“La Carlina, l’erba che curò Carlo Magno” se ne parla a Acquapendente

“La Carlina, l’erba che curò l’esercito di Carlo Magno” è il titolo della conferenza in programma per sabato 24 giugno alle ore 17.00 al Museo della Città di Acquapendente. “Nel corso dell’incontro – anticipano gli organizzatori – parleremo della leggenda narrata da Enea Silvio Piccolomini, il grande Pontefice umanista Pio II, nei “Commentarii” -1462/63 (commentario delle cose memorabili che accaddero ai suoi tempi), circa la miracolosa guarigione dalla peste che colpì l’esercito di Carlo Magno Re di Francia, nell’anno 800, quando si trovava ad Abbadia S.Salvatore sul Monte Amiata in attesa di proseguire per Roma dove poi venne incoronato Imperatore del Sacro Romano Impero, sino alla scoperta nel XX sec. dell’ossido di carlina, un antibiotico estratto dalle sue radici, un antibatterico capace di curare forse una forte infezione intestinale, ma non di certo la peste: il fragello di Dio!

Parleremo della carlina acaulis o acanthifolia detta anche carciofo selvatico ed in particolare dalle sue foglie spinose e dalla infiorescenza tipica delle asteracee, derivano molti decori usati dai figuli aquesiani nella seconda metà del XV sec. e principalmente la “foglia gotica o accartocciata” decoro principe del “ballardiniano” periodo “Gotico Floreale”.
Parleremo dei documenti di archivio dell’epoca, dove emerge chiaramente che dal 1450 circa si sviluppò ad Acquapendente una nuova attività che vide gli aromatari e i vascellari locali associati nel produrre farmaci tratti dalle erbe medicinali dell’Amiata e commercializzarli dentro i vasi in maiolica all’uopo torniti, dipinti con splendidi decori e poi cotti nelle loro fornaci.

Quindi le società che si formarono in quel periodo tra aromatari e vasellari aquesiani, vendevano agli speziali di tutta Italia, nella fase di primo impianto, sia i medicamenti che i relativi vasi in maiolica: albarelli, orcioli, bottiglie, ed altre forme chiuse, con spesso l’indicazione del farmaco : unguenti, elettuari, pillole, sciroppi, acque aromatizzate etc etc con l’iscrizione sotto la base del loro peso specifico e a volte con l’apposizione in grande evidenza del marchio economico dei produttori. Vasi in genere decorati con immagini relative alle materie prime usate e a volte con l’aggiunta dell’emblema della spezieria, lo stemma del proprietario, ed altro. Questo fu un fenomeno di grande importanza economico-finanziaria, socio-sanitaria ed artistica, che si sviluppò anche nel secolo successivo, fino a far diventare Acquapendente “La città de li vasi”.

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