Andrea Mecali : Sogno di fotografare Kate Moss e il suo diastema così glamour

Chiara Mezzetti

Nome: Andrea- Cognome: Mecali- Città: Montefiascone – Anni: 25-Professione fotografo.
Come regalo per i suoi diciotto anni voleva una Reflex, per creare qualcosa che potesse rimanere. Ed oggi sogna di fotografare Kate Moss e il suo diastema così glamour.La fotografia di certo gli ha aperto le porte del mondo.

Come è nata la tua passione per la fotografia?
Non saprei darti una data precisa. Quando ero piccolo, in vacanza consumavo i rullini da 32 delle usa e getta, perché mamma non mi faceva usare la sua macchinetta. Le foto mi riuscivano bene, e allora ho continuato.
La prima macchinetta vera l’ho ricevuta come regalo per i miei 18 anni. Gli altri miei amici chiedevano un gioiello, per avere qualcosa che potesse rimanere. Io volevo una Reflex, per creare qualcosa che potesse rimanere.

Quali sono i tuoi soggetti preferiti e perché?

Mi interessa tutto ciò che è dinamico, vivo. All’inizio ero in imbarazzo davanti alla macchinetta fotografica, così ho deciso di fare soprattutto ritratti in primo piano delle mie amiche. Scelgo principalmente le donne perché sono più espressive, perché veicolano meglio la mia emozione cardine: la tristezza.

Due anni fa hai partecipato al concorso Ciak Montefiascone con un cortometraggio a tinte horror, dal titolo “Pavor Nocturnus”. Come mai questa scelta? Quali luoghi ti hanno ispirato di più?
I luoghi ritratti sono principalmente tre: la parte vecchia delle Coste, la Porticella e la Chiesa di Santa Margherita. Ho scelto le Coste perché ad esse è legata la leggenda delle streghe che si trasformano in gatti. La mia bisnonna era una di loro. -ride- La scelta della Porticella è stata invece un atto d’amore: uno degli scorci più belli di Montefiascone. La chiesa di Santa Margherita, oltre che per la bellezza, anche come metafora religiosa. Tema fondante del corto è infatti, oltre a paranoia e angoscia, anche la phasmaphobia, ovvero la paura dei fantasmi. Ho voluto evidenziare il legame tra religione e superstizione.

Come è cambiato il tuo modo di fotografare quando sei partito per Londra?

L’anno scorso sono partito zaino in spalla, al verde e senza lavoro, ma con tanti obiettivi (sia metaforici che obiettivi della macchinetta). Le mie amiche non c’erano, così mi sono dato alla street photography: passanti, paesaggi urbani. Da questo punto di vista Londra è una vera miniera. Mi è capitato anche di lavorare ad un servizio fotografico professionale per “Wonderland Magazine”. La fotografia di moda è totalmente diversa dal mio genere, più introspettivo e soggettivo, ma è un mondo altrettanto affascinante.

Quanti followers hai su Instagram?
Attualmente cinquemilimatrecentoquarantasette

Il tuo record di “likes” su una foto?

ottomilatre

Che consiglio daresti ai ragazzi che come te usano i social come trampolino di lancio per la propria carriera?
Direi che ci vuole un progetto. Bisogna fornire un prodotto di qualità, che racconti una storia, che sia distinguibile. Senza mai dimenticare la quotidianità e la spontaneità. L’importante è usare i social non solo per farsi conoscere, ma anche per apprendere e “rubare” dai grandi.

Hai dei modelli?
Fotografi sicuramente Peter Lindbergh, Damon Baker. Registi: Luc Besson e Xavier Dolan.

Progetti futuri?

Ho in cantiere un nuovo cortometraggio, sempre a tinte fosche. Sto anche preparando le carte per un soggiorno in Canada, che mi permetterà di sperimentare nuove realtà e analizzare nuove dinamiche sociali e culturali. Ho due sogni nel cassetto: riuscire a fotografare Kate Moss e il suo diastema così glamour, e studiare scenografia, il perfetto connubio tra fotografia e cinema.

Un talento (riconosciuto),che sicuramente riuscirà a realizzarli tutti.

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