Pubblici esercizi, negozi e botteghe “aperti per crisi” nell’estate del Coronavirus

Pubblici esercizi, negozi e botteghe “aperti per crisi” nell’estate del Coronavirus e città deserte ad agosto sono un ricordo di un passato lontano. Ancor più nell’anno della pandemia.

Questo agosto, il 55% delle attività di vicinato rinuncia alla chiusura estiva, soprattutto le attività delle isole (68%) e del centro (61%).

A tenere le saracinesche alzate, in particolare, saranno le imprese nelle località turistiche; più chiusure, invece, fra le imprese di quartiere delle città medie e grandi, svuotate dalle ferie dei residenti. Ma saranno comunque stop di breve durata: solo 6 su 100, a livello nazionale, fermeranno l’attività più di due settimane nel mese.

È quanto emerge da un sondaggio condotto da Swg per Confesercenti su un campione di attività di vicinato – commerciali, artigianali, turistiche e pubblici esercizi – in oltre 250 comuni di tutta Italia.

Le imprese che rimangono aperte cercano di recuperare un po’ di liquidità dopo un anno difficile: l’89% degli intervistati dichiara di aver chiuso il primo semestre dell’anno con fatturati in netto calo rispetto allo stesso periodo del 2019, con una perdita media del 31%.

Solo il 6% ha registrato un aumento, mentre un ulteriore 5% ha resistito, mantenendo un livello di vendite invariato. Passando all’articolazione dimensionale, la sofferenza più elevata si evidenzia tra le imprese senza dipendenti (76% di insoddisfatti/molto insoddisfatti).

Tra le cause delle cattive performance, gli imprenditori individuano soprattutto le restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria, indicate dal 62%. In seconda posizione, tra le problematiche più segnalate con il 21%, il generale rallentamento dei consumi.

Una situazione critica che porta molte imprese a valutare la cessazione definitiva dell’attività. Il 7% lo sta già facendo: una quota che, rapportata al totale di imprese, si tradurrebbe in circa 50mila chiusure. Un ulteriore 45% teme di dover considerare la cessazione, invece, se la situazione di incertezza dovesse protrarsi.

“La situazione della Tuscia rispecchia quella nazionale – afferma Vincenzo Peparello, presidente della Confesercenti di Viterbo e membro della presidenza nazionale -. Nella complessità a questo sono interessati i centri storici e i paesi a vocazione turistica. Nel capoluogo della Tuscia prima si assisteva allo svuotamento da parte dei viterbesi.

Adesso si assiste ad un fenomeno diverso perché più fasce di età hanno deciso di non fare le vacanze, altri si concedono un periodo più ristretto rispetto al passato. Comunque molti negozi non chiudono nella speranza di poter recuperare parte del fatturato.

Un aspetto diverso riguarda le tradizionali località balneari lacustri e della costa dove servizi e negozi rimangono aperti essendo questo il miglior periodo per la loro attività, ma quest’anno ridotto solo ai week end per via del pendolarismo dell’utenza.

Ma la situazione, dai dati in nostro possesso, non appare confortante. Come anche per i saldi, l’avvio dei quali quest’anno è coinciso con l’inizio di agosto e comprenderà il periodo di Ferragosto: non stanno andando bene, vuoi per l’anticipo di un mese per le vendite promozionali, vuoi per il gran caldo che spinge i residenti verso luoghi di refrigerio, mentre l’afflusso dei turisti, soprattutto italiani, è limitato e quello dei pochi stranieri condizionato dalla riduzione dal badget disponibile. In pratica stiamo assistendo ad un periodo durante il quale le gente ha scelto di fare meno giorni di vacanza e spendere meno per i consumi.

Questa situazione che riguarda l’intera provincia – aggiunge Peparello – come già rilevato in passato, crea molta incertezza per il futuro. In pratica pubblici esercizi, negozi e botteghe “aperti per crisi” nell’estate del coronavirus, le attività del commercio, del turismo e della somministrazione, così come botteghe e servizi di vicinato, non hanno ancora agganciato il rimbalzo – conclude -. Il Dl Agosto porta misure importanti: bene l’intervento a beneficio delle imprese dei centri storici delle città d’arte, particolarmente colpiti dal rallentamento economico causato dall’emergenza. La crisi, però, non è ancora alle spalle. Servirà intervenire ancora a sostegno delle piccole imprese, o in autunno la situazione di instabilità farà sentire i propri effetti”.

Confesercenti Viterbo

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