I numeri sono importanti, spesso fondamentali. I bilanci stanno a spiegare lo stato di salute di un’azienda, non necessariamente privata. Come sta allora l’Università della Tuscia? I dati del rendiconto 2022 confermano che il trend è buono, ma nella circostanza il vertice di Unitus ha voluto presentare un documento anche di tipo sociale dell’ateneo rispetto al territorio. Non per niente il report si chiama bilancio-integrato. Una fotografia in cifre. Quella della Tuscia è la prima università della penisola a fornire pubblicamente la propria performance sul tema della sostenibilità, abbinato a quello più prettamente numerico. Lo ufficializza in base alla certificazione di un esame di revisione affidato alla KPMG spa. In pratica, una promozione – o, se preferite, un diploma di laurea – per Unitus, rilasciato da una società privata. Sottolinea il rettore, Stefano Ubertini, in conferenza stampa: “Non abbiamo voluto suonarcela e cantarcela tra di noi. Ma farci dire da esperti esterni come effettivamente stiamo all’interno e rispetto al territorio. Siamo orgogliosi di essere la prima università italiana a fornire un bilancio sulla sostenibilità. Che vuol dire, in definitiva, impatto con l’ambiente”. I dati emersi dall’analisi sono più che confortanti, soprattutto in prospettiva. A crescere maggiormente è il comparto della Ricerca che è anche il primo nella ridistribuzione delle risorse. Insomma, più l’università incassa per i servizi forniti ai clienti, pubblici e privati, e maggiore è l’impatto positivo sul sociale e sull’ambiente. Secondo il rendiconto relativo al 2022, elaborato da KPMG insieme ad un team di studentesse neolaureate, l’università ha distribuito ai cosiddetti “portatori di interesse” un valore economico pari a 68,7 milioni di euro con una crescita di circa il 15% rispetto all’anno precedente. I proventi della Ricerca sono stati di 11,9 milioni rispetto ai 9,3 del 2021. In particolare, al personale sono andati 46,071 milioni (+11%), ai fornitori 13.967 (+16%), agli studenti 5.954 (+54%), allo Stato 2.747 milioni (+8%). Proprio agli studenti è andata la fetta maggiore, oltre la metà, dell’intero “incasso” del settore Ricerca. “La Ricerca e la Didattica – spiega il Magnifico, Stefano Ubertini – costituiscono insieme il core business del nostro ateneo. Certo stiamo procedendo anche con gli investimenti, pure previsti dal PNRR, che riguardano l’edilizia, ma dobbiamo continuare a crescere anche negli altri due settori. Aumentare il numero degli studenti non serve per far lievitare le entrate fiscali, ma per irrobustire l’ateneo dal punto di vista strutturale. Ci servono nuovi studenti, soprattutto stranieri. E abbiamo tutto per accoglierli nel migliore dei modi”.
Unitus, Ubertini: “Siamo orgogliosi di essere la prima università italiana a fornire un bilancio sulla sostenibilità”
di Luciano Costantini




























