Stefano Scatena, psicoterapeuta: da Viterbo raggiungo i pazienti ovunque via web

Diego Galli

“L’adolescenza può essere contemporaneamente il più bello e il più brutto periodo dell’esistenza di una persona. Troppo grande per essere difeso e coccolato, troppo piccolo per avere una personalità formata con la quale affrontare lo scontro con la dura realtà”. Stefano Scatena, psicologo e psicoterapeuta, tramite la sua pagina Facebook, riesce subito a mostrare l’approccio alla professione. Scatena ha scelto il centro di Viterbo come luogo in cui vivere e lavorare. Anche se il Web ormai lo porta lontano, riuscendo ad avere pazienti molto oltre i confini locali.

La volontà di aiutare il prossimo cominciò a presentarsi in lui da giovanissimo, quando il suo sogno era già quello di entrare nel campo della medicina. La storia di Scatena, tuttavia, è molto più complessa di quello che si può pensare: “Ho sempre voluto fare il medico, è una passione che mi ha seguito dalla primissima infanzia, ma è all’età di diciotto anni che cominciai a rendermi conto di quale fosse davvero la mia strada. Purtroppo, avere una famiglia molto assente mi portò a soffrire di attacchi di panico, cosa che mi condusse a effettuare una psicoterapia personale e comprendere che il compito della mia vita sarebbe stato quello di curare questo particolare tipo di patologia”.

“Soffrii molto in quel particolare anno, nel ‘96 – rivela lo psicoterapeuta viterbese – ma grazie alla psicoterapia riuscii a guarire completamente, cosa che mi aiutò a scegliere la Psicologia come materia dei miei studi e come strumento di un mestiere che oggi amo svolgere”. Da quel punto di ri-partenza, Stefano intraprese un lungo percorso formativo, composto non solo dai cinque anni di studi di Psicologia, ma anche da alcuni anni di tirocinio, quattro ulteriori anni di specializzazione e uno stage effettuato negli Stati Uniti, presso la Columbia University.

Nonostante i moltissimi impegni, Stefano Scatena ci ha confidato che non ha mai dovuto rinunciare a un’altra delle sue grandi passioni: il viaggio. Dall’Asia al Circolo Polare Artico, lo psicoterapeuta non ha mai smesso di spostarsi con l’intento di scoprire nuove realtà, conoscere volti nuovi e accumulare sempre più esperienze. Oggi, i viaggi di Stefano continuano attraverso Internet, essendo uno tra i primi in Italia a compiere sedute di psicoterapia online. Una vera rivoluzione, che all’inizio non ha mancato di suscitare scalpore e scetticismo in molti colleghi, poi ricredutisi: “Ora io lavoro in tutto il mondo. Ho pazienti in Kazakistan, in Inghilterra, negli Stati Uniti e, ovviamente, in molte regioni d’Italia. Grazie alla Rete ho potuto raggiungere facilmente italiani all’estero, che a causa dei loro attacchi di panico erano bloccati nelle loro case, dandogli un supporto nella loro lingua, che altrimenti non avrebbero potuto ricevere. È molto importante che il terapeuta sia della stessa cultura del paziente, perché solo così può ‘raggiungerlo’ davvero e aiutarlo”.

“Da criticato, con il tempo sono diventato la persona da seguire”, ha continuato poi il dott. Scatena, spiegando come oggi venga spesso contattato da molti psicoterapeuti interessati a scoprire i suoi “trucchi del mestiere”. Tale interessantissima esperienza sarà presto racchiusa in un libro dedicato proprio alla psicoterapia online, uno scritto che il nostro protagonista spera di completare a metà del prossimo anno.

Questa predisposizione alla sperimentazione e all’utilizzo di nuove tecnologie, ha permesso all’esperto di psicologia di continuare a evolversi, andando a pari passo con le nuove scoperte hi-tech: “I miei interessi sono rivolti anche al prossimo futuro e all’utilizzo della Realtà Virtuale nelle sedute con i pazienti. Questa tecnologia sarebbe perfetta per tale scopo, molto più che in ambito videoludico, dove i videogiochi in VR sono anche troppo immersivi. Ritengo che il futuro della Realtà Virtuale sarà soprattutto didattico e, ovviamente, importantissimo per la psicoterapia”.

Nonostante i moltissimi viaggi – reali e virtuali – Stefano Scatena afferma di aver sempre mantenuto un legame affettivo estremamente forte con la città di Viterbo. Questo viene dimostrato non solo dalla scelta del centro storico della città come sua ‘base operativa’, ma anche da quella di entrare a far parte della Fondazione Caffeina come socio fondatore per mettersi in gioco sul territorio in prima persona: “Il mio è un amore viscerale verso questa città, tant’è che ho scelto di viverla da dentro. Abito da quarant’anni nel centro storico, dove si trova anche il mio studio, e presto mi trasferirò in un altro splendido appartamento medievale nel quartiere di San Pellegrino. Ricordo bene la Viterbo degli anni ’80, fatta solo di militari e spazi vuoti. Oggi, con iniziative come quelle di Caffeina, che portano da noi personaggi importanti e attirano moltissimo turismo, vedo un miglioramento costante che mi fa ben sperare per il futuro. È una vera rivoluzione che ho deciso di abbracciare completamente”.

Scatena partecipa anche ad un servizio di counseling dedicato agli adolescenti. Da vari anni, Stefano Scatena è infatti legato ad alcune delle scuole superiori più “affollate” della Tuscia (prima l’ITIS Leonardo Da Vinci e ora l’ITE Paolo Savi): “Il mio sportello di supporto psicologico è attivo da ormai 12 anni e ne sono molto orgoglioso. I dati dimostrano che dal mio arrivo c’è stato un vero miglioramento delle situazioni psicologiche dei giovani, con i quali sono sempre felice di entrare in contatto, anche per restare aggiornato sul loro mondo. Presso il Paolo Savi tengo anche un corso di Educazione Sessuale, che ha permesso di risolvere alcuni problemi legati ai giovani, come quello delle gravidanze indesiderate. La presenza di un esperto, che possa rispondere in maniera scientifica e precisa alle domande dei ragazzi è fondamentale, perché spesso le famiglie, e soprattutto Internet, non sono in grado di dare delle spiegazioni esaustive ed efficaci”.

In azione nella scuola come nella vita privata: “Il lavoro che svolgo mi permette di fornire ai giovani, e non solo, gli strumenti per affrontare la vita di oggi e del prossimo futuro. Strumenti che troppo spesso la Società e la famiglia non riescono più a tramandare. Trasmetterli è anche doloroso per me, perché a me sta il compito di far capire quanto sarà difficile e impegnativo vivere nella realtà di domani, dove tutto sarà liquido, precario e vigerà una competizione fortissima. Dobbiamo insegnare ai ragazzi a essere flessibili, ma al contempo fargli riscoprire quei diritti che sono stati cancellati, come quelli dei lavoratori. E come dicevano i Beatles nella loro canzone The end “l’amore che diamo è uguale all’amore che riceviamo”.

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