La crocefissione di Viterbo, un convegno farà il punto sulla ricerca. Exploit Museo Colle del duomo

di Luciano Costantini

La crocefissione di Viterbo” è uno dei pezzi pregiati del Museo del Colle di Viterbo: una tavoletta, cinquanta per sessanta, che negli anni è stata oggetto di esami continui ed accuratissimi al fine di attribuirle una data e anche una mano certe. Sedicesimo secolo? Forse. Michelangelo? Possibile, per alcuni studiosi. Proprio no, sentenziano altri storici dell’arte, tra i quali il viterbese Mario Signorelli. La Crocefissione sabato prossimo (ore 16 Museo del Duomo) tornerà di nuovo al centro dell’attenzione in un convegno promosso dalla Diocesi di Viterbo, dal Polo Monumentale del Duomo e da Archeoares. Un incontro in cui si farà il punto della ricerca dopo gli appuntamenti precedenti. Una sorta di work in progress che dura da sei anni. “Perché la ricerca non finisce mai”, puntualizza Gianpaolo Serone di Archeoares, che però non anticipa i contenuti degli studi dell’ultimo anno, in base alla decisiva stima al radiocarbonio. Insomma, un convegno con tanto di suspence. Perché solo sabato pomeriggio sarà annunciata la “forchetta” entro la quale si colloca la tavoletta. “Sarà un tecnico di Unitus – si limita a dire il responsabile Archeoares – a stabilire i limiti temporali. Crediamo intorno al Concilio di Trento”. Cioè tra il 1545 e il 1563. L’intento degli organizzatori del meeting artistico è quello di fissare un punto fermo nel tempo, scoraggiando così manipolazioni passate, presenti e future. Sottolinea lo storico dell’arte, Antonio Rocca: “Sicuramente potremo avere una ragionevole certezza della collocazione dell’opera”. Che da anni attrae l’interesse di gruppi archeologici, e tanti atenei. Ultimo in ordine di tempo il Politecnico di Milano. La Crocefissione, è sicuro, presenta elementi michelangioleschi. Il conte Paolo Brunamonti nel 1725 ne fece dono ai gesuiti di S.Ignazio a Viterbo e la definì “opera di Michelangelo Bonarota”. Oggi è possibile ammirarla all’interno del Polo Museale del Duomo che così si arricchisce di un altro prezioso capolavoro che verosimilmente andrà ad incrementare l’interesse e quindi la presenza turistica già in netta ascesa. I dati forniti dal vicario generale della Diocesi, don Luigi Fabbri, sono assolutamente confortanti: 33.800 visitatori dall’inizio dell’anno; erano stati 29.782 nell’intero 2018 (+4.000 in neppure dodici mesi); provenienti da 21 nazioni diverse a da 18 regioni italiane.

COMMENTA SU FACEBOOK

CONDIVIDI