Al Pilastro il parco della presa in giro

di Arnaldo Sassi

E’ proprio arrabbiato Luciano Barozzi, storico presidente del Centro sociale Pilastro , nonché presidente – quando ancora esisteva – dell’omonima circoscrizione. “Perché – dice – si può capire e sopportare tutto, ma non la presa in giro”.
Nel mirino di Barozzi c’è la commissaria al Comune di Viterbo Antonella Scolamiero, per una vicenda che riguarda uno spazio verde situato tra viale Bruno Buozzi e via Andrea Scriattoli. “Un posto adorabile – racconta – che anni fa l’allora Iacp cedette al Comune per farne un parco di verde attrezzato. C’era una bella staccionata in legno, c’erano le panchine, c’era un’altalena e c’erano svariati altri giochi per bambini. E, nelle giornate di bel tempo, era affollatissimo. Soprattutto d’estate: gli anziani venivano a godersi il fresco e i bambini a divertirsi. Il Comune, ovviamente, pensava alla manutenzione”.
Fino a qualche anno fa. Poi nisba. Quell’area è stata abbandonata a se stessa e piano piano il degrado ha avuto il sopravvento. La staccionata s’è trasformata in fradiciume, l’erba è cresciuta tanto da trasformare quel posto in una specie di sottobosco tropicale, le panchine sono state divelte. E nessuno c’è più andato.
Ma il vero casus belli s’è verificato l’inverno scorso. A raccontarlo è proprio Barozzi, indicando nove rigogliosissimi tigli, strapieni di foglie, che fanno bella mostra di sé in fila indiana su un lato dello spazio verde: “Vede questi tigli? Fino a qualche anno fa venivano regolarmente potati. Poi più niente. Ma questi alberi comportano un problema per tutti coloro che hanno le finestre sul parco, specialmente per quelli dei piani più bassi: gli alberi coprono la luce del sole e loro sono costretti a stare con l’illuminazione accesa per tutto il giorno, da maggio a ottobre, finché non cadono le foglie”.
Barozzi prosegue: “Abbiamo allora deciso di fare una petizione popolare e di inviarla al commissario, per illustrargli il problema. Con nostra grande sorpresa abbiamo potuto constatare che, dopo una decina di giorni, una squadra di operai è venuta a fare l’opera di potatura”.
Tutti contenti, dunque. “All’inizio sì – prosegue Barozzi – perché è stata potata la siepe. Ma dei nove tigli ne sono stati potati solo due: il primo e l’ultimo. Noi pensavamo che gli operai sarebbero tornati per fare il resto. Invece non s’è visto più nessuno”.
A quel punto gli abitanti decidono di scrivere ancora una volta al commissario, evidenziando l’omissione e chiedendo la potatura delle altre sette piante. “Il commissario risponde – prosegue Barozzi – che i lavori sono stati effettuati con la supervisione di un tecnico agronomo, ‘attenendosi a quanto la tecnica agronomica impone nel rispetto della salute delle piante. Non si è agito sugli alberi per i quali la potatura avrebbe comportato seri danneggiamenti’. Ma questa spiegazione puzza di presa in giro. Questi nove alberi infatti, furono piantati tutti contemporaneamente. E allora ci siamo chiesti: se è stato possibile potarne due, perché non si poteva fare sugli altri sette? Per scrupolo anche noi ci siamo rivolti a un agronomo e la sentenza è stata inequivocabile: si potevano potare anche gli altri sette. E allora mi viene in mente un cattivo pensiero: non è che non s’è finito il lavoro per mancanza di soldi?”.
Barozzi è sconsolato. “Insomma, devo ritenere che il commissario ci abbia preso in giro. Questo parco era un vero gioiello, sul quale il Comune aveva investito molti soldi e rappresentava anche uno spazio di sicurezza, soprattutto per i bambini, perché potevano giocare senza alcun rischio. Qui non ci sono macchine. E invece è andato tutto in malora”.
Ma gli abitanti non vogliono demordere. “Aspettiamo l’elezione del prossimo sindaco. Speriamo che almeno lui, o lei, ci ascolti”.

      

Luciano Barozzi
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