Mario Valentini:dagli organetti alle macchine parlanti fino al vinile nel Borgo Fantasma

Luciano Costantini

Accarezza con lo sguardo i suoi “gioielli” disposti lungo i tavoli addossati alle pareti della seicentesca chiesa di San Carlo. Frutto naturale di una passione forte che gli anni non sono riusciti a stemperare. Una mastodontica Radio Inca del ’39 più somigliante ad una vecchia madia che ad un apparecchio; una Sirenette della fine del diciottesimo secolo con il suo screpolato ma ancora funzionante cilindro musicale; una Radio Balilla con tanto di fascio littorio sul frontale; grammofoni a uno, due, tre trombe o minuscoli come scatole di cioccolatini; perfino un juke-box dei mitici anni anta. E poi tante manovelle per caricare i giradischi. E’ il regno di Mario Valentini, amante del vintage tout court, più propriamente – absit inuria verbis – “collezionista compulsivo”. In realtà il suo regno è diviso in due: un locale ampio e spazioso nelle viscere del castello Orsini a Soriano e l’interno della chiesa collegiata di Celleno vecchia. Il suo regno ospita più di 150 pezzi tra apparecchi radio rigorosamente a valvole, fonografi e grammofoni. Ancora, un regno del sonoro, “dagli organetti alle macchine parlanti fino al vinile”, esposti al pubblico nella cittadina Cimina il sabato e la domenica e nell’antico borgo della Teverina nei giorni feriali dove Valentini è nato e vive. Ingresso libero. La settecentesca Sirenette è il reperto al quale Mario si sente più legato. “Forse perché è il più piccolo per dimensioni e il più anziano per anagrafe”, di quello che lui definisce un <percorso musicale>, piuttosto che una collezione. Una rassegna che negli anni – oltre un trentennio – si è ampliata ed arricchita attraverso una ricerca quasi spasmodica nei mercatini di mezza Italia e, più recentemente, sull’online. “Quasi un raptus che mi ha dato e continua a darmi immenso piacere e che evidentemente è anche costoso. Non ho difficoltà ad ammettere che la mia è una attrazione fatale per tutto ciò che sa di antichità. E’ che non riesco a tirarmi indietro dinanzi al bello, una categoria che non potrà mai essere ristretta nei lacci del tempo”. Un amore che non è appassito con gli anni pure se è passato attraverso varie fasi. “Quasi mezzo secolo fa ho iniziato con le stampe e i libri antichi. Un tesoretto che poi ho donato al Comune di Soriano. Alla metà degli anni Ottanta è scattata la passione per gli strumenti musicali, prima i grammofoni, quindi le radio”. Un autentico colpo di fulmine. “Sì, galeotto fu il libro…in questo caso il Reader’s Digest sul quale trovai una prima esposizione delle macchine da musica. Cominciai ad occuparmene con crescente interesse ed ora eccoli qui, i miei gioielli. Ecco il mio orgoglio. Felice magari di poter trasmettere agli altri le emozioni che essi mi offrono”. Mario Valentini parla dinanzi all’ingresso della chiesa di San Carlo, dove stazionano anche alcune moto Bianchi anni cinquanta e sessanta, un’altra curiosità che in questi giorni Celleno vecchia può mettere in mostra. Il nostro è entusiasta di quegli edifici in tufo rosso che il tempo e la dinamite non sono riusciti a sgretolare. Dinamite? “Esattamente. Nel ’62 il paese fu fatto saltare con l’esplosivo per impedire possibili crolli con conseguenze nefaste per la gente. L’abitato fu sostanzialmente chiuso, ma subito dopo si aprì ai trafficanti di cocci e reperti storici. Ai predatori di arte. Fu un autentico sacco. Oggi stiamo lavorando al recupero di ciò che è rimasto. Non siamo al livello di Civita di Bagnoregio anche se ci accomuna un singolare destino di morte e di vita. Siamo i superstiti di un “Borgo Fantasma”, ma determinati a dare a Celleno vecchia una seconda, meritatissima, esistenza”.

 

 

 

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