“La Voce de Meco de Mescùja” e la tradizione del pesce di Sant’Andrea

di Gianluca Braconcini*

Viterbo, chiesa di sant'andrea, interno
Sant’Andrea pescatore porta ‘l péscio mal Signore, ‘l Signore nu lo vò, Sant’Andrea si lo magnò.
Filastrocca popolare viterbese legata alla festa di Sant’Andrea. Per tradizione la sera del 29 novembre i bambini viterbesi lasciano fuori la finestra un piatto con un piccolo dono per il santo che nottetempo, provvede a lasciare ad ognuno un pesce di cioccolata. In alcuni paesi della nostra provincia esiste ancora, a Viterbo è ormai scomparsa da tempo, l’usanza in cui la sera del 29 novembre, si faccia la cosiddetta “scampanata”: gruppi di bambini, ragazzi ed adulti, girano per le strade battendo rumorosamente tra loro oggetti di metallo. Tutto ciò potrebbe essere il ricordo di antichi riti romani, con i quali si cacciavano le ombre degli spiriti battendo molto forte oggetti di bronzo. A Viterbo invece si faceva credere ai bambini che se la notte di Sant’Andrea non se ne stavano sotto le coperte con i piedi rannicchiati, il santo con un grosso martello glieli avrebbe pestati. In alcune pitture di tombe etrusche, appare proprio una divinità dell’oltretomba con in mano un grande martello.
pesci di cioccolata
                      Auguro a tutti un felice Sant’Andrea.
Foto cover: Chiesa di S.Andrea a Viterbo. By Sailko – Own work, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=75101776
*L’autore, un cultore, preservatore della storia viterbese
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