Alfiero Andreozzi è un imprenditore agricolo che ha dato nuova linfa a quella che era la proprietà di famiglia, ci parla della sua sfida, quella di coltivare il re delle spezie in un territorio inedito che sta evidenziando nuove vocazioni.
Il protagonista di questa storia ha deciso di scommettere su una delle spezie più pregiate al mondo nella sua Tuscia. Con pazienza, passione e un pizzico di follia, ha trasformato quello che era un terreno di famiglia in un campo fiorito di crocus sativus, riscrivendo le regole dell’agricoltura locale.
Ma come tutto ha inizio?
Alfiero racconta che è stato nel 2020 che ha deciso di dare un nuovo impulso alla proprietà di famiglia, gestita fino a quel momento dal padre Roberto e, prima ancora, dalla nonna Anita. Col sostegno anche di sua moglie Cinzia, crea la sua azienda agricola, Casal della Macchia, un terreno sulla strada Ombrone tra Viterbo e Montefiascone, che i suoi famigliari avevano gestito fino a quel momento coltivando cereali o pascolo.
Attirato dai prodotti di nicchia per la loro preziosità e ricercatezza, Alfiero si dedica ad alcune coltivazioni particolari, come la Paulownia, una pianta comunemente conosciuta per la sua bellezza e maestosità. Essa fa parte della famiglia delle Scrophulariaceae ed è anche chiamata “albero delle principesse”, in quanto il suo nome deriva da quello della nobildonna russa Anna Pavlovna, una pianta ad accrescimento veloce, molto ricercata nell’arredo delle barche, di cui a oggi Alfiero dispone di seicento esemplari.
E poi la passione per le spezie rosmarino e peperoncino, ed ancora cento piante di nocciole, cento piante di carpino (un legno usato nei pianoforti apprezzato per la sua caratteristica di non deformarsi mai) e un delizioso tartufeto di tremila metri quadrati.
Infine arriva “lui”, sua maestà lo zafferano con la scelta di dedicarsi agli stimmi dei suoi fiori viola, circa cinquemila bulbi, che tra metà ottobre e metà novembre esplodono in un’incantevole fioritura dai petali lilla e il pistillo rosso. Non a caso è chiamato «Oro rosso».
Come avviene il processo di coltivazione, dalla piantagione alla raccolta dei fiori?
E’ un processo abbastanza semplice, che segue i tempi della natura. Il periodo tra il 20 agosto e il 10 settembre è il migliore per mettere a dimora il bulbo nelle balauture (delle convessità nel terreno a coperchio di baule che favoriscono il deflusso delle acque in eccesso); verso metà ottobre-novembre si aprono i fiori, che vengono poi sottoposti alla separazione tra foglie e pistillo e infine all’essiccatura. Il lavoro per raccogliere i preziosissimi pistilli rossi, che vengono delicatamente estratti a mano da coloratissimi fiori viola, è certosino, manuale, molto faticoso. Il risultato, però, è straordinario.
Quali sono gli ostacoli e le problematicità più significative che ha riscontrato nella coltivazione?
La presenza di artropodi (insetti come ragni, afidi, cicaline) e arvicole (roditori) che possono seriamente compromettere la resa e la qualità del raccolto.La chiave per la gestione di questi problemi è sempre in un approccio integrato, mantenendo il terreno sempre ben drenato e l’uso di dissuasori naturali per garantire una coltivazione sostenibile.
Come gestisce la sostenibilità e l’uso responsabile delle risorse naturali della Sua azienda?
Nella mia piccola azienda agricola cerchiamo di rispettare l’ambiente in ogni fase del lavoro, utilizzando tecniche di di agricoltura integrata evitando l’uso di prodotti chimici e attraverso la rotazione delle colture per mantenere fertile il terreno. Inoltre, cerchiamo di valorizzare le risorse locali e di ridurre gli sprechi utilizzando gli scarti vegetali per il compost.
Quali sono i mercati di distribuzione del suo zafferano?
La nostra è una vendita diretta e, soprattutto una vendita emozionale. Lo zafferano non è un prodotto indispensabile alla nostra vita, ma è un piccolo lusso, un’esperienza sensoriale, un profumo che avvolge. E’ il sole della nostra terra, raccolto a mano, fiore per fiore, con tanta pazienza. E’ tradizione. E’ il sapore delle feste, dei pranzi in famiglia, l’ingrediente che rende speciale un semplice risotto. Un gesto d’amore.
Quali sono i parametri con cui lo si giudica?
Sono tre: il colore, il sapore e il profumo.
Unire un’idea imprenditoriale per fare presa e per fare del bene al territorio e a quanti ci vivono.Quali suggerimenti per i nuovi imprenditori?
Molti giovani vengono attratti dal miraggio di un guadagno quasi immediato, ma devono fare i conti non solo con il lavoro che riguarda la raccolta dei fiori, ma anche con la manutenzione dell’impianto, lo sfalcio delle erbe infestanti, la sorveglianza sull’azione dei roditori e infine sull’opera di concimazione. Consiglierei di iniziare con un numero di crochi molto limitato, al massimo 500 bulbi.
Chi nella Tuscia ha avuto un ruolo significativo nella sua crescita d’impresa?
Mi fa piacere ricordare gli insegnamenti e i consigli di Valentina Tescari, pioniera in questo settore, che ha saputo creare un business di successo e che con grande generosità ha saputo indicarmi la strada.
Qual è il consiglio più importante che ha ricevuto nel mondo dell’agricoltura che vorrebbe trasmettere agli altri?
Di ascoltare la terra. Forzare i tempi e il terreno porta solo problemi. Essere pazienti, osservare e imparare continuamente dalla natura porta ad avere un’agricoltura sana e duratura.
Quali sono i suoi piani futuri per l’azienda? Ha in mente di espandere la produzione o introdurre nuovi prodotti?
Nel prossimo futuro il progetto più importante è creare un impianto di coltivazione semi-intensivo di uliveto che offre diversi vantaggi, sia agronomici sia ambientali. E’ una gestione sostenibile, più facilitata rispetto alla tradizionale che permette di ottenere un olio extravergine di oliva di alta qualità.
Un’’idea imprenditoriale, quella di Alfiero Andreozzi, capace di unire innovazione tecnologica e valorizzazione del territorio incentrata sullo zafferano, un prodotto dalla storia antica e dalle qualità uniche e un pilastro per un futuro sostenibile e resiliente in un territorio come la Tuscia ancora incontaminato. Un frutto della terra realizzato senza concimi, diserbanti e senza prodotti chimici» ma solo con le mani, la cura e la passione.
Foto. Oltre a produrre un legname di eccellente qualità, la Paulownia è famosa per i suoi bellissimi fiori.
il prodotto fininito brand Casal della Macchia