La luce assoluta dell’Etiopia,il libro di Loperfido: un ritorno alle origini attraverso il cammino.

di Liliana Gheorghe*

“La luce assoluta dell’Etiopia-Esperienze di Montagnaterapia” ultimo libro di Marco Saverio Loperfido edito Lorusso non è soltanto letteratura di viaggio o racconto delle esperienze di Montagnaterapia, come si può leggere nel titolo, non è soltanto un saggio antropologico-filosofico come lo ha definito l’autore alla presentazione.
E’ molto di più perché è un po’ di tutto questo e perché Marco Saverio Loperfido ha tanti maestri. E lascia traccia di loro nel libro.
Poi è vita vissuta in prima persona e riportata come un diario di esperienze più o meno estreme, che porta autore e compagni a conoscere i propri limiti, a superarli tanto da dire: “ce l’ho fatta una volta, ce la farò di nuovo”.
A noi che leggiamo dà speranza, prima perché leggendolo sogniamo a occhi aperti e poi perché ci troviamo a pensare: <> , tanta è la sensibilità e la potenza espressiva e comunicativa dell’autore.
La fatica del viaggio rende le persone più aperte alla condivisione con gli altri o con sé stessi, abbassa le difese e ci mette in contatto con la nostra anima e con le proprie paure. Ci rende uguali, ci rende umani. Ci fa rinunciare alla propria prigione di condizione umana dove l’ultimo passo dipende dal primo.
L’Esperienza stessa è terapia!
Per tutti i partecipanti, sani o malati , principianti o avvezzi all’arte del viaggio.
Tutti più o meno alla ricerca del “Monte Analogo”.
Un libro stimolante che parla dell’approccio alla vita, di quello che ha appreso dal suo maestro di viaggio Bruce Chatwin e della sua “Anatomia dell’Irrequietezza” o da P.P. Pasolini, perché il cameraman è osservatore per eccellenza.
Nell’introduzione di Marco Bartolomucci leggiamo che M.S.Loperfido “osserva lo spazio nuovo che ogni volta si amplifica davanti all’obbiettivo della telecamera, notando così come l’architettura dei luoghi sia riflesso di vere e proprie intenzioni, che donano bellezza o devastano il paesaggio.”
Ma è anche un libro che racconta con ironia un sogno: “…mi chiesi colpevolmente quale fosse l’origine della coscienza delle cose e la beccaccia col gufo, rispettivamente il simbolo del giorno e della notte, non volendo rispondere almeno per ora a quella impertinente domanda, continuarono immediatamente il loro viaggio per la destinazione finale di questo sogno, che pare proprio essere l’approdo iniziale delle favole strane” dove “la Via veramente Via non è una Via costante” per dirla con Tao.
Così l’Esperienza è Memoria e Sogno-Immaginazione.
E’ un cerchio che si chiude con la “riscrittura”.
E la “riscrittura“ è terapeutica!
Oliver Sacks, l’altro suo maestro, nel suo ultimo libro “Il fiume della coscienza” ci dice che “la verità è la verità narrativa” e che “la memoria non emerge soltanto dall’esperienza, ma anche dal rapporto tra molte menti”; che “come esseri umani ci tocca una memoria fallibile, fragile e imperfetta- ma dotata anche di grandissima flessibilità e creatività. La confusione a proposito delle fonti, o l’indifferenza verso di esse, può essere un paradossale punto di forza: se potessimo identificare l’origine di tutta la nostra conoscenza, saremmo sopraffatti da informazioni spesso irrilevanti. Il disinteresse per le fonti ci consente di assimilare quello che leggiamo, quello che ci viene raccontato, quello che gli altri dicono, pensano, scrivono, dipingono, con la stessa intensità e ricchezza di un’esperienza primaria. Questo ci permette di vedere e sentire con altri occhi e altre orecchie, di entrare in menti altrui, di assimilare l’arte, la scienza e la religione attingendo alla cultura nella sua totalità, di penetrare e contribuire alla mente collettiva, al commonwealth della coscienza. La memoria non emerge soltanto dall’esperienza, ma anche dal rapporto tra molte menti”.”
Loperfido, come autore, riesce in questo e per dirla con il suo altro maestro Chatwin, nel territorio della sua letteratura si potrebbe “appendere il cappello”.
Continuare a leggerlo e seguirlo nel suo pensiero dove:” la lotta alla felicità per una persona è camminare insieme ai propri compagni” e “se sei stanco ci fermiamo un po’”.
Tramite il racconto dello scrittore e attraversole sue foto chi legge viaggia insieme a lui e ai suoi personaggi, che non hanno una descrizione ma soltanto il loro nome di battesimo. Come per non interferire con l’autenticità del ricordo, fuori da ogni giudizio.
Ancora Marco Bartolomucci scrive che “leggere è saper ascoltare i passi per capire da dove arriverà il vento”, come risposta complementare a quello che pensa Marco Saverio Loperfido ideatore del portale Ammappaitalia sullo scrivere che è come “camminarsi dentro”.Con uno stile, il proprio.

*Coautrice del romanzo “Il sorriso triste dei girasoli” edito da Arpeggio libro editore.

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