Porta della Verità: sicurezza sì, ma senza spegnere una delle poche strade ancora vive

Riceviamo e pubblichiamo

Pedonalizzare non è sempre la risposta giusta. Tutta l’area di Porta della Verità e di via Mazzini è una delle poche dove le attività commerciali continuano a resistere: la chiusura al traffico rischierebbe di mettere in difficoltà botteghe, negozi e servizi che ogni giorno garantiscono vitalità a un tratto di città ancora vivo.

L’incidente accaduto il 16 ottobre all’uscita della scuola primaria Concetti ha riacceso il dibattito sulla sicurezza dei pedoni, ma non può diventare il pretesto per penalizzare chi lavora. La sicurezza va garantita con interventi concreti e proporzionati, senza spegnere la quotidianità di un’area che resta un punto di riferimento per residenti, famiglie e anziani.

Le attività commerciali di quella zona sono un presidio sociale oltre che economico. Mentre in altre zone del centro le serrande si abbassano, qui resistono artigiani, piccoli esercizi, bar e negozi di prossimità che mantengono un tessuto urbano ancora frequentato. Limitare drasticamente l’accesso ai veicoli significherebbe ridurre la clientela abituale e rendere difficoltosi gli acquisti. L’esperienza di altre città mostra che le pedonalizzazioni non portano sempre benefici automatici: dove non si pianificano stalli brevi, accessi controllati e finestre per il carico e scarico, gli effetti sul commercio sono spesso negativi. Servono regole e controllo, non divieti generalizzati.

Il problema principale non è solo la presenza delle auto, ma anche la mancanza di comportamenti corretti da parte di tutti. In orario scolastico molti genitori parcheggiano in modo irregolare vicino alle curve, riducendo la visibilità, ma anche diversi pedoni, spesso ragazzi, attraversano fuori dalle strisce, entrano da passaggi non autorizzati o camminano distratti dal telefono. La sicurezza si costruisce con educazione stradale, rispetto reciproco e controlli costanti. È necessario che la polizia locale presidii la zona negli orari di ingresso e uscita dalle scuole.

Pedonalizzare senza un progetto dettagliato significherebbe creare nuovi problemi: consegne rallentate, difficoltà per le persone con disabilità, minore accessibilità per i mezzi di soccorso e deviazione del traffico verso strade secondarie non attrezzate. Le normative distinguono tra area pedonale, ZTL e APU: ognuna comporta limiti diversi per residenti, fornitori e servizi pubblici. Prima di chiudere, occorre studiare con attenzione gli effetti reali e valutare soluzioni sperimentali meno invasive.

Parallelamente, andrebbero programmati incontri con commercianti e residenti per definire tempi e modalità, evitando decisioni calate dall’alto o prese sull’onda dell’emotività. Una campagna di educazione rivolta agli studenti, realizzata in collaborazione con la scuola e, perché no, con gli stessi negozi di zona, aiuterebbe a diffondere comportamenti corretti e rispetto delle regole.

Chi lavora in tutta quella zona non chiede di lasciare tutto com’è, ma di intervenire con metodo, senza soluzioni affrettate. La sicurezza dei pedoni è un obiettivo condiviso, ma va raggiunta senza cancellare una delle poche aree ancora economicamente vive di Viterbo. Prima di chiudere un tratto vitale della città, serve misurare i dati, osservare i comportamenti, ascoltare chi vive e lavora sul posto. Solo così si potrà decidere con equilibrio, proteggendo chi cammina e chi ogni giorno tiene accese le luci dei propri negozi.

 

In risposta alla nota congiunta Transistor Viterbo per la mobilità sostenibile e la vivibilità urbana e Comitato spontaneo genitori Parco Chiara Lubich sulla pedonalizzazione della zona via della Verità.

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