Voci femminili: Irene Temperini presidente di Pro Loco Viterbo

“Sono molte le cose che amo di Viterbo: in particolare le fontane, i tetti, il suono delle campane, e lo spettacolo offerto dalle albe e dai tramonti che ammiro dal terrazzo di casa mia. Da lì ho una visione a trecentosessantagradi della città”. Nelle parole di Irene Temperini il termine visione ricorre spesso. Classe 1978, romana, una laurea in Lettere, dal 2012 presidente della Pro Loco viterbese, Irene è una giovane donna entusiasta e concreta, dalle idee chiare e trascinanti. “La visione dall’alto mi permette di abbracciare con lo sguardo il paesaggio che amo, ed è un po’ la metafora di un diverso modo di vedere le cose, più leggero e distaccato”. Una visione obiettiva che forse soltanto chi non è nativo della Tuscia ha la fortuna di avere: la consapevolezza di come sia necessario valorizzare e promuovere un territorio che è un vero e proprio scrigno di tesori, come atto d’amore nei suoi confronti e come importante opportunità economica. La passione di Irene Temperini per la Tuscia risale all’adolescenza, quando in compagnia di amici vi veniva a trascorrere i fine settimana. “Già allora pensavo a quanto mi sarebbe piaciuto abitare in questa città”. Da Roma, “un posto talmente grande da farti sentire troppo piccolo”, Irene si trasferisce quindi a Viterbo, “città dalla dimensione diversa, dove è possibile instaurare delle vere relazioni umane, e dove ci si può assumere delle responsabilità in senso costruttivo. E questo è dimostrato dal fatto che sono tante le persone di fuori che hanno scelto proprio la Tuscia per risiedere ed operare”. Irene narra che i primi tempi usciva a piedi e si perdeva nelle viuzze del centro storico, in compagnia della sua macchina fotografica. “Ogni angolo, ogni pietra, ogni scorcio era per me occasione di meraviglia”. Oggi il suo entusiasmo e il suo amore per questa terra si riversano quotidianamente nelle molteplici attività della Pro Loco viterbese, che per statuto si prefigge di promuovere e valorizzare il nostro territorio. I componenti dell’associazione, tutti volontari, organizzano eventi come il tradizionale Pranzo del Purgatorio, ma soprattutto seguitissime uscite alla scoperta dei luoghi più caratteristici e suggestivi della città e dell’intera Tuscia, alle quali partecipano ogni volta anche numerosi gruppi provenienti da ogni parte d’Italia. “Le uscite sono un momento importante di riscoperta dei luoghi, anche dal punto di vista storico: non ci può essere promozione senza fornire anche delle competenze, una conoscenza a tutto tondo del territorio. Ma sono anche motivo di socializzazione: camminare insieme è un occasione per parlare e per fare amicizia. E non mancano momenti conviviali, perché la nostra accoglienza sia calorosa e non scontata. E in ultimo, le nostre uscite sono un importante strumento di conoscenza per me ed uno stimolo per elaborare nuovi progetti e nuove idee”. L’attività di Irene e dell’intera squadra della Pro Loco è volta anche a tessere e a rinsaldare i legami tra la città e la sua provincia: il moderno concetto del “fare rete”. “Vorremmo che Viterbo ricoprisse compiutamente il ruolo di capoluogo, non solo sulla carta come è stato finora”. Ed ecco quindi uscite alla riscoperta delle meraviglie di borghi come Vitorchiano, Civita di Bagnoregio, Bomarzo; camminate lungo i suggestivi angoli della via Francigena; la riscoperta degli antichi cammini dei Santi, di affascinanti castelli; immersioni naturalistiche nei boschi del territorio. “Il nostro obiettivo è che si venga a visitare la Tuscia non solo per partecipare ad un particolare evento o ad una sagra, ma perché in ogni stagione è indiscutibilmente bella”. Durante le uscite Irene realizza gallery fotografiche, che riscuotono grande successo sui social, costituendo un vero e proprio biglietto da visita per l’attività dell’associazione. Nel 2017 la Pro Loco prevede la valorizzazione e la promozione del santuario di Santa Maria della Quercia, un gioiello rinascimentale a due chilometri dal centro cittadino. “Vorremmo colmare il divario rappresentato da quel paio di chilometri e rendere La Quercia parte viva e vitale del tessuto cittadino, per poi promuoverla, come giustamente merita, oltre i confini stessi della nostra provincia”. E per quanto riguarda il centro storico, Irene ha la visione lungimirante e coraggiosa di chi conosce altre realtà italiane e vorrebbe vederle riprodotte anche a Viterbo: “Bisognerebbe avere una volta per tutte il coraggio di chiudere il centro al traffico veicolare. Riempirlo di attività che fuori non ci sono: penso alle piccole botteghe artigiane, penso al pizzicagnolo che potrebbe offrire specialità locali” conclude Irene. “Chiudere la città, per aprirla a nuova vita e renderla un cuore pulsante di tradizione e di cultura. Renderla una vera città turistica, alla pari di altre località italiane alle quali non ha nulla da invidiare. Perché i luoghi poggiano sulle persone che li abitano, e vedendo sempre più persone impegnarsi quotidianamente con fiducia, capacità ed amore, sono convinta che il momento più bello per questa città debba ancora arrivare”.

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