Airam il primo romanzo di Monica Saraca, la metafora delle grandi scelte delle donne

di Donatella Agostini

L’avevamo lasciata al suo lavoro di cassiera di supermercato in tempo di pandemia, alle prese con un campionario assortito di clienti spaventati, provocatori, sicuramente difficili. Da quella sua esperienza aveva tratto una testimonianza, semiseria ed autoironica, il “Diario di una cassiera – Il sorriso dietro la mascherina”. E quel sorriso nascosto, che continuava imperterrita ad indossare, l’aveva regalato anche a noi. Monica Saraca, scrittrice e poetessa romana di nascita ma montefiasconese di adozione, è tornata nelle librerie, sorprendendoci con un romanzo che si discosta completamente dalla sua opera prima. Con “Airam”, edito da Dialoghi Edizioni, Monica ci trasporta in un mondo di fantasia, tra battaglie, esseri mutanti, colpi di scena e pericoli mortali. Sullo sfondo, una natura rigogliosa e magica, con la presenza costante dell’acqua, elemento femminile per eccellenza. «La storia parte da un castello assediato in riva ad un lago: prima che cada in mano nemica, la regina consegna un misterioso cofanetto alla sua ancella», racconta Monica. Esso cela le mitiche quattro gemme, il cui possesso garantisce un potere immenso. È Airam, la protagonista, ad avere il diritto di custodire il cofanetto, perché è predestinata fin dalla nascita a riportarlo, a tutti i costi, nel suo luogo di origine, prima che avidi e malvagi personaggi tentino di impadronirsene. Nel romanzo, scorrevole ed avvincente, tra echi di saghe appassionanti come “Il Trono di Spade”, “Shannara”, omaggi a scrittori come Tolkien, Brooks, Paolini, si staglia la figura innovativa ed originale della protagonista. «Airam è una donna matura, rimasta sola a crescere due figli adolescenti. Dovrà lasciarli e partire per un viaggio irto di pericoli, senza nessuna certezza di rivederli. È una donna forte, coraggiosa, ma si sente soprattutto una madre, ed è lacerata dalla scelta tra il bene supremo dell’umanità e l’incolumità dei suoi ragazzi. Ho voluto che fosse proprio una donna colei che doveva prendere decisioni difficili». La vicenda di Airam è la metafora delle grandi scelte che si trovano a dover fare le donne. «A me è successo di dover fare scelte delicate, che avrebbero influito sulla famiglia. Non è facile anteporre il bene collettivo ai propri sogni e ai propri desideri. Airam intraprende questo viaggio ma non sarà sola: ci saranno persone cui lei si affiderà in piena fiducia. Poi queste persone dovranno lasciarla, e Airam dovrà nuovamente scegliere, se proseguire sola o rinunciare. Anche la vita è un viaggio, in cui ci accompagnano le persone: poi arriva il momento di continuare da soli, contando solo su noi stessi. E quel viaggio ci cambia».

Ancora una volta, Monica Saraca ci offre un mezzo per evadere dalla realtà che ci circonda. «Il Diario è stato un tentativo di esorcizzare il primo momento della pandemia, la paura, la tensione, la mancanza di filtri, di protezioni. Lì l’arma vincente era l’ironia, e l’autoironia. Con “Airam” faccio la stessa operazione, ma con altri strumenti». La protagonista è una donna dai capelli rossi, madre di due figli: la domanda di quanto questa scelta sia autobiografica è spontanea… «In Airam c’è molto di me, a partire dal nome», spiega Monica. «E’ Maria letto al contrario, e uno dei miei nomi è proprio Maria. Questo romanzo è nato prima del Diario, diversi anni fa, durante un periodo difficile della mia vita, quando vivevo ancora a Roma. Mia mamma era venuta a mancare, i figli erano spesso fuori casa per motivi vari, e io mi ritrovavo con un vuoto enorme da riempire. Così ho cominciato a scrivere, pagine e pagine di un quadernone scritto a mano, non perché avessi in mente di pubblicare un giorno, ma soltanto per me stessa». Perché proprio il fantasy? «Ho sempre amato moltissimo questo genere, ho letto di tutto, da Tolkien a Brooks. Nel fantasy tu puoi far fare tutto a tutti – non ci sono limiti. Giorno dopo giorno, mi sono resa conto di aver creato una storia con un’architettura particolare, come se da un piccolo seme si diramasse un albero: tre viaggi diversi che poi alla fine confluiscono naturalmente insieme. Il fatto che Airam fosse rossa di capelli – allora lo ero! – sta ad indicare che, nel mio desiderio di evasione, ero io stessa che vivevo quell’avventura, dimenticando momentaneamente il presente. E per il nome cercavo qualcosa che legasse il personaggio a me». Airam finisce per lungo tempo in un cassetto. «Ogni tanto dava segni della sua presenza, e cercava di non farsi dimenticare. Non riuscivo a tirarlo fuori di lì, avevo paura del giudizio altrui, probabilmente perché dentro c’era così tanto di me che ne avevo pudore. Poi un giorno l’ho fatto leggere ad uno scrittore, a cui è piaciuto moltissimo il fatto che la protagonista fosse donna. Mi ha dato anche dei preziosi suggerimenti. Ma poi ho iniziato a lavorare al supermercato, ed è arrivata la pandemia… Dopo il successo del Diario, ho pensato, perché non provarci? Il Diario mi ha dato il coraggio di mandarlo alla mia casa editrice. Dopo una lunghissima gestazione, Airam è venuta alla luce». Il romanzo si dipana in un territorio di fantasia nel quale non è difficile però riconoscere luoghi a noi molto familiari. «Sono partita dal nostro territorio: la storia inizia nell’isola Ramata, che non si fatica a identificare nell’isola Martana. Il monte Ataima è il monte Amiata. Viterbo è la città di Atria. Nel personaggio della sfortunata regina si riverbera la figura di Amalasunta. Ho voluto che nel romanzo ci fossero echi storici e geografici. E poi mi piace giocare con le parole». Ma anche riverberi di mitologie nordiche e dell’Europa orientale, nella musicalità suggestiva dei nomi scelti per i suoi personaggi e per i luoghi di ambientazione del romanzo. «Il romanzo è autoconclusivo, ma lascia aperte porte che forse mi piacerà riaprire. Per il prossimo futuro ho in mente ancora qualcosa di diverso. Io amo scrivere poesie: quando mio padre non ce la faceva più ad uscire di casa, ci piaceva leggerle insieme e mi raccomandava un giorno di pubblicarle. Gliel’ho promesso, poco prima che se ne andasse… riuscirò nuovamente a spiazzare i miei lettori».

COMMENTA SU FACEBOOK

CONDIVIDI