31. Il Collegio deve decidere quali materie dovranno essere integrate tra presenza e distanza. Due insegnati di religione hanno già detto di essere disponibili a lavorare a distanza, anche perché il docente che ruota su 18 classi rischia molto di più. Un’ora di didattica a distanza sarà geostoria, al triennio potrà essere un’ora di storia e filosofia Al triennio ci sarà anche attività asincrona, ossia quella con il materiale caricato in piattaforma sulla quale lo studente deve fare una propria rielaborazione personale. Si calcola il tempo che serve per realizzare quel lavoro e viene equiparato ad un’ora di lezione».

I nuovi iscritti sono 260, si è molto discusso sulla preparazione di questi ragazzi costretti ad una formazione a distanza durante il lockdown

«Ho avuto l’impressione, formando le classi, dalle valutazioni della scuola media, che potrebbe esserci un livello di preparazione più basso. Giustamente c’è stata una valutazione molto valorizzante. Immagino che qualcuno che è arrivato con una votazione di 6 o 7, potrebbe presentare qualche carenza . Ci metteremo al lavoro per aiutarli».

Nei licei ognuno pensa alla propria materia come irrinunciabile, deve essere fatta un’operazione di essenzializzazione del programma, bisogna concentrarsi sui fondamentali. Tutto quello che in qualche modo può essere appreso in un modo diverso o rinviato nel tempo lo deve essere. Cercando anche di guardare le cose con una prospettiva di generosità».

 Si parla tanto di docenti con fragilità

«Abbiamo appurato che il lavoratore fragile non è tale per l’età, ma per patologie conclamate. Sarà il medico curante a doverne certificare lo stato e poi sarà il medico del lavoro a convalidare la posizione. Non abbiamo ancora capito però se dovremo considerarla malattia o se saranno messi a disposizione in altro modo. Aspettiamo indicazioni chiare dal Ministero».

A livello economico i fondi sono stati sufficienti ?

«I fondi sono stati un valido aiuto . In questa scuola sono arrivati 49mila euro, e devo dire che ci sono serviti quasi tutti. Se dovessi comprare degli arredi mi troverei in difficoltà. Ma abbiamo fatto acquisti di materiale che sarà funzionale anche in futuro».

Chiudendo il cerchio, ottimista o preoccupata?

«Dipende dall’andamento della pandemia, possiamo essere ottimisti e pensare che il virus perderà di efficacia, però … Mi piace fare riferimento al filosofo britannico Terry Eagleton: “dobbiamo nutrire la nostra speranza attraverso l’impegno concreto e attraverso il senso di responsabilità”. Quello che ci aspetta è un’impresa collettiva, non può essere solo l’impegno di chi guida, del solo genitore o del singolo insegnante, solo attraverso la disponibilità e il senso di responsabilità di ognuno possiamo superare la sfida che ci attende».

 

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