Saskia Menting: una creativa, prima ancora che un’artista, affascinata dalla Tuscia

di Donatella Agostini

«Per me una delle parole chiave del nostro tempo è creatività. E per questo preferisco pensare a me come a una creativa, prima ancora che a un’artista». Arte è emozione e sogno, immaginazione e creatività: Saskia Menting ha un approccio creativo in tutto quello che fa; personalità poliedrica e multicolore, è artista anche quando fa l’insegnante. Per farci raccontare il suo percorso l’abbiamo incontrata a Montefiascone, in un pittoresco casale, dove lei e altri artisti hanno deciso di aprire i loro atelier e di lavorare alle loro opere. Qui c’è pace, si respira aria buona e si percepiscono buone energie. Saskia è bellissima e vivace, e solo a tratti emerge un leggero accento nordeuropeo nel suo parlare. «Sono nata a Groningen, in Olanda, da mamma svizzera e papà olandese», racconta. «Sono cresciuta in Svizzera, in una famiglia dove l’arte era forse la cosa più importante. Uno zio musicista al Teatro dell’Opera di Zurigo, un altro pittore… da piccola mi ritrovavo spesso nel suo atelier. E quando sono cresciuta, sono voluta andare a Firenze a proseguire i miei studi. E lì mi sono innamorata della bellezza». A Firenze Saskia si innamora anche del suo futuro marito e decide di rimanere a vivere in Italia. «Se fossi vissuta nell’Ottocento sarei stata una viaggiatrice del Gran Tour che non sarebbe più ritornata!», aggiunge ridendo. Firenze è anche il luogo in cui Saskia incontra una famosa burattinaia statunitense, Amy Luckenbach, e rimane affascinata dal teatro di figura. «Quello che una volta veniva chiamato teatro di burattini. È una forma di teatro in cui vengono usati tutti i mezzi per esprimersi: marionette, ombre, oggetti… I pupazzi non hanno i limiti fisici di un attore, ti consentono movimenti ed azioni sorprendenti». Saskia diventa assistente della Luckenbach e impara il mestiere. «Dopo il mio apprendistato ho fondato la mia compagnia di teatro di figura, “La Metaphora”, che in greco vuol dire trasloco… chi fa teatro deve sempre arrivare, smontare, rimontare, ripartire. Per venticinque anni abbiamo fatto spettacoli in tutta Italia e anche oltre». Saskia ci mostra alcune sue bellissime creazioni, marionette e burattini straordinariamente espressivi, realizzati con cura dei particolari. Alle pareti, locandine di spettacoli messi in scena dalla sua compagnia, dei quali ha spesso curato testi e regia. All’inizio degli anni Novanta, il destino conduce Saskia nella Tuscia. «Tra Firenze e Roma, città natale di mio marito, Montefiascone era un buon compromesso di vita». Con il marito, attuale direttore della corale di Santa Margherita, Saskia comincia a partecipare alla vita culturale del centro della Tuscia. «Insieme ad altre persone abbiamo dato vita a “Primavera in Etruria”, alla Rocca dei Papi: concerti, conferenze, mostre». A Montefiascone Saskia incontra altri artisti, e insieme danno vita al gruppo artistico del Casale, dal nome “Arte Libera Tutti”. «Abbiamo realizzato mostre di arte contemporanea all’ex carcere di Montefiascone, con un buon responso di pubblico, anche oltre provincia. Avevamo idee e visioni innovative: per il passo successivo ci serviva una guida esperta. Così contattammo Giorgio De Finis, che è l’attuale curatore del Macro di Roma». Sotto la guida di De Finis nacquero esperienze performative straordinarie, come “Mezza Galera”. «Quattordici artisti che scelsero liberamente di farsi rinchiudere in una cella per una settimana. Isolati con loro stessi, senza cellulare. Noi eravamo i secondini. L’opera d’arte finale era la cella vissuta. Fu un esperimento artistico e soprattutto umano». Dopo “Mezza Galera” fu la volta della performance “Face To Face”, in cui ogni artista riceveva il pubblico all’interno di una cella e instaurava una personalissima relazione con il visitatore. «Ci voleva coraggio per entrare: non sapevi mai cosa aspettarti. Fare il percorso era come andare al lunapark. Sono stati anni molto intensi, molto belli, che hanno stimolato ancora di più il mio interesse per l’arte contemporanea. Ma nella vita ci sono cicli, che danno spazio per nuove energie, per conoscere persone nuove e fare cose nuove». Saskia conosce Augusto Terenzi, burattinaio, e Marcella Brancaforte, illustratrice, e forma un trio artistico. «Siamo anche amici, ognuno con le sue capacità e le sue competenze. Per un periodo abbiamo fatto “arte terapia” all’ospedale di Belcolle. Abbiamo decorato tutto il reparto di pediatria. Poi il progetto della “stanza del risveglio”, finanziato da Viterbo Con Amore. Uno spazio per i piccoli pazienti che necessitano di anestesia. Marcella ha creato le decorazioni, io ho realizzato compilation di musiche e di profumi, che i genitori potevano scegliere per rendere il risveglio dei loro bambini meno traumatico». Oggi Saskia è insegnante d’arte, di drammatizzazione e di propedeutica musicale alla St. Thomas’s School di Viterbo. «Anche come insegnante, il mio filo conduttore è la creatività. Viviamo in un tempo talmente diverso da come era anche poco fa, che i sistemi didattici sono diventati antiquati e andrebbero cambiati. Imparare a memoria le nozioni non ha più senso: Internet fornisce tutte le risposte. A scuola dovremmo insegnare in primis ad incuriosire e sorprendere i ragazzi, attraverso lezioni creative. Insegnargli ad essere critici, a lavorare in gruppo. Hanno bisogno di ri-conoscere i loro cinque sensi. Il mio contributo è combattere per l’importanza della creatività. C’è in tutti noi, dobbiamo essere incoraggiati a tirarla fuori. È pensare con la propria testa, non andare su cammini già camminati, essere esploratori di nuove strade. Al nostro mondo servono sempre di più persone che pensano in modo creativo». Saskia insegna creatività anche agli adulti. «PromoTuscia di Viterbo ha vinto un bando regionale per Civita di Bagnoregio, e ci ha contattati per il progetto “Civita in Tutti i Sensi”. Ho appena tenuto un corso sulla storia dei pigmenti e sulla tecnica dell’affresco. Si è creato un bel gruppo: passato il ponte, ci siamo lasciati alle spalle la modernità e abbiamo ricreato una bottega d’arte medievale. Abbiamo lavorato con gli antichi pigmenti: i neri dell’avorio carbonizzato e dei noccioli di frutta, e le terre dorate della Tuscia». Già, la Tuscia. Come ogni persona che non è nata qui, Saskia ne è affascinata. «La Tuscia è di una bellezza unica. Io viaggio molto e ogni volta che torno mi riemoziono. Ha una bellezza diversa dalla Toscana… dolce e “sauvage” insieme, un aspetto non finto, non leccato. Questo territorio ha la fierezza di essere eredità degli Etruschi, popolo dalla cultura più alta di quella dei Romani. Noi (dicendo “noi” Saskia sorride e aggiunge, io mi sento italiana) dovremmo riscoprire l’orgoglio di essere etruschi. E sentirlo dentro, investire nella scuola e nella cultura… qui potrebbe essere il paradiso».
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