Non un libro come un altro, non una biografia come un’altra. Nel nome e sulla vita di Santa Rosa da Viterbo. Il volume sul “Processo di canonizzazione di Rosa da Viterbo (1457)”, edito dal Centro Studi Antoniani, riportato dal latino e dal volgare in italiano, oltre alla vita della donzella viterbese, descrive necessariamente le esistenze, i nomi delle decine e decine di testimoni, i luoghi, i miracoli, le abitudini, i costumi della città nel tredicesimo secolo, poi tramandati attraverso generazioni fino ad essere scritti negli atti del processo di canonizzazione. “In quegli atti ritorna la voce anonima della gente. Un prezioso documento che è un monumento, un’autentica miniera, per conoscere la vita sociale, economica, politica di Viterbo”, ha sottolineato la storica Alessandra Bartolomei Romagnoli, che ha contribuito ad illustrare il libro nel corso di una affollata presentazione nella Sala dei Quattrocento del monastero di Santa Rosa. Testo redatto a cura da Attilio Bartoli Langeli ed Eleonora Rava, con il prezioso apporto filologico del cardinale “don” Fortunato Frezza. Presenti alla presentazione il vescovo Orazio “Franco” Piazza, l’assessore all’urbanistica del Comune di Viterbo Emanuele Aronne, suor Francesca Piazzaia delle Alcantarine, suor Damiana presidente della federazione clarisse urbaniste. “Quello di pubblicare gli atti del Processo, è stato il primo obiettivo del Centro Studi fin dalla sua nascita nel 2010”, ha precisato il presidente Bartoli Langeli. Che il lavoro possa dare un impulso, comunque rimettere in moto l’iter per la santificazione della pulzella è auspicabile, anche se non necessariamente scontato. Del resto il processo, voluto da Papa Callisto III°, è fermo dal 1457, dopo un primo stop del 1252, appena un anno dopo la morte di Rosina. Non c’erano le condizioni perché la fanciulla diventasse santa anche se santa lo è nella fede e nel seguito della gente. Le condizioni, ha spiegato nei dettagli la storica Bartolomei Romagnoli, erano una vita non esattamente in linea con i canoni religiosi del tempo e le scelte politiche del Vaticano, tese piuttosto a privilegiare personaggi più vicini alla curia romana che non quelli fisicamente periferici. Insomma, scelte prettamente politiche. Ma non è escluso che abbiano pesato anche interessi economici perché un processo di canonizzazione può essere più o meno lungo, però è sicuramente costoso. Il cardinale Frezza ha spiegato la fattura del volume: tecnicamente e nei suoi contenuti che fotografano la Viterbo medievale. Una scheda, riportata dal testo, ricorda la percentuale dei miracoli attribuiti alla santa: resurrezione dei moribondi 13%; malattie contagiose e organiche, febbri e pesti 53%; paralisi e disturbi motori 3,4%; ferite, fratture, incidenti 3,0%; ciechi, muti e sordi 6,0%; malattie mentali, esorcismi 3%; parto, sterilità 11,0%; liberazione, protezione 7%. Attenzione, non si tratta semplicemente di una fredda e pur curiosa tabella allegata agli Atti processuali, ma anche di un check up sui disturbi fisici e psicologici della popolazione del tempo. Dunque, un documento storico tra i più rilevanti per studiare la Viterbo del tredicesimo secolo. “Una pietra miliare per rileggere la vita della città”, ha sottolineato l’assessore Aronne. Ecco perché non è un libro come un altro e non una biografia come un’altra.
Nel nome e sulla vita di Santa Rosa da Viterbo per rileggere la vita della città
di Luciano Costantini






























