“Agarthi e gli Etruschi”esposizione Bolsena,Grotte di Castro,Orvieto

E’ possibile ammirarla a Bolsena a Grotte di Castro e a Orvieto Dal 23 al 30 giugno a Bolsena nella Sala Esposizioni Cavour; dal 5 al 10 settembre nei Circoli di Pietra a Grotte di Castro nell’ex Museo e dal 27 dicembre fino al 6 gennaio 2016 a Orvieto nella ex chiesa di S. Bernardo per l’Inferno (mondo “di sotto”). Non a caso invece la scelta di un percorso con tre eventi in calendario, strettamente correlati fra loro. Tre: simbolo ternario di conciliazione e valore unificante, con grande forza energetica. E’ il primo numero di armonia, di soluzione del conflitto dualistico, il numero perfetto che apre la strada alla mediazione e permette di uscire dall’antagonismo. Tre dunque numero simbolo di vitalità, non illudendosi per questo di eludere quel sottile filo della vita, che con ineluttabile distacco, da sempre le tre Moire srotolano, riavvolgono e recidono a garanzia dell’ordine universale, al quale anche gli dei son soggetti. Un viaggio nell’aldilà, denso di significati simbolici, per rappresentare il desiderio dell’uomo di conoscere il proprio futuro e il proprio ruolo nel mondo e nella
Agarthi, la porta d’accesso con il regno sotterraneo. Un regno sotterraneo che avrebbe il suo centro in Tibet e sarebbe formato da una rete di gallerie naturali ed artificiali che attraversano, sotto terra, tutto il mondo, come in Guinea, Ghana, Nigeria, Ciad, Iraq, Iran, Afghhanistan, Mongolia, Siberia, Alaska, Canada, Brasile, Tibet… e in Etruria, terra di quell’ancor oggi misterioso popolo degli Etruschi.Un popolo nomade, sembrerebbe ipotizzabile una migrazione sotterranea di diverse genie, che, per qualche strana ragione, decise di stabilirsi in Italia, esattamente attorno alla zona del Lago di Bolsena, ponendo le basi di una civiltà avanzata e moderna, intrisa di positività. Casualità, scienza occulta? sembrerebbe comunque qui situato, nell’isola Bisentina, la seconda isola del Lago di Bolsena ritenuta “sacra” dagli etruschi, un varco per l’accesso ad Agharti.
Quell’accesso dove, a distanza di secoli, Dante Alighieri presumibilmente scese, fra i pochi prescelti, pronto a perlustrare quel regno sotterraneo, ed a riceverne quella particolare energia, detta VRYL, che nella maggior parte di noi c’è, ma è assopita, e quelle “conoscenze” di cui lascerà traccia nella “Divina Commedia”.

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