Justin Bradshaw l’artista che ha scelto la Tuscia tra i protagonisti della mostra “Incontri a Sutri”

di Laura Pasquini

Fare due chiacchiere con un vero artista non è mai un’ esperienza neutra.Quando si entra in contatto, anche per pochi minuti, con chi crede e persegue nella sua vita l’Arte, la Bellezza, in qualche modo, te ne regala un po’ e inevitabilmente, diventa anche uno sguardo dentro se stessi.

Incontriamo nel suo studio immerso  nel verde della Tuscia viterbese, Justin Bradshaw, pittore britannico e Professore di Disegno all’ Usac in Santa Maria in Gradi. La sua tecnica è quella dell’olio su rame; una tecnica antica sviluppatasi durante il periodo manierista e scelta in particolare da artisti fiamminghi  e tedeschi per piccoli e raffinati dipinti.

L’artista  è stato scelto dal Sindaco di Sutri, Vittorio Sgarbi per la sua mostra al Palazzo Doebbing  “Da Giotto a Pasolini – Incontri a Sutri”, attualmente in corso che  di lui dice: “ … Justin Bradshaw, artista sorprendente. Pittore paziente ed ispirato, Justin si muove negli spazi ristretti del suo studio, della sua casa, insieme a quelli sconfinati della sua mente. Estremo pittore della realtà, Justin vede negli oggetti d’uso quotidiano degli assoluti sensuali (non concettuali) concedendosi ad virtuosismo estremo, ma non compiaciuto. Vuole stupire.

Come ha conosciuto Vittorio Sgarbi e qual è il rapporto che ha con lui

Un amico, Alessandro Bianchi, gli ha segnalato la mia presenza .E’ un uomo, molto gentile,  molto colto ma senza filtri, ti dice comunemente in faccia quello che vorremmo dire anche noi, ma che non osiamo.

Lei ritiene che una mostra di così grande spessore si sarebbe potuta mai realizzare senza Vittorio Sgarbi, ideatore e unico artefice?

Assolutamente no. Sgarbi ha le competenze non solo culturali e artistiche, ma anche una rete di conoscenze che hanno permesso che questo evento sia potuto divenire realtà, come Intesa Sanpaolo, il cui contributo è stato fondamentale.

250 opere esposte, che coprono un arco temporale che va dal VI secolo ad oggi, raccontano la vita di uomini e donne legati tutti da una personale e originale vocazione verso la ricerca del Bello. Le Sue opere, una quindicina, sono esposte al primo piano in dialogo con le sculture di Alessio Deli. Si tratta di ritratti e nature morte eseguiti a olio su rame; ci rappresenti la Sua arte, spesso accostata al realismo incarnato di Lucian Freud … Chi sono i Suoi Maestri?

Si, sono d’accordo, Lucian Freud mi piace molto, forse parte da una mia estrema ammirazione per Rembrandt, una pittura molto materica, quasi alchemica. Quando parlo di matericità, forse sto parlando della pennellata, i segni che vengono lasciati dal pennello. Per molti anni la mia pittura è stata molto meticolosa, su lavori molto piccoli, è stata anche una grande scuola, ma negli ultimi anni però, sento più il bisogno di non essere più così centrato sulla meticolosità ed esprimere di più con una sola pennellata; quindi una pittura non più così fotografica, parola che, tra l’altro, odio nella pittura. Rembrandt, con quattro tocchi di china riesce ad esempio, a raffigurare la moglie ammalata a letto e a farti sentire tutto il dolore di un essere morente …Tutti i pittori figurativi mirano a questo, a far percepire la vita e i sentimenti con pochissimi tratti, in un percorso che va dalla precisione meticolosa alla libertà e all’espressività. La tecnica pittorica è solo un mezzo per ottenere la comunicazione; con qualcosa di molto meticoloso e virtuosistico è facile ottener complimenti, sempre desiderati dall’artista per amore di vanità, ma distoglie dal valore, dall’emozione, come quando si piange ascoltando una musica

 

Le Sue opere sono … struggenti, non c’è proprio un dolore, ma forse una forma di rassegnazione o di accettazione, che traspare nelle persone, ma anche dagli oggetti che Lei rappresenta, come ad esempio il tubetto di colore “Raw Sienna”, che spremuto fino alla fine, sembra avere consapevolezza di aver esaurito la sua funzione, forse anche un po’ di nostalgia.

