Valerian: 1.000 pianeti non son bastati a Luc Besson?

Diego Galli

L’adattamento cinematografico della serie di fumetti francese “Valerian e Laureline” (concepita da Pierre Christin e disegnata da Jean-Claude Mézièrs) non ha particolarmente fatto impazzire la critica… su questo non ci sono dubbi. Eppure, una volta seduti comodamente sulla poltrona, davanti al grande schermo, non è concepibile non lasciarsi coinvolgere, almeno un poco, da “Valerian: la città dei mille pianeti”.
Con un budget di 197,47 milioni di euro, l’ultima fatica del regista francofono Luc Besson si aggiudica immediatamente il primo posto della classifica dei film più costosi di stampo francese. Nonostante l’esagerato investimento, la pellicola non riesce però a brillare particolarmente. Il duetto di protagonisti, formato dalla coppia di agenti speciali interpretati da Cara Delevigne e Dane DeHann, non risulta particolarmente efficace, nonostante il supporto di attori ben più navigati. Tra loro spiccano Clive Owen (King Arthur, Sin City, Inside Man) nei panni di un Comandate stoico e apparentemente privo di emozioni e Sam Spruell (Biancaneve e il Cacciatore, Taken 3) alle prese pure lui con una divisa militare che sembra calzargli alla perfezione.
D’altro canto, eccezion fatta per la scelta di un discreto cast, l’opera di Luc Besson poteva aspirare a stelle ben più lontane e luminose. Gli anni in cui le sale andavano ad accogliere “Il Quinto Elemento” sono ormai passati. Le tante citazioni che il regista fa al suo passato film non aiutano molto a recuperare quel particolare pathos. “Valerian: la città dei mille pianeti” ha peccato nel volere tutto e subito, scegliendo di puntare su una coppia di protagonisti molto giovane per accaparrarsi anche il pubblico più giovane. Il trucco di Besson, in effetti, funziona a metà. Se da una parte la trama del film rapisce grazie agli alti temi trattati (si parla di amore, pace, guerra, profughi, omertà, annientamenti di massa ed etica in un periodo storico decisamente turbolento), dall’altra non riesce a cozzare con l’eccessiva voglia di stupire del navigato regista.
Non mancano gli effetti speciali. La produzione sembra aver decisamente puntato troppo sul 3D, rendendo alcune parti della pellicola completamente morte e create ad hoc unicamente per sbalordire gli amanti degli occhiali bicolori. Quello che si evince immediatamente è che se ne poteva fare tranquillamente a meno, puntando di più sulla consistenza dell’opera anziché sulla meraviglia estetica.
A recuperare un pochino sui voti elargiti dalla critica ci pensa però la figura della donna, come sempre fulcro dei film di Besson. Il regista, anche stavolta, punta tutto su di Lei, affidandosi anche alla cantante Rihanna, protagonista di un cammeo romantico, sensuale e che dovrebbe far riflettere sullo status dei rifugiati dei nostri giorni. Quello che più manca alla pellicola è l’iniziativa che nel 1997 venne fornita dal “buono e attaccabrighe” Bruce Willis e dal “cattivo senza scrupoli” Gary Oldman, un connubio eccezionale, che contribuì a rendere “Il Quinto Elemento” un film di culto largamente apprezzato.
“Valerian: la città dei mille pianeti” resta tuttavia un discreto film di fantascienza che vuole principalmente intrattenere. Una trama un poco più complessa avrebbe sicuramente contribuito a migliorare il tutto, anche se il ritorno della saga di “Star Wars” è ormai già iniziato, e il paragone – purtroppo per Besson – non regge minimamente.
Tirando le somme, il ritorno del francese nello spazio profondo è in ogni caso bene accetto. Quantomeno sarà utile per spezzare, almeno per un poco, il monopolio detenuto dalle guerre spaziali di casa Disney/Marvel.

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