Armando Alfonsi, il teatro integrato sa emozionare e far riflettere

di Nicole Chiassarini

Armando Alfonsi, viterbese di adozione , vive nel quartiere di santa Barbara ma è cresciuto a Villanova a cui si legano i ricordi forti della sua vita, nella vita normale è un agente di polizia penitenziaria, che ha deciso di investire buona parte della sua vita, cogliendo la fragilità come una occasione di crescita, di conoscenza, di espressione artistica. In un incedere che lo proietta in un inizio da volontario, poi clown di corsia all’oggi da sceneggiatore e regista di teatro integrato.
E’ nel 2005 che inizia per Armando un importante percorso insieme ai ragazzi disabili del “Centro A” di Viterbo. E’ il suo primo incontro con la disabilità, un mondo nuovo, che da subito lo spinge a dare di più a questi giovani fragili. Entra così nei clown di corsia a Roma, si specializza come O.T.S., operatore di teatro sociale, e anche grazie al suo bagaglio personale inizia a scrivere testi teatrali per ragazzi disabili. “Facevo il volontario con i ragazzi disabili, da lì ho seguito un corso di O.T.S. e siccome mi piaceva scrivere ho deciso che quello che volevo fare era scrivere testi teatrali per ragazzi portatori di handicap coinvolgendo le esistenze dei più vulnerabili, dei meno fortunati”. Un avvio di percorso  in cui è stata incisiva la figura di Giovanna Trippanera, l’educatrice incontrata nel 2007, che ancor oggi lo accompagna negli spettacoli rimanendo dietro le quinte.   Nel 2010 inizia a partecipare ai laboratori di teatro integrato a Viterbo e successivamente arriva a Nepi alla Cooperativa Sociale Gea dove parte il laboratorio teatrale con ragazzi disabili che da subito gli si affidano. I risultati arrivano pian piano con numerose soddisfazioni, i ragazzi sollecitati nel senso artistico sono in grado di spingersi oltre i propri limiti e rovesciare totalmente i pregiudizi altrui. Nasce anche un Festival a Nepi, “L’Altro Lato della Luna” il cui nome riassume le intenzioni della manifestazione stessa, ovvero mai fermarsi alle apparenze. Un Festival che si svolge alla Rocca dei Borgia di Nepi dove la Cooperativa Gea e altre compagnie di teatro integrato si esibiscono su un palco in cui gli attori speciali emozionano e mostrano al mondo che niente può fermarli. “Lavorare con la Cooperativa Gea condividerne questa causa è per me un valore aggiunto – continua Alfonsi –, il Festival in questione lo si deve grazie a loro. Dietro ogni spettacolo c’è un lavoro immane e la Cooperativa si è fatta carico della sua attuazione. A Nepi non si erano vissute prima dell’arrivo di Alfonsi esperienze teatrali, Armando coglie per le sceneggiature da quello che i ragazzi esprimono durante il laboratorio. A ogni ragazzo viene cucito il proprio personaggio come fosse un abito, per farlo emergere, nelle proprie qualità. Quest’anno, per “Siamo come siamo… forse“, lo spettacolo reduce dal grande successo al Teatro Unione, sono stato affiancato da Alessandra Tuzi, trattandosi di un testo più complicato rispetto alla tematica, mi serviva l’ausilio di una persona che conoscesse bene i contenuti. Lo spettacolo si ispira a “Uno, Nessuno e Centomila” di Pirandello, ed è un’introspezione di come siamo e come ci vedono gli altri”. Un paradigma.
“Una delle attrici speciali che ha recitato in “Siamo come siamo… forse” aveva l’abitudine di lasciare incompiuta qualsiasi cosa le venisse proposta. Grazie a questo progetto ora si è posta come obiettivo di concludere al meglio la scuola – racconta emozionato il regista. Un altro ragazzo vive costantemente nella paura e non sapevamo se sarebbe riuscito a lavorare nello spettacolo. Alla fine ci ha lasciato tutti a bocca aperta interpretando un bellissimo personaggio.
Segni di vissuto tangibile che dimostrano quanto per il regista e l’uomo il teatro integrato rappresenti una esperienza di vita, e di passione. I ragazzi vivono l’esperienza non più da persone indebolite, ma da persone che hanno acquisito nuove forze, si sentono per la prima volta riconosciuti e non vedono l’ora di iniziare un nuovo spettacolo. “Non immaginavo potesse commuovere e divertire così tanto interviene Alessandra Tuzi presente al nostro incontro. Tutti rimangono meravigliati perché nessuno si aspetta di vedere cosa questi ragazzi siano in grado di fare veramente”. Un talento che Armando, Alessandra Tuzi e tutti gli operatori della Cooperativa Sociale Gea sono riusciti a tirar fuori, con il duro lavoro, ma alla fine con estrema soddisfazione. Esperienze che sono un aiuto per tutti a riconoscere anche i chiaroscuri di ogni vita e il teatro integrato ne è lo stimolo -continua Alfonsi. Il Festival fa vedere cosa riescono a portare i ragazzi in scena. La Cooperativa Gea, con l’aiuto degli operatori e di Alessandra Tuzi e Armando Alfonsi ci è riuscita ed è pronta a rinnovare l’appuntamento per il prossimo 11 giugno al Festival “L’Altro Lato della Luna”, dove verrà portato in scena “Siamo come siamo… forse”. Ci saranno sempre loro gli attori speciali al centro del palco pronti a mostrare il loro punto forte: la passione per il teatro e per la vita e a tutti noi che la fragilità è parte integrante della nostra umanità e, direttamente o indirettamente, ci riguarda tutti. L’alleviamento del disagio attraverso forme creative come può essere il teatro offre davvero alla nostra società la possibilità di una trasformazione profondamente benefica: una trasformazione che, anche grazie all’opera di Armando Alfonsi, è cominciata.
Alla fine del nostro incontro chiediamo ad Alfonsi quel è oggi il suo sogno irrealizzato. “Avere un coinvolgimento dalle scuole come pubblico, vorremo far portare sul palco ai nostri attori speciali i personaggi della storia tratti da Iliade, Odissea e quant’altro creando un percorso performativo integrato con matinée al Teatro dell’Unione”.

 

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