La sconfitta di ieri 1-3 contro il Monterosi Tuscia tra le mura amiche del Franco Scoglio rievoca gli echi del grande calcio che fu. Era la stagione 2004/2005. Il Messina era in serie A. Lo stadio – prima dell’intitolazione al mister “professore” siciliano – si chiamava San Filippo. In quella squadra trovarono posto tra gli altri Storari numero uno, Zanchi e Aronica centrali, esterni Zoro a destra, Parisi a sinistra. Sasà Sullo (attuale allenatore dei biancoscudati) e Donati in linea mediana. Coppia d’attacco Zampagna – Di Napoli, con Nicola Amoruso pronto a subentrare. Allenatore Mutti. Presidente Franza.
La Roma di Totti e Cassano (assenti in quella gara) fu la prima vittima illustre ad uscire dal San Filippo a testa bassa (4-3): tripletta di Montella per gli uomini di Voeller. Gol di Parisi, Zampà e doppietta di Zampagna (il quarto col cucchiaio) per i biancoscudati.Di quel gol lo stesso n. 9 disse: “Usci Pellizzoli e mi trovai una montagna davanti. L’unica cosa che non avrei divuto fare era il pallonnetto. Ma feci proprio quello”.
Sette giorni dopo il Milan – Messina. Segna Pancaro. Pochi secondo dopo è Giampà a pareggiare (1-1). Il 1-2 è firmato dal solito Zampagna che batte Dida in tuffo “a San Siro davanti alla crema del pubblico e gionalisti”, come disse lo stesso centravani di Terni.
Il Messina, quel Messina, al primo anno nella massima serie, contro ogni pronostico della vigilia, si piazzò alla fine 7° con 48 punti frutto di 12 vittorie, 12 pareggi e 14 sconfitte. Sfiorò addirittura la qualificazione UEFA. Ottava si piazzò la Roma, 13esima la Lazio.
Il Messina di oggi, in terza serie, non solo si trova in tutt’altro clima ambientale (ieri i paganti sono stati appena 500) ma sta vivendo una crisi di risultati non indifferente. Dopo 8 partite è terz’ultimo con 5 punti (1 vittoria, due pareggi e cinque sconfitte). La vittoria di ieri dei ragazzi di D’Antoni ha di fatto acuito questa crisi.
E la panchina di Sasà Sullo – per la sconfitta subita dalla matricola viterbese – traballa.
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