Giornata del ricordo, alla Sala Regia sfilano racconti e testimonianze

di Luciano Cosantini

Giornata del ricordo

“17 gennaio 1944”. Una giornata tra le più tragiche della pur lunghissima e non trascurabile storia di Viterbo. Settantanove anni dopo è ancora e più che mai la giornata della condanna della guerra: quella di ieri e quella di oggi che si combatte in Ucraina, a poco più di due ore di volo da noi. Anche se poi si resettano gli altri sessanta conflitti che stanno devastando il mondo. “La guerra fa schifo”, slogan magari banale che la sindaca, Chiara Frontini, sottolinea e che più volte risuona nella Sala Regia di palazzo dei Priori durante la mattinata di commemorazione di quell’ormai lontano gennaio, quando la città – in particolare il triangolo tra San Francesco, il terminal delle autolinee Garbini, il molino Medori – nell’arco di 5 minuti fu devastata da oltre 90 tonnellate di bombe sganciate da 50 quadrimotori Liberator dell’Usaf. Bilancio pesantissimo: oltre cento morti e un migliaio di feriti, così tanti che all’Ospedale Grande non ci fu posto per tutti. Nella Sala sono presenti rappresentanti delle associazioni d’Arma, un foltissimo numero di studenti, Sandro Maria Iacoponi dell’associazione culturale Vetus Urbs, Francesco Morelli 91 anni, autentica memoria storica della Viterbo non soltanto di quel giorno, ma anche della Viterbo che fu lacerata dalle leggi razziali e dalla persecuzione degli ebrei. Francesco, il cui padre era ebreo, ricorda con evidente sforzo e grande commozione lampi di quella mattinata: “Mi torna sempre in mente la scena impressionante di tutti quei morti dinanzi al piazzale delle autolinee, e poi una donna che cercava disperatamente il suo bambino e lo trovò morto a pochi metri da sè, penso che lo avesse già visto, ma non lo aveva voluto vedere. E ancora il povero veterinario che conoscevo bene e che con la sua bambina era rimasto schiacciato da un pesante cancello di ferro. Le su pupille erano bucate dai vetri delle lenti che vi si erano conficcate. Una mattinata radiosa e serena che dopo poco le 13,15 diventò cupa, nebbiosa per il fumo nero delle bombe che si confondeva con quello bianco della farina che saliva al cielo dal molino. Una mattinata assordante per l’ululato incessante delle sirene. Noi le distruzioni dell’Ucraina le abbiamo già vissute”. Mentre rievoca quel giorno con un filo di voce, le gote di Francesco si inumidiscono. Nella Sala Regia sfilano ancora racconti e testimonianze. Vengono proiettate immagini della città anteguerra e della città martoriata dai bombardamenti. Il tutto riportato nel libro “17 gennaio 1944”, scritto da Rosanna De Marchi, che è anche l’organizzatrice della mattinata nel palazzo Comunale, mentre nella Basilica di San Francesco viene celebrata una messa in suffragio dei morti e due corone vengono deposte dinanzi alla lapide esterna della chiesa e presso il parcheggio dell’Area Garbini. Un giorno che non si dimentica, ma che non è isolato nella sanguinosa cronaca bellica cittadina. C’è da ricordare che dal 29 luglio 1943 – la prima volta in cui fu attaccata dal cielo – al 9 giugno 1944 Viterbo subì 48 raid che provocarono 1.017 morti, migliaia di feriti, la distruzione di 600 edifici, l’inabitabilità di 300 e danni ad altri 500. Un prezzo salatissimo pagato alla guerra e che è stato riconosciuto dalla nazione tutta, alla fine del 1964, con il conferimento della medaglia d’argento al valor civile.

Giornata del ricordo

Giornata del ricordo3

COMMENTA SU FACEBOOK

CONDIVIDI