L’influenza della famiglia Vico fu prominente a Viterbo nell’epoca medioevale

di Eleonora Speranza

In occasione delle Giornate Fai di primavera il 23 e il 24 marzo scorso, la delegazione locale ha aperto a cittadini e turisti le porte di tre palazzi storici, tutti di grande valore storico, artistico e culturale:
palazzo dei Priori con le sue straordinarie sale e lo splendore della Cappella Palatina, palazzo Gallo a Bagnaia, fresco di restauro grazie alle eccellenze dell’Università Degli Studi della Tuscia, ed infine Palazzo Vico, grande novità di estremo interesse per la città, i cui cunicoli sotterranei hanno dato luce a secoli di storia viterbese.
La narrazione di palazzo Vico e dei suoi sotterranei infatti, come ci raccontano i preziosi volontari della delegazione, affonda le sue radici molto lontano e si intreccia profondamente con i momenti più cruciali della storia della nostra città. In origine fu abitato dal popolo etrusco, in epoca medioevale palcoscenico degli scontri tra fazioni cittadine, infine rifugio nella Seconda guerra mondiale.
Le indagini su questa zona partono all’incirca nel 2006, in seguito al ritrovamento di numerosi frammenti ceramici durante gli scavi effettuati per la realizzazione di un parcheggio, l’area di scavo si amplia col passare degli anni e nel 2012 il sito è sottoposto a vincolo di tutela archeologico.
Analizzando i locali sotterranei mediante laser scanner, vengono alla luce una serie di cunicoli e locali ipogei che da Via S. Antonio si diramano verso piazza del Gesù per poi collegarsi in molti punti della città.
Si scopre che ancor prima della costruzione del palazzo, riconducibile al XIII secolo, ad opera della famiglia Vico, quest’area era già stata utilizzata dagli etruschi, e a testimonianza di ciò è stata rinvenuta nei cunicoli una tagliata etrusca: una strada sotterranea scavata nel tufo.
In aggiunta ai locali sotterranei, coperto da 4 metri di materiale da demolizione, viene disseppellito un cortile esterno, un tempo pavimentato in peperino, adiacente al lato posteriore del palazzo e ad altre strutture. Nell’angolo sinistro viene rinvenuta una lastra dello stesso materiale, sulla quale è stata scolpita una testa leonina, appartenente con molta probabilità ad un cannello di una fontanella. Ad un livello più elevato invece, viene alla luce un basamento circolare con tre gradini in peperino che coinciderebbe con la vasca di una fontana monumentale di circa 6 metri. Secondo le Cronache Viterbesi di epoca medievale sarebbe appartenuta ad una grande piazza chiamata “Platea Nova”, sede delle prime difese del Castrum Viterbii, poi demolita in seguito a scontri tra fazioni cittadine verso la metà del XIII secolo, e i suoi resti recuperati e riutilizzati.
In quest’area di cerniera tra potere civile (Piazza del Gesù all’epoca era sede degli uffici comunali) e potere religioso (Colle del Duomo, complesso del palazzo papale) sorge Palazzo Vico. La sua riqualificazione ricade nel vastissimo progetto di valorizzazione della città operato nel 2016 dal Comune di Viterbo.
Il palazzo viene edificato ad opera dei signori di Vico, una delle famiglie più importanti della storia del ‘200 e ‘300 viterbese. Discendenti di una casata di prefetti romani, la storia dei Vico si intreccia con la leggenda:
le cronache viterbesi infatti ricordano in particolare Giovanni di Vico, il quale, secondo i racconti, si innamorò perdutamente della bella Galiana, e mosse il suo esercito contro Viterbo pur di ottenere il suo amore. Come ancora si narra, la giovane, fedelissima e irraggiungibile, forse per misfatto, forse per vendetta, affacciatasi alla torre di porta Faul, morì per mano di una freccia di un soldato di Giovanni.
Al di là del mito, che tutt’oggi affascina e continua ad essere tramandato, l’influenza della famiglia Vico fu prominente a Viterbo nell’epoca medioevale, tanto che il loro stemma si trova ancora nell’aula capitolare di Santa Maria in Gradi, e sulla facciata di Palazzo vico stesso: un’aquila circondata da 8 pani, ad indicare l’antico tributo che la famiglia riscuoteva in epoca romana.
A testimonianza della sua antica bellezza, viene fatta risalire alla residenza dei Vico una Madonna con il bambino (1510/1520 circa), attribuibile alla scuola del pastura, presentata al pubblico nel 2001, oggi è esposta alla sala VIII del museo civico.
Il prospetto frontale dell’antico stabile dei Vico si affaccia su Piazza del Gesù, dove si affacciavano anche il palazzo dei “tedeschi” e della famiglia dei “borgognoni”. Il Palazzo all’epoca fu sede della magistratura comunale e vi fu anche amministrata la giustizia.
L’era di supremazia della famiglia termina nel 1319 ad opera di Silvestro Gatti. La sorte del Palazzo, demolito e poi ricostruito, verrà segnata da alcuni cambi di proprietà. Dal XVIII secolo in poi venne abitato dai frati padri della penitenza, poi gestito dal Cardinale Antonio Gabriele Severoli, che ne fece un istituto per orfani e per donne in difficoltà, nominato Scuola della divina provvidenza, destinato a crescere ed espandersi in altri palazzi viterbesi. Nel 1828 il palazzo venne ceduto al comune, che ne fece una caserma di gendarmi.
L’avvincente storia di Palazzo Vico tuttavia, non si esaurisce nel XIX secolo, ma si affaccia nel XX alle vicende gravose e travagliate della Seconda Guerra Mondiale, delle quali i sotterranei offrono ancora testimonianza. Furono diverse le strutture utilizzate dalla popolazione viterbese come rifugi antiaerei: cantine, seminterrati dislocati in tutta la città, e fra queste vi furono anche i cunicoli di Palazzo Vico. Tracce di quei giorni tremendi, sono le aree dei bagni, ancora riconoscibili. Come ci narrano i giovani volontari FAI, non essendo strutture nate per la protezione dei civili, molti soffrirono e perirono in questi sotterranei, a causa delle pessime condizioni e di crolli.
Il percorso, praticabile grazie alla riqualificazione portata a compimento nel 2016 dal Comune di Viterbo, e visitabile esclusivamente in queste due giornate primaverili grazie all’infallibile azione del Fondo Ambiente Italiano, risulta breve a molti dei turisti, i quali vorrebbero vedere di più, ma lungo ed intenso è il percorso storico nel quale siamo stati accompagnati.
All’uscita, a seguito di questa bellissima ed emozionante esperienza, emerge un solo desiderio: quello di poter visitare ancora una volta Palazzo Vico e i suoi straordinari sotterranei, e di vederlo finalmente visitabile e fruibile ogni giorno a tutti i turisti e i cittadini che vorranno conoscere la sua storia.

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