Sergio Saggini numero uno di Unindustria viterbese: “L’impresa è un bene sociale, non è un bene dell’imprenditore”

di Luciano Costantini

“L’impresa è un bene sociale, non è un bene dell’imprenditore”. Così Sergio Saggini sintetizza il proprio pensiero, la linea guida della nuova Unindustria viterbese. Sarà evidentemente la filosofia politica e imprenditoriale di questo quarantenne costruttore viterbese che da pochi giorni è al vertice dell’Unione territoriale, voluto a quel posto dal neo presidente Angelo Camilli. Un giovane per una Unindustria giovane: certo suona tanto di slogan, ma è ciò che emerge in filigrana dalla sua prima conferenza stampa. Progetti chiari, ancorché impegnativi, che prevedono una mezza dozzina di priorità e un rapporto più stretto e collaborativo con le istituzioni pubbliche e i partner privati. Non sarà facile né breve l’itinerario programmatico per Saggini, come ha spiegato chiaramente Stefania Palamides, presidente uscente dell’organizzazione. Però lucidità di idee e determinazione non mancano certo al nuovo numero uno. “Le priorità – spiega Saggini –  sono quelle note, purtroppo note: il completamento della Orte/Civitavecchia e della Cassia; il potenziamento della infrastruttura ferrovia di collegamento con Roma; la banda larga; il rafforzamento del polo ceramico di Civita Castellana; il termalismo il turismo; il risanamento della zona industriale del Poggino”. “Certo – aggiunge – non potrà e non dovrà mancare il confronto con la politica, che purtroppo in passato spesso ha latitato. Non ci sono stati regole e tempi certi, piattaforme fondamentali per chi intraprende e vuole investire”. Come dire: cari politici, a tutti i livelli, o lavorate insieme a noi o non riusciremo ad uscire dal tunnel della crisi in cui ci siamo trovati dal 2009 e fino all’anno scorso e che è stata ulteriormente appesantita dal Covid. “Da questa crisi non siamo ancora fuori – sottolinea il numero uno di Unindustria viterbese – anche perché nell’ultimo anno con il Covid ci siamo rimangiati ciò che eravamo riusciti a recuperare sulle perdite del decennio precedente. Il bicchiere comunque io lo vedo mezzo pieno perché le imprese nel frattempo hanno accresciuto il loro patrimonio acquisendo così solidità e perché vedo in giro una robusta volontà di ripartire. Tutti insieme superando steccati ideologici e politici”. Insomma, la parola d’ordine è “fare squadra”.

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