La Santa Rosa inedita di Giovanni Proietti

di Laura Pasquini

Giovanni Proietti è stato un eccellente artigiano di Bomarzo, oggi in pensione, ma da più di quarant’anni l’arte scuote dalla sua anima: scrive copioni, crea, dirige spettacoli e coinvolge bambini, giovani e adulti nell’arte del teatro.

Dal 2010, è impegnato anche nella parrocchia della Sacra Famiglia, dove il parroco Don Luca Scuderi, ha dato vita ad un laboratorio teatrale.        

I suoi collaboratori sono gli amici di sempre e amici nuovi, che si occupano del suono, dei costumi, delle scenografie; tra i suoi attori ci sono persone che nella vita fanno tutt’altro, ci sono i nostri figli, che noi, increduli, ritroviamo sul palcoscenico a ballare, cantare, recitare.

E’ stato spesso sottolineato che non sono professionisti dello spettacolo, ma la realtà è che lavorano con la stessa serietà e passione di chi lo fa di mestiere, investendo molte energie nello studio e nell’analisi psicologica dei personaggi, per offrire una performance di qualità, curata nei dettagli, con molto riguardo per lo spettatore. Sempre sotto la guida autorevole ma affettuosa di lui, di Giovannino, come lo chiamano tutti, coadiuvato dalla Professoressa Laura Mattioli, aiuto-regista. Perché l’arte del teatro risiede proprio nella possibilità di costruire un’opera capace di lasciare spazio a chi guarda.

Dalla sinergia di tutte queste forze e da un’idea di Don Luca Scuderi, prontamente accolta da Suor Francesca Pizzaia, Madre Superiore del Monastero di Santa Rosa, il 5 Marzo nella nostra città, è andata in scena la prima di una Sacra rappresentazione teatrale che parla della bambina di tutti noi, la nostra Santa Rosa.

E’ stato un vero successo e a grande richiesta, il Santuario è tornato a farsi palcoscenico per due ulteriori repliche, l’ 11 e il 12 Marzo.

A Settembre, inoltre, sono in programmazione altre date che saranno comunicate in seguito.

“Una rosa fiorì dal cielo“, è il titolo dell’opera scritta e diretta da Giovanni Proietti, ispirato dall’incipit di un Inno che si cantava al mattutino della festa di Santa Rosa: “una rosa celeste fiorì nel mondo…”

Un evento che ha suscitato grandi emozioni, un’ondata di caldo affetto per Viterbo e per “Rosina nostra” che, in questa occasione ha il volto e la voce di Giorgia Prosperi, incantevole e brava.

Una compagnia di “non attori”, abbiamo detto, ai quali è stato espressamente richiesto di “non recitare”, ma di sforzarsi di “sentire” il personaggio loro assegnato, di viverlo e di traferire in esso le proprie emozioni e il proprio temperamento; e tutti sono stati bravissimi a dare vita, anima e corpo, al testo scritto, con grande dedizione.

Giovannino è ancora incredulo quando racconta dell’ incontro con Don Luca e Suor Francesca il 6 Marzo di un anno fa: la loro proposta gli sembrava ardua e difficile da realizzare, ma grazie al contributo di Banca Lazio Nord, questo progetto è diventato realtà.

Una Rosa come nessuno mai ce l’aveva raccontata prima.

Giovannino, Suor Francesca ha definito il suo processo di scrittura come una “ricerca costante” e un “costante ascolto” teso a “dare voce alla VOCE”.

Gli abbiamo chiesto: In che modo si è posto in ascolto, cosa ha sentito?

Deliberatamente non ho voluto leggere nulla di quello che è stato scritto su Rosa fino ad ora. Le mie fonti sono state unicamente la Vita I e la Vita II conservate al Centro Studi Santa Rosa da Viterbo. La lettura di quei testi, anche una minima frase pronunciata dai vari personaggi, è stata fondamentale …li ho letti così tante volte che pian piano, dentro di me, hanno cominciato non solo a prendere forma, ma anche a delinearsi precise personalità… Fino all’l’intuizione, che per me ha rappresentato la chiave di svolta: immaginare i due personaggi del presente, Suor Agnese e la giovane Letizia, le quali svolgono il ruolo del Coro come lo troviamo nella tragedia greca, cioè quello di anticipare ed evocare gli accadimenti che poi come in un flashback appariranno in scena. Due dimensioni, Passato e Presente, che si specchiano e rappresentano, l’elaborazione della scena, più che la narrazione.

Un lavoro impegnativo ma esaltante e approfitto per ringraziare mia moglie Stefania che ha saputo capire la mia esigenza di isolarmi, a volte anche estraniarmi; la sua vicinanza discreta è stata preziosa.

Questo rispecchiamento delle due dimensioni temporali è ben visibile alla fine della rappresentazione, quando Letizia e Suor Agnese guardano da un lato del palcoscenico, il Podestà inginocchiato sulla tomba di Rosa.

Passato e Presente che si guardano… Cosa può dirci ancora Rosa e perché dovrebbe continuare a stupirci?

Rosa dovrebbe continuare a stupirci perché … perché dovremmo riuscire a recuperare il senso dello stupore davanti al bello… a quello che ci fa bene al cuore!… Come Letizia, che, quando arriva al Monastero per le ricerche della sua tesi, ha paura a guardare dentro se stessa, ad ascoltarsi, ma alla fine della storia, ne uscirà cambiata, sicuramenta una giovane donna più consapevole di sé.

Quello di Rosa è un messaggio trasversale, attraversa i secoli perché è molto semplice. Rosa non chiede dedizione, ma imitazione, come ha fatto lei, che non è mai stata una Clarissa, ma è francescana nel cuore.

Segue gli insegnamenti di Francesco e Chiara d’Assisi… Rosa ci parla di amore, rispetto per tutte le creature, di fratellanza, di pace, pratica la carità, l’accoglienza e la cura per chi soffre, per chi è in difficoltà … Il messaggio di Rosa è semplice, comprensibile a tutti, anche ai bambini, e chi dice che è difficile o che non è più attuale, probabilmente lo dice perché è scomodo e richiede impegno… E il risultato ce l’abbiamo davanti agli occhi con quello che accade adesso nel mondo!           

Il potere è lo stesso, ieri come oggi. Entra con arroganza nella nostra vita e pretende di condizionare la nostra libertà; quando Rosa viene mandata in esilio, la suora fa il paragone con Cristo… una ragazzina pura che affronta i potenti da sola, mentre gli altri si nascondono … ma, come è scritto anche nel testo, i giovani che lottano per un ideale non falliscono mai!

Rosa è il fiore più bello del giardino di Dio, non può appassire!… In poco tempo riesce a spargere il suo profumo, poi torna al Cielo ancora fresca e fragrante, ma non cessa di emanare la sua Grazia…

Il (poco) tempo che abbiamo su questa terra è un tema evocato più volte in questa opera delicata e potente.

Una Rosa “inedita”, che vuole ricordarci anche che “Non importa quanto vivi, ma come vivi”.

L’arte del teatro trasmessa da Giovanni Proietti è un viaggio interiore che attraversa la pratica attoriale e l’esperienza del teatro per sconfinare in una riflessione sulla nostra Rosa, sul nostro tempo in corsa e le sue infinite variazioni di ritmo e di intensità.

Questa rappresentazione è un dono.

 

 

Foto cover (lato sx) Santa Rosa di Rodolfo Morbidelli

 

 

 

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