Tuscia in pillole. Santi di casa nostra/2 Non lo chiameremo Gorgonio   

di Vincenzo Ceniti

La processione di San Gorgonio con il parroco che benedice la statua del santo

Gorgonio è patrono di Civitella d’Agliano, un piccolo borgo nel versante orientale della Tuscia Viterbese  ai confini con l’Umbria. Come nome non è un granché, difficile da accettare  anche per gli abitanti del luogo quando, nel 1566, dopo aver deciso di assumere un nuovo patrono al posto di Callisto, decisero di affidarsi alla sorte con l’estrazione del nuovo santo fra un rosa di papabili. Venne fuori  Gorgonio.

Le perplessità erano palesi, tanto che si convenne, per amore di Dio, di procedere ad una nuova estrazione. Ma anche la seconda volta venne “pescato” Gorgonio. Se ne fece una terza, ma sempre Gorgonio fu. A quel punto sarebbe stato inopportuno insistere e da  quel giorno i civitellesi  adottarono il nuovo patrono e lo presero a benvolere. E il santo non mancò di ripagare tanta fiducia, mandando ai campi pioggia o sole a seconda delle richieste, assicurando la pace, debellando la peste, liberando dalla fame,  proteggendo dalla grandine. Alcuni neonati vennero battezzati Gorgonio, che forse ancora oggi appartiene a qualche paesano ultra stagionato.

Di questo santo così “utile e laborioso” c’è poco da dire. Vissuto probabilmente nel III- IV secolo, apparteneva a quella schiera di giovani che godevano di stima e considerazione presso l’imperatore, ricoprendo cariche pubbliche di prestigio e di grande dignità. Quando sotto Diocleziano ci fu una recrudescenza delle persecuzioni, Gorgonio e i suoi compagni “…riputarono tesoro ben più grande della gloria e delle delizie del mondo gli insulti sostenuti per la causa della religione, i patimenti, i diversi generi di morte escogitati contro di loro”. Da qui a passare al martirio il passo fu breve e sembra che a Gorgonio fosse stata riservata una pena più atroce di quella inflitta ai suoi compagni.

Fu arso vivo il 9  settembre (così, almeno, vuole la tradizione). Si dice che i suoi resti vennero trasportati dalla via Labicana a Roma (luogo della prima sepoltura nel cimitero detto “Ai due allori”) alla Basilica Vaticana al tempo di papa Gregorio IV (827-844). Alcuni finirono a Civitella (la cui devozione si sarebbe diffusa già dal Trecento), altri nell’abbazia di Gorze (distrutta durante la rivoluzione francese), ed altri ancora a Cluny, Pouillon, Saint-Gorgon e ad Anor in Belgio dove il 5 luglio si svolge un grande pellegrinaggio. E’ invocato contro le paralisi, le malattie reumatiche e agli arti inferiori.

Gorgonio è ricordato a Civitella d’Agliano il 9 settembre con una Messa solenne e  la processione in cui viene portata la statua del santo modellata alla fine dell’Ottocento su commissione del parroco Luigi Dolci. Vi partecipano, oltre al clero e ai fedeli, i membri della Confraternita del Santissimo Sacramento (abito bianco e mozzetta rossa) e la banda del posto.

Per proteggere il paese, Gorgonio si fa aiutare da Coronato e Vincenzo, compatroni di Civitella  insieme alla Madonna delle Grazie. Le reliquie del primo sono custodite in un’urna sotto l’altare maggiore della parrocchiale dei SS. Pietro e Callisto. Secondo la tradizione il suo corpo venne traslato nel paese il 1° aprile 1765 dalle catacombe romane di San Lorenzo. La sua festa ricorre la domenica della SS. Trinità.

Vincenzo Ferrer (Valenza 1350-Vannes 1419) apparteneva invece all’Ordine dei Frati Predicatori, cosiddetto dei Domenicani. Fu canonizzato il 2 ottobre 1458 da Pio II. A Civitella d’Agliano la sua devozione è merito dei Padri domenicani della Quercia (XVI-XVII secolo) cui si deve la diffusione del suo culto. Per la festa in suo onore, la domenica in Albis, c’è l’usanza della  benedizione delle campagne.

Riguardo alla Madonna delle Grazie la sua immagine col Bambino si ammira e si prega nella chiesetta a lei dedicata in pieno centro storico. Viene  ricordata il primo  lunedì dopo Pentecoste. Dopo la Messa i fedeli accompagnano il parroco nella campagna circostante per le rogazioni, secondo un antico rituale ad invocare un buon raccolto. Da quei luoghi si ammira una bella veduta del paese. Nella vicina frazione di San Michele in Teverina il  patrono è san Bartolomeo che viene ricordato la domenica più vicina al 24 agosto.

A tenere in vita tradizioni, riti religiosi e occasioni gastronomiche ci pensa la Confraternita del Santissimo Sacramento, costituita agli inizi del XVI . Ebbe il riconoscimento canonico da parte del pontefice Giulio II il 21 agosto 1508. Provvedeva, tra l’altro, ad alimentare perennemente per tutto l’anno (con 40 boccali d’olio) la lampada del SS. Sacramento, a fare scorte di cera per l’altare e le processioni eucaristiche, a retribuire il sacrestano, alle pulizie e alla manutenzione della chiesa di San Callisto. Oggi si occupa di opere di carità e solidarietà. Tre le feste  laiche da ricordare la “Sagra della pizza e della birra” (agosto) con l’audio di musiche dal vivo.

L’autore*

ceniti

Console di Viterbo del Touring Club Italiano. Direttore per oltre trent’anni dell’Ente Provinciale per il Turismo di Viterbo (poi Apt). È autore di varie monografie sul turismo e di articoli per riviste e quotidiani. Collabora con organismi e associazioni per iniziative promo-culturali. Un grande conoscitore della Tuscia.

 

 

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