I sindaci della Tuscia si mobilitano contro l’ipotesi del Deposito Nazionale di scorie nucleari

Deposito Scorie

Ben 34 sindaci della Tuscia, tutti interessati direttamente e inderettamente ai siti individuati dalla Sogin, hanno inviato formalmente al Ministro Pichetto Fratin la richiesta di un incontro urgente, per esprimere la loro completa contrarietà all’ipotesi di localizzare il Deposito Nazionale di scorie nucleari sul territorio viterbese. L’iniziativa, partita dal Comune di Corchiano, ha ottenuto il completo sostegno di tutti i sindaci coinvolti territorialmente, oltre alla Provincia di Viterbo e alla Regione Lazio che avevano già espresso con atti formali il loro no alla sconsiderata ipotesi di Sogin, di istallare il Deposito Nazionale di scorie radioattive nella Tuscia.

La lettera firmata dai sindaci dei Comuni di Acquapendente, Bagnoregio, Bolsena, Canino, Capodimonte, Celleno, Cellere, Farnese, Gradoli, Grotte di Castro, Ischia di Castro, Latera, Marta, Montalto di Castro, Montefiascone, Onano, Proceno, San Lorenzo Nuovo, Tarquinia, Tuscania, Valentano, Corchiano, Calcata, Canepina, Castel Sant’Elia, Civita Castellana, Fabrica di Roma, Faleria, Gallese, Nepi, Orte, Vallerano, Vasanello e Vignanello, mette in evidenza l’assurdità di istallare il Deposito Nazionale di rifuti radioattivi proprio ”in una terra, la Tuscia Viterbese, la terra degli Etruschi e dei Falisci, divenuta negli anni sinonimo di storia, di bellezza, di turismo, di natura incontaminata, di agricoltura biologica e di eccellenza nell’ecosostenibilità ambientale”.

“Una identità faticosamente acquisita e che non vogliamo perdere per nessuna ragione”.

La nostra contrarietà assoluta – scrivono i sindaci – non scaturisce da una posizione ideologica, ma dalla superficialità, parzialità e unilateralità con la quale Sogin, prima propone un percorso di partecipazione e di concertazione con i territori, poi in un “seminario farsa” non prende in nessuna considerazione le tante e valide Osservazioni presentate dai territori, manifestando disinteresse e omissioni rispetto alle puntuali richieste di di chiarimenti. Osservazioni di alto profilo scientifico, prodotte dai Comuni, dai Biodistretti, dalle Associazioni e dai Comitati civici che hanno mobilitato migliaia di cittadini. Osservazioni che si sono avvalse di competenze scientifiche di accademici di valenza nazionale e internazionale, che hanno preso in considerazione tutti i criteri di valutazione, da quello vulcanico a quello sismico, geologico e idraulico, dalla presenza di falde acquifere superficiali, di siti archeologici di elevato valore, di aree naturalistiche protette, per arrivare poi ai rischi sulla salute di una popolazione che già presenta un’elevata incidenza di neoplasie maligne superiore alla media nazionale, dovuta ad una radioattività naturale e ambientale da Radon, a cui si aggiunge la presenza di arsenico e floruri nelle acque sorgive, proprio a causa dell’origine vulcanica del nostro territorio. Osservazioni che se fossero state prese in considerazione anche solo in minima parte, avrebbero da subito escluso tutte le Aree proposte nella Tuscia, proprio sulla base dei criteri individuati dalla stessa Sogin, per la localizzazione del Deposito Nazionale”.

“I nostri territori – continua la lettera – di altissimo valore, sulla base della vincolistica attualmente in vigore, non presentano i requisiti necessari nemmeno ad ospitare rifiuti a basso impatto, dove invece Sogin propone di localizzare un Deposito Nazionale di superficie, concepito per stoccare circa 100.000 metri cubi di scorie radioattive a bassa e media attività, che a differenza degli altri depositi europei dovrà ospitare inoltre, per “periodo temporaneo di lunga durata”, anche 1.700 metricubi di scorie radioattive ad alta e altissima intensità, che avrebbero bisogno invece di un deposito geologico di profondità”.

Da qui la richiesta dei sindaci, come rappresentanti istituzionali delle comunità locali e responsabili della sicurezza e della salute dei cittadini, di un incontro urgente con il Ministro Fratin, necessario a portare le ragioni profonde della contrarietà all’impianto nei territori della Tuscia.

“Non c’è più il tempo di aspettare. Se non avremo risposte adeguate organizzeremo una grande mobilitazione popolare”.

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