Le maioliche della Torre di Palazzo dei Priori. Inizia la catalogazione e poi il restauro a cura di Emanuele Joppolo

di Luciano Costantini

Dopo decenni di irresponsabile, per quanto colpevole, abbandono le cento maioliche che formavano i due quadranti della torre del Comune di palazzo dei Priori vengono sottoposte ad un delicato lavoro di ricostruzione, prima ancora che di restauro. Non torneranno certo a far da cornice agli orologi che battono le ore di Viterbo, ma con il loro salvataggio potranno rendere testimonianza che la città è in grado di segnare presente e futuro. Sono cento formelle che fino a qualche mese fa erano accatastate in un sottoscala del museo civico, al buio perpetuo e all’umidità, all’interno di casse di plastica di quelle usate solitamente per contenere frutta e verdure. Sono state tutte recuperate e al momento sono disposte (a pezzi, ovviamente) lungo uno dei portici superiori del museo per la prima, indispensabile, catalogazione da parte del restauratore viterbese, Emanuele Joppolo. Una operazione voluta congiuntamente dal Comune e dalla Soprintendenza guidata da Margherita Ekberg, coadiuvata dalla responsabile di area Luisa Caporossi. “Un lavoro – spiega Joppolo – che andrà avanti almeno un anno perché si tratta di ricostruire due grossi puzzle, delle dimensioni di quattro metri per quattro. Non sarà facile, ma ci riusciremo”. I quadranti sono due, appunto: uno si affacciava su piazza del Plebiscito, l’altro su via Roma; non sono quelli risalenti al quindicesimo secolo ai quali fanno riferimento illustri storici viterbesi come Cesare Pinzi, ma sono stati realizzati e assemblati nel diciannovesimo secolo, uno nel 1816, l’altro nel 1883. L’autore viterbese di uno dei due ha voluto lasciare anche la firma: “Francesco Ercoli fecit..”. I quadranti attuali risalgono invece ai primi anni Ottanta del secolo scorso. Comunque preziose cornici per orologi che hanno segnato e continuano a segnare la vita della città nei secoli. Basti dire che il primo orologio fu piazzato nel 1424 e fu tra i primissimi in Italia. Poi terremoti, crolli, scarsa manutenzione hanno prodotto progressive sostituzioni sino a far finire le maioliche ottocentesche negli scantinati dal museo civico. E domani? “Un passo per volta – precisa l’assessore al Patrimonio, Paolo Barbieri – intanto siamo riusciti a recuperare due reperti importanti per la città e per la Tuscia. Terminato il restauro vedremo dove collocare esattamente i due quadranti, ma di certo resteranno all’interno del museo”. “Potrà sembrare un paradosso – spiega Joppolo – ma il problema più serio sarà quello di come far stare insieme le maioliche senza danneggiarle”. Cioè come tenere uniti i due puzzle che comunque sembravano irrimediabilmente perduti.

    

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