Antonella Bellitto: “Quando corro entro a contatto con me stessa”

di Alfredo Boldorini

BOLSENA – “Quando corro entro a contatto con me stessa”. Antonella Bellitto, 41enne, in forza alla Libertas Orvieto, più di 100 trofei in carriera, si racconta a Tusciaup.

 

Chi è Antonella Bellitto?

Ho 41 anni, sono laureata in lingue e letterature straniere, sono impiegata come receptionist in un hotel di Bolsena. Amo lo sport, mi piace visitare i piccoli borghi medioevali alla scoperta delle bellezze architettoniche, osservare i panorami.

Perché hai scelto la corsa?

Io e la corsa ci siamo scelti a vicenda, sia per praticità poiché non ci sono vincoli di orari e tempi, sia perché oltre a essere uno sport fisico è anche uno sport interiore. Quando corro entro a contatto con la parte intima di me stessa, medito, rifletto e spesso il movimento delle gambe si fonde con il flusso dei pensieri, facendo spartire la fatica e allontanandomi dalla realtà esterna.

Come sono andate le ultime gare?

Primo posto a Porano e Fabro.

Possiamo dire che sei la più forte runner in provincia in questo momento?

Diciamo che sono tra le più competitive.

E’ stata la prima disciplina che hai praticato?

Pratico sport da quando avevo 16 anni, essendo una passione fortissima, ne ho fatti diversi. Ho cominciato con la pallavolo, il tawkendo, la subacquea. Ho una canoa, per diversi anni ho insegnato fitness in palestra e attualmente nuoto e vado in bici, ma la corsa rimane la mia preferita, e da 13 anni a oggi non l’ho mai abbandonata.

Come ti sei avvicinata a questo sport?

Mi sono avvicinata a questo sport con fatica, poiché nella mia famiglia nessuno è mai stato sportivo. Ho dovuto lottare per difendere questa mia passione. Inizialmente correvo soltanto nel periodo estivo perché in palestra era troppo caldo, poi è diventata una droga per cui non ho più potuto fare a meno della mia ora di libertà all’aria aperta.

Cosa provi quando esci la sera, d’inverno, quando fuori piove per la seduta di allenamento?

Mi alleno la mattina presto prima di andare al lavoro e con qualsiasi condizione climatica. D’inverno con il freddo pungente o quando piove forte. Parto con il buio quando tutti dormono… Sì… Forse sarei voluta rimanere qualche minuto in più al calduccio delle coperte ma in fondo non mi pesa così tanto alzarmi perché so che ogni sacrificio viene ampiamente ripagato dalla soddisfazione finale.

Qual é la persona a cui sei più legata? Un allenatore, un collega…?

Tra le persone a cui sono più legata ci sono sicuramente il mio ex presidente Antonio Naddeo che mi ha fatto conoscere la competizione e una persona che non è più tra noi ma che ha sempre creduto in me, oltre ai miei allenatori e cari amici compagni di tante corse.

Quali sono i tuoi punti di forza?

I miei punti di forza sono la forza di volontà e la costanza che mi hanno permesso di non arrendermi mai.

E di debolezza?

Il mio punto debole, il pretendere a volte troppo da me stessa.

Cosa diresti a una ragazza che muove i primi passi verso questo sport?

Se dovessi dare un consiglio a qualcuno che si approccia alla corsa per la prima volta, direi di non fermarsi alle prime difficoltà ma di insistere perché tutti gli sforzi alla fine vengono premiati.

E a quelle che non si avvicinano affatto?

A chi non pratica la corsa consiglierei di non escludere le cose senza prima aver provato. A volte è solo il timore di iniziare più che la fatica a scoraggiarci, e di valutare se i benefici superano i sacrifici. La corsa migliora lo stato di salute, l’aspetto estetico, la fiducia in se stessi, i livelli di stress. Se questi non sono buoni motivi per iniziare??!!

Cosa manca al movimento per essere più forte? Strutture, spazi, mezzi?

Ciò che secondo me manca per migliorare è una buona educazione allo sport fin da bambini e un approccio più positivo in generale, poiché spesso è considerato una perdita di tempo o un intralcio alle altre attività.

Parlaci della corsa ai tempi del Covid-19

La corsa ai tempi del COVID continua a livello individuale, chi ama questo sport ha continuato a farlo anche in momenti difficili, ovviamente nel rispetto delle regole e della comunità. Ciò che manca è l’aspetto “sociale” della corsa, l’aggregazione con gli amici, le risate, i momenti di convivialità, che uniscono e avvicinano i gruppi sportivi.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

In questo momento dove non ci sono certezze, è difficile parlare di futuro ma quello che mi auguro è di poter continuare a correre il più a lungo possibile.

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