Ha seguito alcuni dei più importanti casi giudiziari della cronaca italiana che hanno a che fare con il femminicidio ed è un volto noto anche in televisione, spesso ospite in programmi come Chi l’ha visto? e rappresenta, come presidente, l’Associazione Penelope. L’avvocato Nicodemo Gentile, classe 1969, un penalista che si è definito un avvocato di strada, è arrivato a Viterbo martedì 6 maggio pomeriggio alla Sala Teatro della Parrocchia di San Leonardo Murialdo di Viterbo totalmente gremita, l’evento ha il patrocinio dell’Ordine degli Avvocati, che riconosce ai propri iscritti partecipanti 2 crediti formativi. Insieme a lui al tavolo la collega Francesca Brutti, civilista. Il tema della conferenza: “Le facce della violenza. Il delitto di femminicidio tra resistenze e nuove prospettive punitive”. L’introduzione è del Rettore dell’Università Lions dell’Età Libera dr. Bruno Mongiardo che ha messo a fuoco le origini comuni con Nicodemo Gentile, la loro Calabria e il vino citandone aneddoti e coincidenze. Ad aprire l’incontro il saluto del presidente dell’Ordine degli Avvocati di Viterbo Luigi Sini.
L’avvocato Gentile ha aperto il tema dell’incontro con dati alla mano: 118 casi di femminicidio, di cui 96 avvenuti in famiglia, numeri che debbono far riflettere in quanto non più consumati nel sottostrati sociali ma in ambienti elevati ed ecco girare nella slide i volti puliti di uomini e donne, carnefici e vittime che hanno riempito le cronache dei giornali il cui sub strato sociale non è correlato alla causa. “Il discorso – sottolinea l’avvocato Gentile – va ricercato nel silenzio in cui matura l’efferato atto finale dei femminicidi”.
E allora si fa richiamo a nuove esigenze tutelari, che non sono imputabili all’interpretazione della giurisprudenza, ma al sistema, alla rete famiglia-scuola. Alle risorse che il governo deve emanare per far funzionare le dinamiche di relazione nella costruzione di una società che sappia esporsi con la parola. Serve una formazione qualificata nei vari compendi che solleciti un monitoraggio su una nuova esigenza di comunità che non ci siamo accorti si è svuotata di parole lasciando spazio agli indecifrabili silenzi. Due ore fitte di intervento che sono volate, totalmente dedicate al tema senza distrazioni.
Nicodemo Gentile fa parte del Foro di Perugia ed è un affermato penalista con alle spalle decine di incarichi importanti. Così come Francesca Brutti, l’artefice con le sue origini viterbesi di questo significativo incontro in cui è stato ricordato il padre il dr. Aulo, già Rettore di lungo corso della UEL, scomparso nel settembre 2024, in sala è presente la mamma Angela.
“La strada è stata maestra di vita. La strada mi ha fatto prima uomo e poi professionista, anche perché le due cose devono sempre camminare di pari passo. Quello dell’avvocato è un ruolo sensibile, che prima di tutto ti fa entrare dentro l’intimità dei casi”. Il punto di forza e anche di speranza di questo incontro lo si ritrova proprio nelle parole sentite dell’avvocato Nicodemo Gentile.
Due gli interventi del pubblico presente in sala in un tempo che è volato, quello del magistrato e del giovane avvocato. E la promessa di relatore e moderatrice resa a Paolo Cannone presidente del Lions di cui questo anno ricorre il 65°, di tornare per il quarantesimo della UEL e riprendere il punto con il pubblico fedelissimo dell’Università Età Libera “Italo Sacchi”.



























