Incontri: Lino Bercelli un viaggiatore che scopre la Tuscia e decide di viverci

Luciano Pasquini

Lino Bercelli ha scelto di vivere nella Tuscia, per amore degli Etruschi. Corporatura minuta, barba bianca, zuccotto amaranto, calato su un paio di occhi curiosi. A tradirlo il suo accento del Nord. La nostra conoscenza matura durante la visita alle necropoli Etrusche, nei dintorni di Blera, paese dove ha deciso di vivere.Ci accoglie nel suo habitat e poi ci guida con il passo sicuro, di chi il territorio lo conosce bene. Ama questi boschi, la natura incontaminata e la lunga storia degli Etruschi. Il suo è un passato consumato in fabbrica, poi un giorno la decisione di mollare tutto e di viaggiare. L’ India allora era la meta obbligata, per centinaia di ragazzi come lui, che seguendo l’esempio di musicisti e artisti andavano in cerca di un modo diverso di vita, e attraverso nuove filosofie di una riscoperta di se stessi. Lino ha alle spalle studi scientifici, una curiosità innata lo porta ad appassionarsi , alla storia delle religioni, trova terreno fertile in India, terra dalla immensa spiritualità, inizia gli studi del Sanscrito una lingua antichissima che nel corso degli anni ha approfondito, e attualmente lavora alla traduzione di una delle più opere indiane più importanti. Una stufa riscalda la sua casa, tappezzata letteralmente di libri, crea l’atmosfera ideale per l’ascolto di racconti e aneddoti sulla vita di un grande viaggiatore e giornalista: Tiziano Terzani anche lui innamorato di quell’immenso paese, in cui soggiorno per un periodo . Il computer acceso diffonde una luce soffusa, sopra la scrivania dove lavora, collegato ad internet alle principali University, e biblioteche, dove attinge alla documentazione necessaria alle sue traduzioni. Il tempo di bere un “Prosecco”, accompagnato da “Papadam” una sorta di focaccia, tipica della cucina Indiana, riscaldato al microonde, quasi a voler suggellare un ideale gemellaggio tra paesi che preservano una lunga storia da raccontare. … “Vivete in un posto meraviglioso, unico, ricco di storia e natura, e non ve ne rendete conto , un luogo dove le persone ancora si prendono cura degli altri”. Una frase che viene ripetuta e mi accompagna nella ripresa del cammino verso il ritorno.

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