Visto da noi: Tolo Tolo di Zalone una potente riflessione tra slogan e immigrazione

Tolo Tolo è il nuovo film scritto, diretto ed interpretato da Luca Medici (in arte Checco Zalone). Una commedia che tra record di incassi, risate e riflessioni, ha totalmente diviso l’opinione pubblica, dimostrando che ancora una volta il famoso comico è riuscito a carpire al meglio il fulcro del pensiero della nostra società, offrendoci così un prodotto innovativo rispetto ai suoi film precedenti.
Siamo in Italia, a Spinazzola, nel cuore delle Murge pugliesi. Checco rifiuta il reddito di cittadinanza e decide di aprire un sushi restaurant, fallendo miseramente in pochi giorni e lasciando la famiglia sommersa di debiti. Decide, perciò, di fuggire e andare “là dove è possibile continuare a sognare”, in Africa, dove trova lavoro come cameriere per un resort esclusivo. Lì incontra Oumar, cameriere con il sogno di diventare regista e la passione per il cinema neorealista italiano. Ma improvvisamente scoppia la guerra e i due sono costretti a fuggire per cercare di emigrare, in particolare Checco sogna un Paese dove le tasse sono meno pressanti che in Italia. A loro si uniranno Idjaba e il piccolo Doudou. Tra gag, tensioni e prigionie, i protagonisti, ormai diventati dei veri clandestini, riusciranno a portare a termine il grande viaggio?
In questo nuovo film, Zalone decide di dirigere completamente la storia creando un prodotto decisamente pirotecnico e a tratti un po’ stravagante, caratteristica inconfutabile della sua comicità rappresentata da personaggi colmi di cialtroneria e del tutto distanti da ciò che effettivamente li circonda. Ma nei panni di Pierfrancesco Zalone supera sé stesso, riscoprendo pian piano la forza dei sentimenti e riaprendo un discorso per molti scomodo e fin troppo attuale. Certo è che l’unico difetto del film è che siamo tutti inevitabilmente portati a paragonarlo ai primi quattro e che, quindi, il primo impatto sfoci nell’espressione “non fa ridere”. Infatti in Tolo Tolo, Zalone ne ha proprio per tutti, dai politici incapaci con carriere di inspiegabile successo, ai “buonisti” favorevoli all’accoglienza, gli stessi immigrati amanti dei capi d’alta moda, ma soprattutto verso tutti i nostalgici mussoliniani, del quale Zalone si prende gioco imitando la posa del loro “eroe” e mettendo le registrazioni dei suoi discorsi. Ovviamente il pubblico non può mancare di identificarsi anche solo in quel personaggio perseguito dal nostro Paese e che fugge alla ricerca di qualcosa di meglio, così come non potrà mancare di vedersi di fronte ad una realtà sconcertante, meschina, egoista e ipocrita, piena di pregiudizi, slogan banali e populisti, nonché di una politica inetta. Ma, nonostante sul finale sia ben chiaro il punto di vista di Checco Zalone, il film è perfettamente equilibrato, colpendo sia a destra che a sinistra, con ilarità e potenti spunti sui quali passare il resto della serata a riflettere.
Ciò che traspare in Tolo Tolo è la fedeltà di Zalone nei suoi personaggi frutto di una forte immedesimazione nelle dinamiche socioculturali contemporanee e il suo desiderio di offrire al pubblico non solo momenti in cui ridere, ma anche, e soprattutto in questo nuovo progetto, di portare a ragionare sulle condizioni di una società sempre più incline ad ideologie meschine e scriteriate. Diventa così uno specchio continuamente rivolto allo spettatore, con scene divertenti e struggenti allo stesso tempo, in grado di mostrare la terribile realtà anche attraverso un semplice ballo di “nuoto sincronizzato” o una canzoncina da Zecchino D’Oro che non porta ad una risata finale, ma quasi ad un senso di amarezza.
Non si può non citare il cast che è stato vicino a Checco per tutto il film. Attori di origine africana, alcuni dei quali senza saper neanche parlare italiano (come Nassor Said Berya, che interpreta il piccolo Doudou e ha dato l’ispirazione a Zalone per il titolo del film), hanno cavalcato la scena con intensità e bravura. E non manca una bellissima fotografia di Fabio Zamarion, con immagini esotiche direttamente dalla splendida culla dell’umanità; anche le musiche, alcune delle quali scritte e interpretate dallo stesso Zalone, le quali, come l’intero film, raccontano una storia e deridono senza fare distinzioni. La prima, Immigrato, protagonista della clip di presentazione del film, è riuscita da sola a dividere completamente il pubblico, soprattutto quelli che dalla sala ne sono usciti delusi, speranzosi di trovare un prodotto diverso.
Sicuramente non è il solito film di Checco Zalone, ormai più maturo e conscio di dover mettere in chiaro delle verità messe per troppo tempo da parte. Ma è anche vero che non è cambiata la sua inimitabile attitudine nel raccontare temi importanti e delicati con instancabile ilarità. Indipendentemente da tecnicismi sulla sua prima regia, il messaggio risulta forte e chiaro: dalla parte sbagliata del confine siamo tutti clandestini.

Film visto il 3 gennaio alle ore 21:45 presso la sala 5 Enerpetroli del CineTuscia Village

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