Un figlio di nome Erasmus: Alberto Ferrari non convince tra gag e nostalgia

di Nicole Chiassarini

Un figlio di nome Erasmus è una commedia diretta da Alberto Ferrari e scritta insieme a Gianluca Ansanelli, con Luca Bizzarri, Paolo Kessisoglu, Daniele Liotti e Ricky Memphis.

Il nuovo film di Ferrari sarebbe dovuto uscire nelle sale il 26 marzo, appuntamento saltato a causa dell’attuale pandemia e la conseguente chiusura dei cinema.

EnricoAscanioJacopoPietro sono quattro amici che nella vita hanno preso strade diverse. Enrico è un architetto, Ascanio una guida alpina, Jacopo è un prete e Pietro un manager musicale.

Le loro vite si incrociano nuovamente vent’anni dopo, quando una telefonata dal Portogallo arriva a scombussolare la loro quotidianità. I quattro amici vengono a sapere che la loro ex fidanzata dei tempi dell’Erasmus, Amalia (condivisa all’oscuro di Jacopo, il vero fidanzato), è venuta a mancare.

I quattro decidono di partire per Lisbona al suo funerale, ma una volta arrivati in Portogallo scoprono che la loro Amalia ha lasciato un figlio di vent’anni dato in adozione alla nascita.

L’avvocato della donna comunica ai quattro che il padre è uno di loro e che il test del DNA lo stabilirà con certezza. Mentre aspettano i risultati del test i quattro amici si cacciano in una serie di vicissitudini. Insieme a loro c’è Alice, una giovane studentessa incinta che si offre di aiutare i quattro amici a trovare il loro figlio.

Un figlio di nome Erasmus è una commedia con una struttura fin troppo praticata e consolidata nel cinema italiano: la voce narrante fuori campo, un gruppo di adulti in crisi, un evento inaspettato che li mette di fronte alle loro scelte di vita, la morale alla fine di tutto e tante gag comiche con intervalli riflessivi o nostalgici.

 

Il tutto dietro la cornice di un road movie, genere che molto spesso riscontra questa struttura, il quale offre a Ferrari elementi sicuri e verificati più volte nel corso del tempo.

 

La narrazione, quindi, non presenta niente di originale, anche se il film di per sé risulta abbastanza godibile. Una nota a favore è sicuramente la decisione di non ricorrere alla volgarità per creare comicità, benché la prima parte del film si regga principalmente su gag e interazioni divertenti e contrastanti tra i protagonisti.

 

Purtroppo, nella seconda parte della pellicola, la narrazione prende una svolta fin troppo repentina, portando i personaggi a ricercare un coinvolgimento emotivo forzato. Il risultato è un prodotto prevedibile e conosciuto, tanto che persino il colpo di scena non è che la conferma di una semplice intuizione dello spettatore.

 

A dirigere Un figlio di nome Erasmus c’è sicuramente un professionista in grado di raccontare una storia. Alberto Ferrari cerca di creare un prodotto lineare e funzionale dal punto di vista tecnico. Ovviamente a far discutere è la visione personale della storia, non troppo convincente.

 

Gran parte del film regge sulla chimica che lega da anni Luca e Paolo, ma quando i due vengono presi separatamente l’intrattenimento subisce un calo drastico. Soprattutto per il palese disagio di Paolo nei panni di Jacopo. Ricky Memphis, invece, regala una performance divertente e stereotipata al punto giusto. Infine Daniele Liotti, per quanto si sforzi di mettere in risalto il proprio personaggio e nonostante sia il narratore della storia, risulta una figura marginale senza un vero e proprio ruolo.

 

Un figlio di nome Erasmus di Alberto Ferrari è sicuramente una commedia godibile se si cerca qualcosa di sobrio e di semplice da seguire. La pellicola, arrivata direttamente in home theatre, non è di certo un prodotto da grande schermo e non aggiunge niente di rilevante al panorama comico e cinematografico italiano.

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