Muraglione Poligonale delle streghe del Montecchio Luca Zampi scopre altare con Pier Isa Della Rupe

Pier Isa Della Rupe

Muraglione Poligonale Bosco Montecchio

Durante un sopralluogo al muraglione poligonale delle Streghe del Montecchio, nella frazione di Bagnaia a Viterbo, Luca Zampi in compagnia di Pier Isa Della Rupe scopre un altare.Le mura poligonali sono mura innalzate in opera poligonale, tramite la posa di grandi massi lavorati fino ad ottenere forme poligonali, per essere giustapposte a incastro, senza calce, con cunei che riempiono i rari spazi vuoti.Lo stile è caratteristico delle fortificazioni micenee. Sono dette anche mura ciclopiche, termine di uso popolare ma improprio dal punto di vista archeologico, o pelasgiche.

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LE STREGHE DEL MONTECCHIO.
Bagnaia  è uno dei centri dell’Italia Minore più ricchi di storia e di luoghi di attrazione per il turismo nazionale e internazionale, eppure è ingiustamente e incredibilmente trascurata dai maggiori flussi di visitatori. La splendida rinascimentale Villa Lante, i suoi giardini e i suoi giochi d’acqua – citati anche da Ippolito Pindemonte nelle “Prose campestri” d’inizio ’800 -, il prezioso, intatto e caratteristico centro storico, la millenaria tradizione etrusca e le squisite specialità della gastronomia locale, meritano l’apprezzamento di un più vasto numero di turisti. Da qualche tempo questo già notevole patrimonio si è arricchito di un’altra “emergenza” locale, a dir poco inusuale ma degna di interesse: la presenza delle streghe, da secoli, sul vicino colle di Montecchio, l’ultimo o il primo della catena dei Monti Cimini. Questo affermano le tradizioni e alcuni documenti rinvenuti a Bagnaia.
Già di per sé i Monti Cimini sono monti magici: un complesso di rilievi che occupa il cuore della terra degli Etruschi dell’alto Lazio. Monti magici e misteriosi un tempo completamente ricoperti da una selva fitta e intricata di castagni, querce e faggi, che per secoli protesse quel popolo dalle incursioni dei Romani. Scrive Tito Livio: “Era in quel tempo [300 a.C.] la selva Cimina più impraticabile e spaventosa [invia atque horrenda] di quanto non lo siano oggi le foreste della Germania e nessuno fino allora vi era penetrato, neppure i mercanti, né ardiva qualcuno entrarvi”.
Forse anche per questa funzione di bastione naturale, ai Monti Cimini sono da sempre attribuiti un ruolo e una “personalità” sacra. Scrive l’archeologo Livio Gasperini: “Quella che compare è un’immensa area sacra, una res divini iuris, un territorio appartenente a nessuno dei centri circumvicini, raramente impiantati al di sopra della quota-tabù dei 300 m. circa s.l.m. donde pare che iniziasse l’area degli antichi religiosa loca”. E ancora l’archeologa Maria Anna De Lucia Brolli: “Il Mons Ciminius con le sue foreste e le sue sorgenti appare come un luogo consacrato a varie divinità protettrici dei boschi e delle acque”.
L’ultima propaggine dei Monti Cimini, all’estremo nord, ricade nel territorio di Bagnaia ed è esattamente il Colle del Montecchio.

 

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