Isola Bisentina luogo di contemplazione e tempio di natura, arte e storia

Isola-Bisentina

L’Isola Bisentina lo scorso 2 luglio è stata riaperta al pubblico e lo rimarrà fino all’8 ottobre.

La sua storia in breve
Le prime presenze documentate sull’isola – Bisentina da Bisentium, antica città sulla sponda sud del lago di
Bolsena – compaiono alla fine dell’Età del Bronzo, cui risale una piroga ritrovata in loco. A seguire fu frequentata in epoca etrusca e in seguito romana, e successivamente costituì rifugio per gli abitanti dei paesi limitrofi in epoca di invasioni saracene. Intorno all’anno Mille vi fu edificato un piccolo borgo e nel tempo l’isola fu annessa al dominio di Guglielmo da Vico.

Nel XIII secolo a seguito del riconoscimento della sovranità della Chiesa – che rivendicava come proprie le regioni intorno a Bolsena – sull’isola Bisentina,Papa Urbano IV impose all’epoca il nome di Isola Urbana. Alla fine del XIV secolo l’isola divenne proprietà
della famiglia dei Farnese. Sotto Paolo III nato Alessandro Farnese, la Bisentina entrò nei loro domini come la gemma più preziosa del loro Ducato, che si estendeva dal mare Tirreno fino al lago di Bolsena.

Costituito nel 1537, il Ducato rientrò nel patrimonio della Chiesa nel 1649, e così l’isola. Tutto ciò che è edificato sull’isola si relaziona alla presenza dei Frati Minori, ai quali Papa Eugenio IV nel 1431, autorizzata la costruzione del convento francescano, affidò l’intera isola. Al periodo di residenza dei frati risale anche la costruzione dei sette oratori.

Dopo vari passaggi l’isola, nel 1912, fu proprietà dalla principessa Beatrice Spada, moglie del duca Vincenzo Ravaschieri Fieschi, estimatore del buon vivere a cui per questo Gabriele
D’Annunzio si ispirò per la figura del protagonista Andrea Sperelli ne Il Piacere. Successivamente l’isola è appartenuta alla famiglia Del Drago, e nel 2017 è stata acquisita dalla famiglia lombarda dei Rovati, fautori dei lavori di restauro in corso.

Il patrimonio storico artistico
Il maggiore monumento dell’isola è la chiesa dei SS. Giacomo e Cristoforo con annesso convento francescano. La costruzione della chiesa fu avviata da Ranuccio Farnese il Vecchio sopra la preesistente dedicata a San Giovanni Battista, con intento di destinarla a mausoleo della famiglia – pro se et aliorum de domo sua – come recita l’iscrizione sul sarcofago in cui egli è infatti deposto dal 1450. La tomba oggi si presenta rimontata all’interno della nuova chiesa voluta nel 1588 dal cardinale Alessandro Farnese su progetto dell’architetto Giovanni Antonio Garzoni da Viggiù, che disegnò anche la cupola in piombo tutt’ora ben visibile dalla terraferma. La chiesa è a croce greca e ha ospitato dipinti preziosi di Annibale Carracci ed
altri autori che furono poi trasferiti da Papa Clemente XI in Vaticano: oggi tre di queste opere sono state rintracciate dallo storico Romualdo Luzi: un olio su tela si trova presso la chiesa di S. Maria della Carità a Bologna; una piccola Crocifissione con la Madonna, San Giovanni Battista e Santa Maria Maddalena si trova presso il museo di Berlino, e un Compianto sul Cristo morto, ma senza data né firma, si troverebbe presso il
convento dei Cappuccini di Montefiascone.
Oltre alle tre cappelle visitabili oggetto del percorso, le altre quattro sono attualmente in restauro, e sono rispettivamente dedicate a: la Trasfigurazione, San Francesco, San Gregorio, Monte Oliveto. Il numero di sette non era originariamente previsto ma fu raggiunto nel tempo, a imitazione delle sette chiese di Roma, con ciascuna cappella rivolta verso uno dei sette paesi costieri del lago. Ed è proprio l’unione delle sette chiesette con la chiesa maggiore (7 + 1) a simboleggiare il compimento di un cammino spirituale: il numero
8, l’infinito, rappresenta l’evoluzione interiore verso il divino.

Veduta dell’Oratorio di Monte CalvarioVeduta dell’Oratorio di Monte Calvario

La natura
La maestosa vegetazione vede insieme piante esotiche rare, querce native e ontani con piante di importazione seicentesca., come platani, tigli, eucalipti, magnolie, cedri e palme, oltre a specie rupicole e
felci sulle pareti rocciose. Piante mediterranee come il leccio e l’ulivo selvatico convivono con agavi e fichi d’India in una sorta di giardino dell’Eden, luogo di tranquillità. Giardini all’italiana di cui sono ancora visibili i vecchi fasti sono ancora presenti, ereditati dalle precedenti proprietà: nel programma di rinascita dell’isola c’è anche un progetto futuro dedicato proprio a questi giardini. La presenza floreale include giaggioli, rose,
camelie, ortensie, piante di agrumi e specie spontanee. Sull’isola sono inoltre di casa colonie di cormorani e uccelli acquatici, e annualmente si registrano passaggi di uccelli migratori.

Curiosità e misteri
Sotto il monte Tabor, il punto più alto dell’isola, che porta questo nome per chiara intenzione di ricalcare quello del monte in Galilea, esiste ancora la Malta dei Papi, citata da Dante nel Paradiso (canto IX, vv. 52-54)
come carcere perpetuo. Oggetto di un disegno progettuale per consentirne in futuro la visita, la Malta è un profondo cunicolo scavato nel tufo alla cui estremità c’è una camera ipogea di circa 6 metri, di origine probabilmente etrusca, al cui centro è ubicato un pozzo ora ricolmo di terra. Utilizzata nel XIII secolo come carcere a vita per gli eretici, e sfruttata con funzione di prigione per circa 100 anni, questa camera fu
oggetto di conversazione tardo ottocentesca nel salotto teosofico di Madame Blavatsky, che riteneva questo luogo uno degli ingressi segreti per il regno sotterraneo di Agarthi, “l’inaccessibile”.

 

Isola Bisentina. Un luogo, dunque, che si apre a tutti: chi ama la storia, chi l’architettura, chi desidera immergersi nella natura e chi è appassionato di vulcanologia, chi è attratto dal mondo esoterico e chi è incline a cercare il mistero. Qui, tesori visibili o da scoprire, per lo sguardo di ognuno.

Luca e Sofia Rovati dal 2017 sono i nuovi proprietari dell’isola Bisentina. Anche se loro preferiscono definirsi “custodi di questo luogo – perché è nostro compito curarlo e non sfruttarlo, come spesso la parola ‘proprietà’ implica. Questo è un luogo magico e bellezze simili trascendono la mera proprietà. Sono gioiello da tutelare e consegnare intatte o restaurate alle generazioni future”, tengono a sottolineare.

 

 

Foto cover di Lorenzo Breccola e Mauro-Mattioli

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