Tuscia in pillole. Le raccomandazioni di san Bernardino: “La donna non va “bussata”

di Vincenzo Ceniti

Caro marito, non picchiare tua moglie ma prendila con le buone. Le raccomandazioni sono di san Bernardino (Massa Marittima 1380-L’Aquilla 1444), seppur con parole più convincenti del tipo  “Non dare  busse alla donna,  però che mai busse fecero buona la donna; farà meglio co’ le buone parole mostrandole il suo errore…”. Poi il santo di Siena fa il panegirico della donna ed aggiunge “Saprestimi tu dire qual è la cosa più bella e la più utile cosa che sia in una casa? E’ d’avere di molti famegli e ubbidienti e bene ornati? Non è essa. Sarebbe dell’avere ornamenti, come so’ argentiere o drappi o velluti? Non è essa. Sarebbe avere de’ figlioli ubbidienti, savi e piacevoli? Non è essa. O quale è? E’ avere una bella donna, grande, buona, savia, onesta, temperata …”. Pienamente d’accordo.

Se conosciamo alcuni dettagli delle sue prediche lo dobbiamo agli “appunti” presi da uno zelante uditore del suo tempo presente accanto a lui in carne e ossa che annotò gran parte dei sermoni tenuti a Siena intorno al 1426. San Bernardino predicò in molte città d’Italia:  Milano, Genova, Torino, Mantova, Piacenza, Verona Padova, Bologna, Firenze,  Roma, Lucca, Foligno, Perugia, l’Aquila. Fu a Viterbo intorno al 1426 e tutti lo ascoltarono dal pulpito esterno di San Francesco alla Rocca.

La sua testa calva e il volto scarno ed emaciato non sono di fantasia, ma ricalcano i lineamenti di un ritratto dal vivo che gli fece tale Pietro di Giovanni d’Ambrogio agli inizi del 1444. Dopo quella data tutte  le immagini di san Bernardino sparse in chiese e musei d’Italia ripropongono lo stesso ghigno. Stellate quelle del Pinturicchio nella chiesa di Santa Maria in Aracoeli a Roma, del Perugino nella Galleria Nazionale di Perugia e di Sano di Pietro nel Palazzo Pubblico di Siena.

Nel Viterbese lo vediamo nel Museo della Città di Acquapendente  (proveniente dalla chiesa di San Francesco) e nella chiesa di San Pietro a Civita Castellana impresso in due tavole attribuite a Sano di Pietro. San Bernardino presente anche a Vasanello nella chiesa del Salvatore in un affresco tardo quattrocentesco di Domenico Velandi  con San Francesco e Santa Chiara. Una sua immagine in affresco quattrocentesco tra quattro angeli pure a Vetralla nella chiesa di San Francesco.

Grazie allo zio paterno che lo tenne con sé a Siena, frequentò gli studi di grammatica e retorica e, successivamente, di diritto canonico all’Università a contatto con maestri sapienti e di chiara fama. Entrò come novizio nel convento dei francescani sul monte Amiata (presso Seggiano) appartenenti all’Ordine dell’Osservanza e divenne sacerdote nel 1404. Un anno dopo fu nominato predicatore e trasferito nel romitorio di Sant’Onofrio, alla Capriola, nei dintorni di Siena, dove insieme ai frati cominciò a costruire un convento chiamato dell’Osservanza. Visse anche a Perugia nel convento di San Francesco. Morì a l’Aquila  il 20 maggio 1444 dove riposano le sue spoglie in un’urna nella chiesa a lui dedicata. Venne canonizzato da Niccolò V il 24 maggio del 1450.

Fiorito e forbito nel parlare come i toscani, ricorreva a metafore, esempi e aneddoti molto apprezzati dai fedeli. Fece notizia negli ambienti curiali la sua intolleranza per usura, gioco d’azzardo, stregonerie e superstizioni. Per questa sua  intransigenza veniva visto in cagnesco da biscazzieri, cartomanti, imbroglioni, streghe  e sgrassatori. Da vice priore dell’Ordine vietò ai frati analfabeti di confessare e assolvere dai peccati. Per contenere  l’ignoranza fece istituire a Perugia, nel convento di Monteripido, corsi di teologia scolastica e di diritto canonico. L’abilità nel parlare gli fruttò il nobel dei predicatori, ma anche dei pubblicitari (non si sa perché)..Protettore pure di coloro che s’erano presi il Covid di allora con difficoltà polmonari e respiratorie.

Fu lui a disegnare il trigramma del Cristo. Con le prime tre lettere del nome di Gesù: (IHS, Iesus Hominum Salvator), contenute in un sole a dodici raggi principali (a simboleggiare i dodici apostoli) ed altri raggi più esili circondati da una corona con scritto In Nomine Jesu omne genu flectatur, coelestium, terrestrium et infernoru” (Nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi, sia degli esseri celesti, che dei terrestri e degli inferi). Nella Tuscia esistono molti di questi trigrammi, in cotto e peperino, incastonati nelle facciate delle case ad invocare la protezione del Santo..

Riceve molti onori a Piansano, nel Viterbese, di cui è protettore, ma protegge anche Torre Alfina e Sipicciano. Perché Piansano ha scelto san Bernardino come patrono, dedicandogli anche la parrocchiale? Probabilmente per la presenza di coloni toscani chiamati dai Farnese a bonificare quelle terre, e soprattutto per l’opera missionaria dei frati minori che si attestarono nel Ritiro di Valentano (a pochi chilometri dal paese) agli inizi del XVIII secolo. Piansano gli ha dedicato un inno, musicato nel 1944 da Primo Cacciaconti. Ne è stata fatta anche una trascrizione per banda. Nella ricorrenza della sua festa (20 maggio) si svolge la processione con il trasporto della statua in legno sulle spalle di una decina di facchini (pantaloni neri, camicia bianca e fascia celeste alla cinta), E poi tombola, fuochi artificiali, degustazioni, manifestazioni folcloristiche e culturali. A Viterbo gli è intitolato il monastero delle suore di clausura in piazza della Morte dove ha vissuto santa Giacinta Marescotti. Venne edificato nel primo ventennio del Quattrocento per interessamento dello stesso san Bernardino. Nel Museo Civico san Bernardino è presente con una tavola che riporta  la sua immagine della scuola di Sano di Pietro.

San Bernardino
San Bernardino

 

Nelle foto: la chiesa di San Francesco a Viterbo, il pulpito esterno alla chiesa di San Francesco.

L’autore*

ceniti

Console di Viterbo del Touring Club Italiano. Direttore per oltre trent’anni dell’Ente Provinciale per il Turismo di Viterbo (poi Apt). È autore di varie monografie sul turismo e di articoli per riviste e quotidiani. Collabora con organismi e associazioni per iniziative promo-culturali. Un grande conoscitore della Tuscia.

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