Leonardo Annulli: diventare editore per me una vocazione imprescindibile

di Luciano Costantini

Trentotto anni, una laurea in Scienze Politiche, diverse esperienze professionali anche all’estero. Sarebbero referenze prioritarie di un usuale curriculum per chi aspirasse ad intercettare un lavoro. Non è il caso di Leonardo Annulli che un lavoro già ce l’ha: editore, insieme al padre Giuseppe, in quel di Grotte di Castro che con le sue 2.500 anime non è esattamente una metropoli e non sembrerebbe il massimo per avviare e poi far crescere una “fabbrica di libri”. Eppure oggi la Casa Editrice Annulli è una splendida realtà. Una eccellenza dell’imprenditoria viterbese che meriterebbe il marchio Dop. Risultati in ascesa per qualità e in termini di bilancio, frutto di un progetto editoriale lungimirante, che poggia sulla passione personale. Lo spiega chiaramente Leonardo: “Mio padre mi ha cresciuto a libri e poi da qui sono partito anni fa e qui dovevo tornare. Inevitabile”. La chiacchierata con Leonardo è evidentemente un excursus sul passato, presente e futuro dell’azienda nata nel 2005, ma alla fine, al di là dei numeri e delle prospettive, emerge forte il sentimento. Un mix di passione e amore per questo antico lembo etrusco carico di storia. Un sentimento che è nel Dna degli Annulli. Racconta Leonardo: “Mio padre Giuseppe, ex direttore didattico e giornalista per hobby, era ed è un appassionato di storia locale, conosceva il vissuto di questa terra. Per anni si è dedicato alla pubblicazione di collane che puntassero, appunto, alla sua valorizzazione sotto il profilo storico e antropologico attraverso la pubblicazione di manoscritti inediti di storici locali, come Antonio Quattranni. Il passo successivo è stato quello di dare alla nostra attività editoriale anche un taglio generalista”.

E cioè?
Abbiamo cominciato ad occuparci di narrativa. Per la verità, era già presente, ma limitata al territorio. Noi, si passi il brutto termine, l’abbiamo deterritorializzata. Abbiamo completamente rinnovato dal punto di vista grafico e dei contenuti la nostra collana “Tuscia, storia e tradizioni” affiancandole, per esempio “Musonio l’etrusco”, un filosofo di Bolsena….

Non lo conosco ma c’è tanto da approfondire..
Era un esponente del pensiero neo stoico romano del periodo neroniano. Il libro, scritto dall’ex sindaco di Bolsena Luciano Dottarelli, è un esempio, appunto, di come un pezzo di storia locale possa diventare un testo di respiro nazionale.
Un progetto di nazionalizzazione che il Coronavirus ha bloccato
Diciamo che se non ci ha distrutto, ha inciso moltissimo perché per un mese e mezzo siamo rimasti paralizzati anche se ne abbiamo approfittato per digitalizzare una parte del catalogo ed entrare così nel mercato ebook con la narrativa.

Gli autori?
Ovviamente abbiamo un pool che cerchiamo di valorizzare, soprattutto nel settore della saggistica, ma stiamo facendo la stessa cosa anche per la narrativa. Come li scegliamo? Se riteniamo che qualcuno possa essere o diventare una firma valida, cerchiamo di mantenere la collaborazione, così come abbiamo fatto con Marco Saverio Loperfido del quale abbiamo pubblicato cinque romanzi. Al momento stiamo collaborando con un autore lucano assolutamente bravo.

Come si sceglie, apppunto, e chi sceglie lo scrittore vincente. Insomma, quello di prospettiva?
Generalmente me ne occupo io anche se in questo compito mi aiutano degli amici che mi offrono una opinione da lettori. Sì, diciamo che il talent scout sono io. Un ruolo talvolta impegnativo perché di romanzi ce ne arrivano tanti, almeno una decina al mese. Purtroppo si legge poco e si scrive troppo. E alcune cose…be’ lasciamo perdere. Alla narrativa abbiamo cercato di dare una precisa linea editoriale che sintetizzerei in cinque parole, “romanzo storico con contenuto sociale”. Poi c’è la ricerca tout court: da un paio di anni proviamo a scoprire nuovi scrittori anche tra le pubblicazioni delle piccole case editrici.

Sono più interessanti gli scritti femminili o quelli maschili?
In questo momento quelli femminili, senz’altro. Per la narrativa stiamo lavorando a una antologia di una decina di racconti e non è un caso che la maggior parte di essi siano scritti da donne. Una di loro è Flavia Rampichini di Milano; con un’altra siamo in trattativa per cercare di convincerla a scrivere per noi.

Ce l’ha un sogno?
Vorrei che qualcuno dei nostri vincesse qualche premio. Lo preferirei a un incremento delle vendite che pure negli ultimi tempi stanno andando bene.

Meglio la narrativa o le guide turistiche?
Meglio le guide, ma per una convenienza economica. Ci permettono di andare avanti e pubblicare cose diverse.

Qualche nome dei componenti la squadra…
Sei o sette gli storici fidelizzati, tra loro Antonio Quattranni, Giancarlo Breccola, Marco Saverio Loperfido, Giancarlo Baciarello, Luciano Dottarelli.

C’è un segreto per arrivare al lettore?
Il contatto fisico. Ecco perché per noi le presentazioni dei libri sono un veicolo prezioso. Mica ci possiamo permettere di pubblicare un libro per poi abbandonarlo in uno scaffale di libreria.

Soddisfatto di essere un giovane editore?
Sì, anche se non al cento per cento. Certo non cambierei mestiere.

Neppure per diventare un editore metropolitano?
Proprio no. Per una scelta di vita.

A proposito di scelte di vita, coltiva qualche hobby?
Sono malato per la musica. Ho una collezione di vinili che sta crescendo. E ogni tanto suono pure il basso elettrico.

Prossima uscita?
”Chi dorme non prende pesci”. Doveva essere pubblicato a marzo, poi il Coronavirus ci ha bloccato. Autori Francesco Orzi e Alessandro Zocchi, è il primo libro di una collana di divulgazione scientifica dove si spiega come funziona la memoria e di come prendersene cura. Intanto cominciamo a ricordarne il titolo.

FOTO: sfondo Grotte di Castro @igersviterbo

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