Grazie per questa parola, struggente, per me ha molto più valore di “bello”, è anche in po’ il senso di “assoluto sensuale” di cui parla Sgarbi.  Si dipinge sempre se stessi, anche quando il volto è di un altro, ti frammisti con la sua psicologia, mi affascinano le storie delle persone.Non credo di voler dipinger un oggetto comprato e nuovo perché non ha una storia.A me attira molto il concetto di “perdita” inteso sia come perdere qualcosa che hai avuto o qualcosa che non hai avuto il coraggio di avere, non sono interessato agli eroi, ma alle persone che hanno sofferto, e che hanno anche commesso errori. E’ qualcosa che appartiene a tutti noi, basta cercare.

Qualcuno ha scritto che gli oggetti sensuali di Justin Bradshaw si trasformano nei soggetti della sua concezione pittorica e ne “Il Banchetto di Erode” porta nella contemporaneità la narrazione biblica in una dimensione domestica e familiare. E’ esattamente così?

Si, il quadro, che ritrae una vera famiglia di Civita Castellana, racconta un momento molto drammatico, ma in una chiave fortemente ironica, ed a un secondo livello è anche un’interpretazione dei legami famigliari, delle dinamiche inconsce, fraintendimenti che appartengono a molte famiglie, come una figlia che può essere condizionata dall’ influenza di un genitore.

 

Quanto ha inciso il lockdown nella Sua creatività? Come definirebbe quel tempo trascorso, per la Sua Arte e per il Suo stato d’animo?

E’ stato un tempo sospeso, l’ ho considerato un disturbo e non senz’altro un’ispirazione. Neanche un tema pittoricamente molto interessante.Non potendo venire a studio, ho lavorato un po’ a casa. Questo tipo di eventi, forse mi fanno valorizzare di più l’isolamento, scelto però, non forzato; trovo di grande valore il contatto con la natura, che è fondamentale per il mio studio sui pigmenti e sulle tradizioni antiche e in estrema contraddizione con l’industrializzazione che avvelena il mondo, maltratta gli animali … Non è certo questo il mondo che vorrei.

La Sua vita è oggi divisa tra Civita Castellana dove vive, e Viterbo, dove insegna. E’ arrivato in Italia nel 1995, come si trova nella Tuscia?

L’Italia oggi è la mia casa, mi ha dato tutto. E il mio cuore è italiano.

Quali sono i Suoi progetti per il futuro dopo una mostra di così grande spessore?

L’interessamento di Sgarbi mi ha mosso verso nuove strade e vorrei continuare sulla via tracciata da Lucian Freud, i ritratti e la figura umana, ma abbandonando l’uso delle foto, che sono un po’ come una stampella a cui appoggiarsi un po’. Adesso  sono in una fase di profonda innovazione, che mi orienta verso nuovi volti, nuove creazioni.

E poi, ancora la ricerca … le tradizioni antiche, il lavoro sui pigmenti, sulle proprietà materiche dei materiali, facendo riferimento a Cennino Cennini, pittore che nel 400 descrive tutte le tecniche per il lavoro dell’artista, una guida per creare i pennelli, i colori.

 

La Mostra: Da Giotto a Pasolini – Incontri a Sutri

Elogio della follia e della bellezza in un confronto visivo che vuole esaltare, tra passato e presente, anche la cultura storica e territoriale italiana. La provincia di Viterbo, diventa grande attrattiva per l’ arte in uno dei suoi borghi più belli, Sutri.

La mostra è visitabile sino al 17 Gennaio 2021 dal Martedì alla Domenica secondo il seguente orario: 10 -18 con ultimo ingresso 30 minuti prima dell’orario di chiusura.

Museo di Palazzo Doebbing

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